Vincere e vinceremo!Come l'onda travolgo...come lo scoglio infrango... |
GIORNATE DI CAMPIONATO
21/09/2008 1^Giornata
Stanghella - SANTELENESE 0 - 2
ZANIN
TREVISAN E.
28/09/2008 2^Giornata
SANTELENESE - Ca ' emo 1 - 2
POLATO P.
05/10/2008 3^Giornata
Beverare - SANTELENESE 1 - 3
PELLEGRINI
CAIO
MARIO
12/10/20 08 4^Giornata
SANTELENESE - Montagnana 1 - 1
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19/10/2008 5^Giornata
Conselve I. - SANTELENESE 1 - 1
POLATO P.
26/10/2008 6^Giornata
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TREVISAN D.
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SANTELENESE - Tribano 1 - 2
ZANIN
09/11/2008 8^Giornata
Stroppare - SANTELENESE 1 - 0
16/11/2008 9^Giornata
SANTELENESE - Urbana 2 - 1
ZANIN
TREVISAN D.
23/11/2008 10^Giornata
Villa Est. - SANTELENESE 1 - 1
GIGI
07/12/2008 11^Giornata
Redentore - SANTELENESE 0 - 1
21/12/2008 13^Giornata
Due torri - SANTELENESE 1 - 1
POLATO N.
28/12/2008 12^Giornata
SANTELENESE - Grignano 0 - 2
11/01/2009 14^Giornata
SANTELENESE - Agna 2 - 1
IGOR
GIGI
18/01/2009 15^Giornata
SANTELENESE - Stanghella 1 - 1
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25/01/2009 16^Giornata
Ca' Emo - SANTELENESE 1 - 3
MERLIN
BALDO
TREVISAN D.
1/02/2009 17^Giornata
SANTELENESE - Beverare 7 - 0
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ZANIN
PELLEGRINI
GIGI
8/02/2009 18^Giornata
Montagnana - SANTELENESE 1 - 0
15/02/2009 19^Giornata
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Post n°65 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da santelenese
Forse era stato il dolore per la perdita di Lei, o forse era la nostalgia dei momenti di pace o il ricordo dei profumi della sua cucina, che era la stanza principale della casa e li si usava tutto il tempo che si aveva a disposizione, che avevano fatto tornare Pietro sui suoi passi. Era tempo, molto tempo, che poi è diventato troppo tempo che non tornava, passava, faceva un salto molto raramente, ma non tornava mai, cosi impacciato e stretto in una vita che aveva cercato senza volerla veramente. Ci pensava si certo, e chi non lo fa o non lo farebbe, ma tornare mai, questo non lo aveva mai fatto, e di questo mai si sarebbe perdonato.
Era sul punto di farlo quando se ne era andato lui. Se ne era andato cosi, come aveva vissuto, in modo brusco, inaspettato troppo duro quando non serviva e con chi non era necessario. Troppo duro anche con Pietro, non una durezza che ti forma, ma una durezza aspra e risentita forse dovute ad una vita che lo avevano segnato, che Pietro - che pensava che le persone sensibili hanno diritto ogni tanto di andare in mille pezzi perché hanno la forza a e la capacità di ricostruirsi – non lo aveva mai giustificato anche se in fondo a se stesso lo aveva perdonato soprattutto per Lei.
Lei che fin da piccola aveva avuto una vita difficile che le aveva lasciato l’anima piena di lividi, ma che in quel bambino aveva risposto tutta la sua vita; in quel esserino così indifeso aveva trovato un senso e una ragione per continuare a sperare di poter avere un giorno un po’ di tranquillità per poter chiudere gli occhi e non dover pensare a tutti i posti dove era stata e a tutte le brutture a cui aveva assistito. Ma proprio per la sua grande forza era stata pronta a lasciar andare quell’uomo/bambino (per lei sarebbe stato sempre un bambino) per la sua strada quando si era accorta che era il momento.
Ora Pietro era li. Aveva preso l’aereo e poi il treno e poi l’autobus per tornare. Avrebbe potuto tranquillamente permettersi un taxi ma con l’autobus doveva fare un bel pezzo a piedi, la stessa strada che anni prima faceva tutti i giorni al ritorno da scuola e questo lo rinfrancava.
La sua casa era ancora li ed ancora uguale ormai fuori luogo fra le case ben sistemate che la circondavano. Era molto piccola, la cucina due camere e il bagno. Si entrava direttamente in cucina. Non dovette forzare niente, una chiave era sempre li dove Lei la metteva per lui che tornava da scuola. Era tutto uguale, c’era ancora la sedia di Lei spostata dal tavolo, i suoi occhiali troppo grandi e fuori moda che Lei non ammetteva di dover usare. Non c’erano più gli odori che ricordava, senza di Lei l’umidità e il passare del tempo li avevano rimpiazzati, ma a Pietro bastava chiudere gli occhi e risentirli tutti uno per uno: quello del pane che lei faceva a mano, l’odore di plastica del manico della caffettiera bruciata per il suo vizio di tenere la fiamma sempre alta, l’odore delle bucce d’arancia messe a bruciare nel forno per profumare l’ambiente, l’odore delle sue mani in cui prevaleva l’odore di candeggina. Tutto era ordinato come sempre, decine di oggetti – Lei non buttava mai niente, “non si sa mai che servano” diceva – ma tutti assolutamente in ordine ed ora solo un po’ polverosi (se li vedesse Lei). E poi la al solito posto la foto di loro tre con Pietro sorridente al centro. E sotto la foto, la loro foto, quel foglio ingiallito che lui si aspettava, l’aveva scritto Lei 2 anni prima di andarsene, sapeva che lui non sarebbe tornato prima:
“Ciao tesoro, come stai?, ti sei tolto le scarpe prima di entrare in casa?. Con questi occhiali non vedo bene, forse hai ragione tu domani vado dall’oculista. Ti vogliamo bene, anche lui te ne voleva a modo suo; domani sistemo l’orto, l’inverno è alla porte e a Natale mi verrai a trovare e non voglio che sia tutto in disordine. Mi manchi. Ciao. Non camminare scalzo, nell’armadio ci sono le tue ciabatte.”
Forse era la gioia nel ritrovare le loro e le sue cose o forse ora, finalmente, era in pace con se stesso, forse la sua cucina avrebbe avuto ora dei nuovi profumi ma sapeva che Lei era li vicino che rammendava i calzini e visto che era Natale e che era tornato non si sarebbe arrabbiata se accendeva il caminetto. Gigi Niki Meroni |
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