Ma che razza di paese è questo? (no, non questo, purtroppo)

Post n°13 pubblicato il 12 Maggio 2005 da dyer_maker
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A. Do you have a communicable disease; physical or mental disorder; or are you a drug abuser or addict?

B. Have you ever been arrested or convicted for an offense or crime involving moral turpitude or a violation related to a controlled substance; or been arrested or convicted for two or more offenses for which the aggregate sentence to confinement was five years or more; or been a controlled substance trafficker; or are you seeking entry to engage in criminal or immoral activities?

C. Have you ever been or are you now involved in espionage or sabotage; or in terrorist activities; or genocide; or between 1933 and 1945 were you involved, in any way, in persecutions associated with Nazi Germany or its allies?

D. Are you seeking to work in the U.S.; or have you ever been excluded and deported; or been previously removed from the U.S.; or procured or attempted to procure a visa or entry in the U.S. by fraud or misrepresentation?

E. Have you ever detained retained or witheld custody of a child from a U.S. citizen granted custody of the child?

F. Have you ever been denied a U.S. visa or entry into the U.S. or had a U.S. visa cancelled? If yes, when? Where?

G. Have you ever asserted immunity from prosecution?

[tratto dal modulo di ammissione negli Stati Uniti, intitolato "Welcome to the United States" - aprile 2005]

 
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Una scelta che ti cambia la vita (?!?)[CAPITOLO PRIMO: LA TRAGEDIA]

Post n°12 pubblicato il 12 Maggio 2005 da dyer_maker
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Riconoscete questo slogan? Spero (per voi) di no. Altrimenti, due sono le cose: o avete anche voi visto la (mendace) reclame in cui si pronuncia senza pudore questa frase oppure (horribili dictu visuque) siete già saliti a bordo della "carretta del mare" (un barcone tutto buchi e ruggine) che batte bandiera italiana e che si chiama "SCN". Per pudore non dirò per che cosa stanno queste tre lettere.

Vi voglio, però, raccontare la mia storia. La storia di uno studente universitario che riceve una lettera, ad un certo punto della sua vita, e quella si che gli cambia la vita... Avevo presentato regolare domanda di rinvio del servizio militare. L'avevo presentata allo sportello informativo dell'Esercito, nella mia città (l'ex Distretto Militare, accorpato prima a quello di Salerno, poi, insieme a quest'ultimo, a quello di Caserta). Questo sportello informativo non è altro che una specie di ufficio postale militare in cui non danno nessuna informazione, ma semplicemente raccolgono le domande di rinvio e le mandano a Caserta. Infatti, se fosse stato informativo, sarei stato informato che la mia domanda era irregolare (perché uno degli esami non aveva voto espresso in trentesimi, ma era un esame di lingua il cui risultato era di idoneità), ed avrei preso provvedimenti repentini per riparare. Mai e poi mai avrei immaginato la sfortunata serie di avvenimenti che di lì a poco si sarebbe sviluppata...

Torno a Roma, città dei miei studi... Gennaio passa, Febbraio quasi... Un bel giorno del mese corto m'arriva una telefonata da mia sorella: c'era, laggiù nella cittadina meridionale dove sono nato e dove risulto residente, una lettera per me dal D.M. di Caserta in cui c'era scritto che la mia domanda di rinvio era stata respinta e che avrei dovuto attendere comunicazioni successive per la visita di leva ed il successivo (ed eventuale) arruolamento nelle Forze Armate. In preda al panico, attendo spasmodicamente la famosa cartolina. Vi spiego un po' come funziona: la legge dice che entro il primo trimestre dell'anno (pena l'annullamento) il giovane dev'essere avvertito, tramite cartolina, della sua data di presentazione al Distretto Militare di Appartenenza per la visita di leva. Trascorso marzo, mi sono detto: è fatta; l'ho scampata!

Mai frase fu più fuori luogo ed inopportuna di quella...

[continua...]

 
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P.P.P. (testo e musica di S.M.)

Post n°11 pubblicato il 12 Maggio 2005 da dyer_maker
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Una notte come tante,
una notte romana,
una notte senza stelle,
una notte un po' puttana.

Ero solo, quella notte,
solo io col mio destino,
ero solo, un po' incazzato,
quando vidi il mio assassino.

Un ragazzo di vita,
una vita violenta.
Mi vendette un po' d'amore,
a me non costava niente.

[...]

 
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Ma quanto è attuale questo articolo?

Post n°10 pubblicato il 11 Maggio 2005 da dyer_maker
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Cos'è questo golpe? Io so (Pier Paolo Pasolini)

Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato. (dal Corriere della Sera)

 
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Pasolini... ultimo atto (?!?)

