Vincere e vinceremo!

BRAVO BELARDI


Di Montagnana-Santelenese non resteranno tanti ricordi forse il risultato in qualche pagina remota del gazzettino o nei titoli del mattino e magari la pagina finirà appallottolata in qualche scarpa da asciugare come si faceva una volta; di certo il ricordo resterà al  portiere della Santelenese e nonostante il passivo io credo sarà un bel ricordo.Vi premetto che non ho visto la partita ma l’ho immaginata, ne ho letto e ne ho sentito raccontare e credo che il protagonista indiscusso sia stato il nostro Mattia.Mattia è il nostro portiere di riserva, il nostro Belardi come l’eterno secondo di Buffon essendo lui di fede bianconera, ma è soprattutto uno dei nostri giovani della squadra, un ragazzo semplice, molto umile, sveglio, anche se è rodigino, che non manca ad un allenamento e che sa stare nel gruppo e con il gruppo.E’ giovane e quante volte i giovani si devono sentir dire “el se farà” l’ho sentito tanto anche io, ma ieri Mattia era chiamato a sostituire il più quotato Tonin e l’ha fatto alla grande e questa cosa gli resterà dentro ed ora la porta la sentirà dietro di lui un po’ più piccola e la rete un po’ più amica.Io non sono mai stato un portiere io sono stato e sono ancora un po’ uno che non vede l’ora di far gol ad un portiere e non so cosa significhi esserlo, ho provato ad immaginarlo ma non ci sono riuscito; l’ho chiesto allora ad un vecchio portiere di una vecchia squadra che mi ha detto questo "E' il primo uomo di una squadra di calcio, l'unico che non può sbagliare, spesso giudicato "colpevole" dei gol subiti; il suo è senza alcun dubbio il ruolo più difficile, il ruolo più importante, ma anche il ruolo più bello. Tutto questo è il portiere".E ancora mi ha raccontato un aneddoto : Negli anni ’90 il portiere del Brasile dei mondiali del 1950 – Moacir Barbosa - raccontava che in Brasile per chi commette un omicidio la pena massima è la reclusione per 30 anni dopo di che c’è il perdono da parte della società; lui (un suo errore era costato la sconfitta – in casa – alla sua squadra, la più forte di allora al mondo) dopo 40 anni non era stato ancora perdonato dai tifosi del suo paese.Adesso il nostro Mattia con ogni probabilità si risiederà in panchina in attesa di una prossima chiamata ma deve essere orgoglioso di se stesso perché la giornata di ieri l’ha conquistata lui con le sue forze, con l’umiltà, con gli allenamenti e tante e tante soddisfazioni lo attendono ancora ma senza dimenticare che di strada ne deve fare ancora tanta, di fango se ne deve ancora attaccare tanto alla tuta e di sole per aciugarlo ne dovrà arrivare ancora tanto.Ma ora non è più semplicemente il dodicesimo è il portiere di riserva su cui la squadra può fare affidamento: i guantoni come quelli di Buffon da lavare dopo ogni allenamento e conservare con la pellicola per farli durare di più, le scarpe nuove con i tacchetti che ne compri un paio e basta, poi tocca al calzolaio sotto casa rattopparle. Ma soprattutto il pallone. Ovunque ci sia un pezzo di prato, meglio se fangoso, su cui buttarsi per parare.  Perché questa è la storia di un ragazzino che diventa grande nelle compagne della bassa padovana. La storia di un sogno da calciatore, anzi da portiere («Perché giocare in porta è tutta un’altra cosa»), la passione di un ragazzino destinato a diventare grande tra i pali.A MattiaIL VOSTRO GIGI MERONI