Savenidice

QN preso in castagna con gli ippocastani


 A sinistra frutti del castagno, a destra quelli dell’ippocastano… difficile confonderliA volte c’è chi prende lucciole per lanterne, e chi i frutti (tossici) degli ippocastani per castagne. E’ capitato al giornale “QN” (“Quotidiano Nazionale”) – un collage tra i fogli regionali “Il Giorno” di Milano, “il Resto del Carlino” di Bologna e “La Nazione” di Firenze – del 3 novembre. A pagina 25 un interessante articolo di Claudio Ferri, dalla redazione di Bologna, ha come titolo: “La castagna, il vero tesoro dell’autunno. Da pane dei poveri a eccellenza gastronomica”. Articolo che illustra le proprietà nutritive del frutto, castagne e marroni, e quelle dell’albero, come risorsa economica della montagna, oltre che di tutela dell’ambiente e idrogeologica dei versanti montani. Soltanto che a illustrare l’interessante pezzo di Ferri è stata pubblicata, quasi a tutta pagina, una foto di frutti dell’ippocastano (Aesculus hippocastanus della famiglia delle Hippocastanaceae), che non è nemmeno parente del castagno (Castanea sativa della famiglia delle Fagaceae), ben disposti in una scodella di coccio. Frutto che non ha la minima possibilità di essere scambiato con quello dei boschi di montagna che lessato, arrostito, seccato, macinato per dolci o polente, o glassato, ha da millenni molti utilizzi in cucina e in pasticceria. Che ricordi un tempo tra ragazzi si diceva che raccogliere due frutti di ippocastano, e tenerli in tasca, portasse fortuna. Di sicuro credo che nessuno si sognerebbe di raccogliere, cucinare e mangiare tale frutto perché altamente tossico. Tali frutti, infatti, contengono numerosi principi attivi in concentrazioni tali da determinare nell’uomo, con danni ancor più gravi sui bambini, la rottura dei globuli rossi. Il frutto dell’ippocastano, nome che significa appunto “castagna del cavallo”, è usato in zootecnica e veterinaria. Molecole e principi attivi estratti dai frutti dell’ippocastano sono però utilizzati in farmacologia, erboristica e cosmesi. Nella medicina tradizionale le foglie di ippocastano sono l’ingrediente per tisane e la corteccia utilizzata come astringente. Tante belle cose ma non certo come «eccellenza gastronomica».