Post n°9 pubblicato il 11 Maggio 2005 da dyer_maker
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E' di questi giorni la notizia. Per me, tutt'altro che una sorpresa. Una cosa nel profondo desiderata, sperata, agognata, che sinceramente non avrei mai pensato potesse succedere. Invece, come (poco) spesso accade, la realtà supera i sogni ed i desideri. La Procura di Roma riapre il "Caso Pasolini", a soli trent'anni dal delitto del poeta e regista. Sono bastate poche battute televisive del colpevole/capro espiatorio Pino "la rana", rimbalzate da un giornale all'altro, da un TG all'altro, per fare quello che il buon senso non è riuscito a realizzare in tutti questi anni. Da parte mia, ho sempre cercato di documentarmi su questo "mistero italiano", per un motivo semplice ed ingenuo: Pasolini mi emozionava. La lettura dei suoi romanzi, delle sue poesie, dei suoi saggi; la visione dei suoi lungometraggi così naif da sembrare quasi dilettantistici, eppure così colmi di sensibilità... La poetica dei "ragazzi di vita" che si realizzava in ogni inquadratura di volti spigolosi e burberi, volti sporchi e riccetti, sempre così veri. 
La scomparsa di Pasolini, sebbene avvenuta anni prima della mia nascita, mi è sempre sembrata un'ingiustizia così palese da non poter rimanere impunita. Le prove e le circostanze talmente chiare e lampanti che non si poteva non giungere ad una verità condivisibile. No, non andò proprio così. I processi ci furono, le condanne pure. Già, le condanne. Il povero riccetto Pino Pelosi, un diciassettenne tutt'altro che ingenuo ed immaturo, pagò con (pochi) anni di reclusione la sua colpa. Ma fu sua, la colpa? Fu davvero tutta e solo sua, la colpa?
La sentenza di primo grado parlava di "omicidio in concorso con ignoti". Ebbene, i successivi gradi di giudizio fecero il tutto per tutto pur di sradicare l'ipotesi del concorso. A molti (fra cui, probabilmente, i mandanti e gli esecutori dell'omicidio) faceva comodo che un minorenne venisse messo al centro delle indagini. Per due motivi principali, secondo me:

primo: Pelosi, diciassettenne, aveva nella minore età la chiave per ottenere la pena in assoluto inferiore (a parità di reato); in più, la sua presunta ed ostentata (e falsamente ingenua) immaturità costituiva decisamente un'attenuante. 

secondo: che il "poeta" Pasolini, omosessuale dichiarato, fosse morto perché il ragazzo che aveva pagato per prestazioni sessuali aveva reagito con la forza a richieste non proprio ortodosse (ed aveva finito per massacrarlo di botte), era un fatto che, da una parte rendeva più accettabile l'accaduto agli occhi dell'opinione pubblica ("il pervertito aveva avuta la lezione che si meritava"), mentre dall'altra distoglieva l'attenzione da altri possibili moventi/mandanti, permettendo un tranquillo camuffamento di prove e dichiarazioni. 

 
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A proposito di grandi opere...

