Savenidice

Una questione su cui meditare … perdiamo la nostra storia


Antiche scritture su pietra e pergamena, un rogito manoscritto e i (sorpassati) floppy diskGrazie alla lastra di pietra nota come Stele di Rosetta il francese Jean-François Champollion, conoscendo il copto, nel 1823 pose le basi alla traduzione dei geroglifici egizi. La lapide riporta infatti l’iscrizione di un decreto tolemaico del 196 a.C. in tre differenti grafie: geroglifico, demotico e greco antico. E grazie agli studi di appassionati di lingue e scritture antiche è possibile tradurre, più o meno facilmente, scritture cuneiformi sumere, assire e babilonesi, geroglifici egiziani, e altre scritture antiche, o scomparse, come i codici aztechi, inca e maya.Siamo quindi in grado di “leggere” il passato sin dall’invenzione della scrittura ma ci sono molti dubbi che ciò che scriviamo oggi possa poi essere “letto” anche solo tra cento anni perché, e non ce ne accorgiamo, scriviamo su supporti immateriali, come i messaggi su smartphone o su computer salvandoli su dischi rigidi, dischetti o chiavette senza copie stampate. L’identica cosa avviene per le fotografie che quasi nessuno stampa più a parte le foto di nozze. Me lo ha confermato una persona a cui ho chiesto foto. Mi ha risposto chele aveva archiviate con lo smartphone in un cloud computing (o nuvola informatica); riusciva a vederle ma non sapeva come inviarmele.Nel corso degli ultimi cinquant’anni sono anche cambiati i formati di scrittura. In ambiente Microsoft si è passati dal write al doc e al docx; con computer che non riescono più a leggere i testi in write. Nella stessa gestione del sistema informatico in Microsoft si è passati – riferendomi a quelli usati da chi scrive – dal Windows 3.0 (1990), in successione al 95 (1995), 98 (1998), Me (2000), XP (2001), 7 (2009), 8 (2012) e 10 (2015); ora c’è l’11 (2021) e in futuro non si sa. Il brutto è che in genere se cambia il sistema operativo bisogna poi cambiare stampanti, scanner e, soprattutto, i programmi vari per incompatibilità. Tanto si pensa che questi cambiamenti siano indirizzati più a esigenze di mercato che a reali miglioramenti tecnici.Come supporti di memorizzazione di programmi, foto e documenti, si è passati dal nastro magnetico (musicassette per i primi Commodore) ai dischetti magnetici, o floppy disk, quadrati da oltre 20 centimetri di lato, poi da oltre 13 centimetri di lato, in buste di cartone. Poi a quelli rettangolari (90 per 94 millimetri) in plastica da 1,44 megabyte con varie capacità di memorizzazione. E attualmente non vengono più fabbricati computer con porte di accesso e sistemi di scrittura o lettura su floppy. Poi sono venuti i dischetti a scrittura e lettura ottica laser compact disk CD o DVD. Infine sono le chiavette USB, o pen drive, ad alta capacità di memoria. Con i nuovi portatili che non accettano più dischetti ma solo le chiavette.Alla fine della commedia, o tragedia, il risultato è che i vecchi archivi non hanno più modo di essere letti, e che quanto memorizzato su disco magnetico, ottico o magnetico-ottico, svanisce per smagnetizzazione naturale o casuale, o per il deterioramento dei solchi laser. Per questo è bene tenere copie cartacee di quanto si scrive. Tra trent’anni o meno non sarà più possibile vedere immagini, o leggere testi e documenti, che si salvano oggi nei, e con, i nostri computer.Giancarlo Fabbri