Savenidice

Sabato e domenica, nel Museo, si macella il maiale


 I norcini al lavoro nel Museo di Arti e Mestieri nell’edizione 2013 de “Il sacrificio del maiale”Pianoro (Bologna)Nel Museo di Arti e Mestieri “Pietro Lazzarini” di Pianoro (Bologna), in via del Gualando 2, sabato 8 e domenica 9 febbraio 2013 si macella il maiale con i norcini che ne prepareranno carni e insaccati. Si ripete infatti l’iniziativa di due giornate, all’interno della struttura museale pianorese, dedicate alla rievocazione della necessità familiare, in altri tempi, di far uccidere e macellare i suini preparandone le carni per il consumo e la conservazione. Un antichissimo bisogno dell’uomo che nel mondo contadino, e non soltanto, assumeva la connotazione di un rito pagano, col norcino officiante al centro della scena, e un momento di festa con un forte valore simbolico e di aggregazione sociale.Col titolo “Il sacrificio del maiale: una festa per tutti, ma non per lui!” sabato 8dalle 10 alle 12  e dalle 15 alle 18 i provetti norcini pianoresi “disfano” il maiale con preparazione e imbudellatura della coppa di testa che sarà offerta calda, dalle 16, con pane e vino. Seconda puntata domenica 9 febbraio dalle 9.30 alle 12 e dalle 15 alle 17 dimostrazioni di insaccatura o salatura delle carni. L’ingresso al museo, e per vedere lavorare i norcini, è libero e gratuito. Per l’occasione, ma soltanto nella mattinata delle due giornate, è possibile ordinare i prodotti della macellazione: pancetta, salsicce, ciccioli, coppa, eccetera, telefonando, anche per informazioni, ai numeri: 051.776927; 051.6529105.Nel pomeriggio di domenica, alle 17.30, ci sarà poi la cerimonia di investitura a “Mastro macellaio” conferita dal sindaco di Pianoro, Gabriele Minghetti, ai norcini pianoresi Sergio Mazzanti ed Ernesto Rocca. E ci sarà anche la partecipazione dello scrittore e storico locale Adriano Simoncini, con un breve intervento su: “Il maiale, un animaledegno di ogni rispetto”, e studenti della scuola media “Vincenzo Neri” di Pianoro. Le festa al povero porco terminerà con un allegro brindisi.Infatti un tempo, non lontano, per una famiglia possedere un maiale era la sicurezza di non passare l’inverno, e la primavera dopo, tirando la cinghia. Come appunto scriveva Adriano Simoncini nel suo “Il crepuscolo della civiltà contadina”, con foto di Mauro Bacci: «Ogni famiglia che se lo potesse permettere, e non solo contadini o piccoli proprietari coltivatori, ne alleva­va con cura uno o più che servisse per le provviste». A formare il pasto: «crusca, buc­ce di patate, torsi, frutta e verdure e ogni genere di avanzi ali­mentari. Il maiale divorava di tutto, ma poi veniva mangiato, quand’era il suo turno, per intero». Per info: www.museodiartiemestieri.it; info@museodiartiemestieri.it.