Savenidice

La Fiom e la Resistenza al femminile in due film di Bugani


 
La sala Scuderie de “Il Casalone”, a Bologna in via San Donato 149, alle 21.30 di mercoledì 14 novembre ospiterà la proiezione, in prima nazionale e con ingresso libero, il documentario “Fiom. Viaggio nella base dei metalmeccanici”. Un filmato realizzato da Giuliano Bugani (operaio metalmeccanico cassintegrato, giornalista, documentarista, poeta e scrittore) e da Daniele Marzeddu (fotografo e videomaker). Il film è nato da un progetto di Bugani in seguito all’accordo sulle rappresentanze sindacali firmato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 28 giugno 2011 e, contro il quale, la base Fiom scioperò, per la prima volta, contro il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. «Il documentario – spiega Giuliano Bugani – attraversa città di tutta Italia nelle voci e nelle immagini di lavoratrici e lavoratori Fiom e di Rsu di fabbrica, portando alla luce il disagio e la rabbia degli iscritti sulle conseguenze di quell’accordo del giugno 2011, ma non solo. Il film pone le sue battute finali con la sconfitta delle lotte Fiom e la cancellazione dell’articolo 18, in seguito alla quale – conclude il battagliero giornalista esponente della sinistra politica e sindacale – anche la stessa dirigenza della Camusso venne messa in discussione». Venerdì 16 novembre invece, alle 20.30 nella sala della mediateca di San Lazzaro in via Caselle 22, sempre a ingresso libero sarà proiettato il video di Giuliano Bugani e Salvo Lucchese “La mia bandiera. La Resistenza al femminile”. La proiezione del docufilm, già avvenuta in varie città, è organizzata dall’associazione culturale “Carlo Giuliani”, con patrocinio del Comune di San Lazzaro in occasione delle celebrazioni della Battaglia di Porta Lame. Il video sarà presentato dal Bugani con la partecipazione della partigiana Vinka Kitarovic e dallo storico della Resistenza Mauro Maggiorani dell’Anpi sanlazzarese. Come ha osservato Bugani «la Resistenza, per quanto grande potesse essere il coraggio degli uomini, non sarebbe stata possibile senza le donne e la lotta di liberazione ha rappresentato, per molte di loro, una presa di coscienza della propria condizione, e un’assunzione di ruoli che andavano oltre la sfera domestica a cui erano relegate». Il titolo del film è ispirato al nome della partigiana Irma Bandiera, uccisa dai fascisti il 14 agosto 1944, a Bologna, dopo una settimana di torture.