Post n°8 pubblicato il 18 Aprile 2005 da dyer_maker
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La più grande tra le grandi opere, secondo il sommo ideatore di tale definizione, dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere il famigerato "ponte sullo stretto". L'utilità di tale opera, allo stato attuale delle cose, è ignota ai più, mentre continua a rallegrare i pochi eletti che probabilmente sanno arrivare a Reggio Calabria da Roma o da Napoli in meno di cinque/sei ore. L'autostrada Salerno-Reggio Calabria versa da anni in condizioni penose: l'ampliamento delle carreggiate si protrae lenta, lentissima, ingorgo dopo ingorgo, incidente dopo incidente, estate dopo estate, comunicato dopo comunicato. Sui cartelli che delimitano e scandiscono i lotti e gli appalti di questa maxi-ristrutturazione, le date di consegna dei lavori sono tutte già belle e trascorse da anni. Forse il ponte sullo stretto non dovrà servire agli automobilisti, mi dico. Forse sarà utile per incentivare e potenziare il trasporto su rotaia. No, forse no. Allo stato attuale delle cose, un treno Eurostar Italia percorre la tratta Potenza-Roma Termini (380 km circa) in ore quattro e varie decine di minuti, effettuando fermate in stazioni di località minuscole per far salire/scendere non più di tre persone. Esempio: Potenza Inferiore-Bella Muro. Tempo di percorrenza in automobile: venti minuti circa. Tempo di percorrenza in Eurostar (compresi tempi di sosta per salita/discesa passeggeri): trenta/trentacinque minuti. E stiamo parlando della punta di diamante della flotta di convogli di Trenitalia, il treno che volerà ad oltre 300 km/h sulle nuove linee dell'alta velocità, attualmente in fase finale di progettazione (almeno, così ci dicono). Peccato che il percorso dell'alta velocità finisca a Napoli. Poi? Beh, poi abbiamo varie alternative per una nostra ipotetica discesa verso lo stretto: treni più o meno veloci con tempi di percorrenza e costi totalmente inadeguati al terzo millennio e ad un paese facente parte dei vari G7, G8, G9, e chi più ne ha più ne metta. Venerdì scorso ho toccato con mano la situazione. Persa una coincidenza per un ritardo dell'Eurostar (ritardo inferiore all'ora, pertanto non passibile di richiesta riscarcimento né di reclamo alcuno), passo spensierato un paio d'ore (questo il tempo tra il treno perso ed il successivo) passeggiando per le soleggiate vie di Napoli. Fortunatamente, non avevo nessuna fretta. "Treno regionale da Napoli Centrale diretto a Potenza Inferiore delle 18:26 in partenza dal binario 17": il mio treno. Salgo a bordo. Treno vecchio, fatiscente, fetido. Forse una o due toilettes otturate: un odore nauseante. "Poco male" - mi dico - "almeno mi riporterà a casa". Già ma a che prezzo? Siedo tranquillo, sole in faccia, le mie riviste ed i miei giornali da leggere, due cuffie per un sottofondo musicale nelle orecchie. Mi distraggo troppo e troppo spesso, il treno è rumoroso: smetto di leggere, mi guardo intorno un po' seccato un po' curioso. Scorgo una cosa. Raccapricciante. La parete laterale del treno, fra due finestrini, è bucata; capisco confrontando la zona con quella corrispondente di fronte, che un attaccapanni ha ceduto, trascinando con sè parte del rivestimento. Ciò che mi fa trasalire, però, è altro. Sotto la copertura plastica, lo strato isolante appare lacerato, e lascia intravedere l'amianto che la compone. Faccio un filmato con il mio cellulare. Sono arrabbiato. Ma, penso, presto arriverò a casa. Penso male: in un paese membro della UE, i cui governanti siedono al tavolo di importanti summitt economico/politici, in un paese che mena vanto in contnuazione del suo opulento progresso, beh, in un paese come l'Italia non solo viaggiano treni fatiscenti e potenzialmente cancerogeni (da quarto mondo), ma per percorrere meno di 200 (duecento) km si impiegano 3 (tre) ore e passa.

Amen

 
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In occasione del 60° anniversario della Liberazione d'Italia

Post n°7 pubblicato il 14 Aprile 2005 da dyer_maker
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Ecco l'estratto da un mio breve saggio, scritto pochi giorni fa:

"E' un periodo piuttosto strano, il nostro... tra una fiction sulle “foibe” appena trasmessa e un’altra, imminente, sull’eccidio di Cefalonia , il revisionismo storico (di destra e di sinistra) sembra vivere una sorta di Rinascimento; non c'è avvenimento che non possa essere riveduto, corretto e reinterpretato. I comunisti mangiavano davvero i bambini. «Contrordine, compagni, il maresciallo Tito, forse una volta buono, adesso alimenta le fila dei tragicomici torturatori che il ventesimo secolo lascia in eredità ai posteri». E perché non parlare dei Repubblichini di Salò? C'è chi vorrebbe equipararli addirittura ai combattenti della Resistenza (con il titolo di “belligeranti”): in fondo, anche loro perseguivano un ideale, per sbagliato che fosse. E perché non abolire anche la ricorrenza del 25 aprile? Al suo posto, rassicuranti giornate di memoria “condivisa”, in cui i morti, ma soprattutto le loro ragioni, sono tutti uguali. Dieci alla coerenza, almeno. «Il coraggio costa caro», ho sentito dire solamente ieri da un “grande vecchio” del giornalismo italiano (Giorgio Bocca); uno che, per capirci, ha sentito le pallottole fischiare a pochi millimetri dalla propria pelle, ed erano pallottole tedesche, o forse italiane, “repubblichine”. Il coraggio, quello di dire con coerenza: “io ho fatto questo o quello”, e non negarlo, o peggio, rinnegarlo, per nessuna ragione al mondo. Rido, rileggendomi: proprio in questi giorni è in atto una guerra intestina fra due destre: la “revisionista” e la “nostalgica”; guerra solo di parole, ovviamente, ma dai toni tutt'altro che pacati e sereni. Rido non per sadico campanilismo elettorale ma perché tra le fila della destra revisionista s'annoverano due partiti (apparentemente alleati), dalla storia e dalla tradizione più che cinquantenaria: il Partito Repubblicano Italiano, e il Partito Monarchico (!!!)... Tutto ciò dovrebbe essere normale? Allo stesso modo mi fa ridere, ma di riso amaro, l'arbitraria disobbedienza alla nostra Carta Costituzionale, scritta col sangue dai nostri padri fondatori, che vieta nel modo più assoluto la possibilità di esistenza a gruppi politici che si richiamino esplicitamente al fascismo nei simboli e nei toni. Molti muri della capitale sono tappezzati da manifesti elettorali “marinettiani”, di chiara matrice neo (o post-) fascista. Ma nessuno batte ciglio. [...]"
Potete scaricare l'intero articolo cliccando sul link a destra (è necessario avere AdobeReader)

