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Davanti ad alcune pitture di S. Pepe


Nella foto: opera di S. Pepe    Emozione ed entusiasmo intensi al massimo grado ho provato davanti alle pitture di S. Pepe.La prima impressione che si avverte è il vibrare dell’intenso colorismo che sostituisce la vecchia dttatura del segno e della figura, conferendo all’insieme  profonda carica di sensibilià morfologica che assimila  e personalizza il ricordo di Schultze, di Gaul, Hoehme, forse anche di Pollock e in questi ultimi anni anche di Rothko; ma dove in  Rothko è calma, misura, in S. Pepe lo spazio vibra come in continua evoluzione.Non c’è più una materia vista secondo uno spazio definito, ma un gioco informale che non rappresenta: suggerisce.  Sganciato da ogni intenzionalità figurativa il segno tradizionale è convertito da Pepe in macchie di luce e di colore: gli azzurri cupi, i celesti, i pervinca sono accesi da lampi di gialli, ma anche interrotti da rossi e  bianchi che conferiscono trasparenza alla materia alleggerita. Macchie di luce  e di colore che non sono mai avventate, ma giustificate e cadenzate secondo una precisa necessità.Non essendo più legato ad un discorso ormai ovvio, inserito in un realismo figurativo del quale non c’è necessità, il colore si rapprende o si dilata secondo un significato soggettivo, quindi personale e variabile.Superata ogni inutile giustificazione legata ad una sorpassata imposizione grafica formale il segno-colore deforma le masse-colore sommergendole come entro correnti di energia luminosa che, al di là di ogni signficato imposto, affida il suo essere alla creatività dello spettatore.Sensazioni di luce-colore avvinceni ed esaltanti, vibranti come in un cosmo di campi magnetici in continuo movimento cui l’artista è giunto attraverso un intenso studio, una decantazione ed un alleggerimento della materia presente nei suoi dipini più giovanili che sembrano quasi non voler lasciare il preciso disegno di una forma che emergeva al di sotto del segno in movimento.                                                     Marialuisa Angiolillo - Gaeta 24 agosto 1986