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Pasolini... ultimo atto (?!?)


E' di questi giorni la notizia. Per me, tutt'altro che una sorpresa. Una cosa nel profondo desiderata, sperata, agognata, che sinceramente non avrei mai pensato potesse succedere. Invece, come (poco) spesso accade, la realtà supera i sogni ed i desideri. La Procura di Roma riapre il "Caso Pasolini", a soli trent'anni dal delitto del poeta e regista. Sono bastate poche battute televisive del colpevole/capro espiatorio Pino "la rana", rimbalzate da un giornale all'altro, da un TG all'altro, per fare quello che il buon senso non è riuscito a realizzare in tutti questi anni. Da parte mia, ho sempre cercato di documentarmi su questo "mistero italiano", per un motivo semplice ed ingenuo: Pasolini mi emozionava. La lettura dei suoi romanzi, delle sue poesie, dei suoi saggi; la visione dei suoi lungometraggi così naif da sembrare quasi dilettantistici, eppure così colmi di sensibilità... La poetica dei "ragazzi di vita" che si realizzava in ogni inquadratura di volti spigolosi e burberi, volti sporchi e riccetti, sempre così veri. La scomparsa di Pasolini, sebbene avvenuta anni prima della mia nascita, mi è sempre sembrata un'ingiustizia così palese da non poter rimanere impunita. Le prove e le circostanze talmente chiare e lampanti che non si poteva non giungere ad una verità condivisibile. No, non andò proprio così. I processi ci furono, le condanne pure. Già, le condanne. Il povero riccetto Pino Pelosi, un diciassettenne tutt'altro che ingenuo ed immaturo, pagò con (pochi) anni di reclusione la sua colpa. Ma fu sua, la colpa? Fu davvero tutta e solo sua, la colpa? La sentenza di primo grado parlava di "omicidio in concorso con ignoti". Ebbene, i successivi gradi di giudizio fecero il tutto per tutto pur di sradicare l'ipotesi del concorso. A molti (fra cui, probabilmente, i mandanti e gli esecutori dell'omicidio) faceva comodo che un minorenne venisse messo al centro delle indagini. Per due motivi principali, secondo me:primo: Pelosi, diciassettenne, aveva nella minore età la chiave per ottenere la pena in assoluto inferiore (a parità di reato); in più, la sua presunta ed ostentata (e falsamente ingenua) immaturità costituiva decisamente un'attenuante. secondo: che il "poeta" Pasolini, omosessuale dichiarato, fosse morto perché il ragazzo che aveva pagato per prestazioni sessuali aveva reagito con la forza a richieste non proprio ortodosse (ed aveva finito per massacrarlo di botte), era un fatto che, da una parte rendeva più accettabile l'accaduto agli occhi dell'opinione pubblica ("il pervertito aveva avuta la lezione che si meritava"), mentre dall'altra distoglieva l'attenzione da altri possibili moventi/mandanti, permettendo un tranquillo camuffamento di prove e dichiarazioni.