Ciao a tutti...

 
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Puntata di "Report" del 10 aprile 2005

Post n°6 pubblicato il 11 Aprile 2005 da dyer_maker
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Argomento: confronto USA - Italia sulla giustizia...
Difficile capire chi ne esce meglio...
Avete visto la puntata?

Vi va di parlarne?

Il sito di Report: http://www.report.rai.it

 
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La favoletta bella del berlusconismo...

Post n°4 pubblicato il 11 Aprile 2005 da dyer_maker
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"mi sveglio la mattina, con una nuova illusione
e prendo il 109 per la rivoluzione"
(Rino Gaetano)

Ma le truppe si ritirano o no?
Ma Berlusconi si dimette, o no?
Ma abbiamo avuto vent'anni di dittatura comunista, o no?
Ma esistono le toghe rosse, o no?
Ma un colpevole va in galera, o no?
Ma le armi di distruzione di massa c'erano, o no?

Che dite? Si? No! Lo immaginavo...



 
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Lettera a Nonno Ciampi

Post n°3 pubblicato il 11 Aprile 2005 da dyer_maker
Foto di dyer_maker

Dal blog di Beppe Grillo:

"Caro nonno Azeglio, da qualche anno, nel cortile italiano, è arrivato un bimbo piccolo ma prepotente.

All'inizio aveva più figurine di tutti, insomma aveva la maggioranza e ha fatto un sacco di belle promesse di democrazia e ricchezza e lavoro, ma poi non le ha mantenute e per quattro volte ha preso delle gran bastonate elettorali.

Ora, caro nonno Azeglio, è chiaro che le angherie del bambino tantissimi non le sopportano più, ma lui continua a fare l'arrogante, a rompere la costituzione e a seminar zizzania..

Anche nei cortili di tutta Europa lo conoscono e si chiedono perchè.

Caro nonno Azeglio, una volta ci hanno raccontato una favola: che la democrazia è il rispetto delle minoranze. Che dire di uno che disprezza addirittura la maggioranza dei suoi concittadini?

Perciò ti chiediamo un regalino.
Il massimo sarebbe se tu mandassi via questo bambino prepotente, perchè non è capace di governare il nostro cortile in modo sereno e democratico.
Potrebbe andarsene in vacanza, magari in una bella isola fatata tipo Cayman dove tiene il suo salvadanaio, insieme ai suoi amici condannati.

Oppure potresti dirgli: la prima volta che non tieni conto del volere degli altri, e col quindici per cento dei voti fai il prepotente e rompi le regole, stracci la costituzione e ti fai le leggi ad personam, io ti mando via.

Non farti fregare nonno Azeglio, questo bambino fa la vittima, ma in questi anni ha triplicato il suo patrimonio ed è scappato ad ogni castigo.

E stai molto attento: se non mandi in pensione lui, lui manderà in pensione te.

E poi spiegaci: cosa può fare un popolo, per farsi ascoltare, più che votare democraticamente quattro volte contro un governo che non gli piace?
Non sei tu forse il garante di queste cose? O dobbiamo pensare che votare non serve più?

Stagli un po' addosso a questo bambino prepotente, e abbi il coraggio di sgridarlo (ma non tirarlo per i capelli).

Questo non in nome dell'ideologia, ma dell'elementare dignità della democrazia.

Sveglia nonno Azeglio, perchè noi cominciamo a svegliarci.

E sempre forza Livorno".

Stefano Benni

da: www.beppegrillo.it - tutti i diritti riservati

 
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Il primo messaggio del blog...

Post n°2 pubblicato il 11 Aprile 2005 da dyer_maker
Foto di dyer_maker

Salve a tutti... l'avventura comincia...

 
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