Savenidice

Ozzano Equo e Solidale per la pace in Palestina


Ozzano (Bologna)Alle 20 di mercoledì 1 ottobre a Ozzano (Bologna), nella sala “Città di Claterna” di piazza Allende 18, l’onlus Ozzano Equo e Solidale e la giunta comunale di Ozzano presentano i risultati ottenuti col progetto di solidarietà internazionale promosso dal Cospe: “Fair Trade, Fair Peace” (Commercio Equo, Pace Equa). Nella serata a ingresso libero, con il patrocinio di Comune, Provincia e Regione, e il sostegno di Ozzano per la pace e del Tavolo provinciale per la pace, ci sarà un incontro con Susan Sahori direttrice del Bfta (“Bethelhem Fair Trade Artisans”), associazione del commercio equo solidale dell’artigianato di Betlemme), Roni Ben Efrat presidentessa dell’organizzazione onlus arabo-israeliana “Sindyanna of Galilee”, di Tel Aviv-Jaffa, e Gianni Toma, responsabile delle attività del Cospe in Palestina. E’ dal 2012 che l’associazione Ozzano Equo e Solidale sostiene il progetto “Fair Trade, Fair Peace–Artigiani di Pace” che ha coadiuvato e organizzato il lavoro di due associazioni, una palestinese e l’altra israeliana, per sostenere e diffondere la cultura della pace e i principi dell’economia solidale attraverso la promozione di prodotti artigianali israeliani e palestinesi mediante il commercio equo e solidale. Costituita nel 1998 da allora l’associazione Ozzano Equo e Solidale è promotrice di iniziative per la pace e per superare il divario tra paesi ricchi e poveri. Il Cospe (Cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti) è un’associazione privata e laica che, dal 1983, opera nel sud del mondo, oltre che in Italia e in Europa, per il dialogo interculturale, lo sviluppo equo e sostenibile, i diritti umani, la pace e la giustizia tra i popoli, con oltre 100 progetti in 30 paesi nel mondo. Il “Fair Trade, Fair Peace” ha lo scopo di aiutare le donne artigiane palestinesi della Galilea e di Betlemme: arabe, cristiane e israeliane, nell’ambizioso intento di creare una linea associata e comune di oggetti di artigianato. Come oggetti in legno d’ulivo, cesti di palma, oggetti in vetro riciclato e da arredamento, distribuendoli poi nel mondo mediante le reti del commercio equo e solidale. La realizzazione di questa linea di prodotti oltre ad offrire una fonte di reddito per le artigiane palestinesi che vivono nei territori occupati, o in Israele, ha un valore anche simbolico come collaborazione reale tra gli appartenenti a due popoli: la palestinese-araba e quella israeliana-ebrea, che siamo abituati a vedere sempre su fronti opposti.