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I misteri della Croara, la frazione ha perso la chiesa … e i gessi

Post n°1085 pubblicato il 19 Marzo 2018 da fabbri.giancarlo
 

AA Collage xx

Dall’alto in senso orario: il cartello incomprensibile, Santa Cecilia della Croara, la collocazione dei vari cartelli, pubblicazioni del Parco dei Gessi

San Lazzaro

Da oltre un anno a San Lazzaro lungo via Croara, tra le vie Santa Rosa e del Pozzo poche decine di metri a valle da Villa Malvasia, è stato posto – e non si capisce il perché – un cartello di località con la scritta “Croara (San Lazzaro di Savena)”. Col nome in chiaro per chi scende dal colle della Croara e barrato in rosso per chi sale da San Lazzaro. Come dire che la frazione Croara inizia, e finisce, a metà del suo vero territorio naturale che va, come conferma il cartello a valle, da via Plabusa (via che esiste solo nella toponomastica comunale) nei pressi della cisterna dell’acquedotto fino al confine col Comune di Pianoro dove la via Croara proseguendo prendendo nome via Ca’ Bianca.

Confine, dove c’è il cartello stradale marrone con scritto “San Lazzaro di Savena” che dovrebbe essere integrato con quello bianco posto invece, assurdamente, due chilometri più a valle. Accanto al confine pianorese c’è infatti il colle della Croara (in antico “Monte dei Corvi”, in latini Mons Corvaria), ai bordi della Valle chiusa dell’Acquafredda, dove a metà dell’Ottocento fu realizzato il Forte Croara come altri, vedi Forte Monte Calvo e Forte Jola, costruiti per difendere Bologna dal ritorno degli austriaci. Col termine “forte” non si devono intendere opere in muratura ma terrapieni e trincee con postazioni di artiglieria.

Il curioso è che il nuovo cartello taglierebbe fuori dal territorio della frazione “Croara” proprio la parte più antica e vera della Corvariae di cui sono accertate, grazie alle protezioni date dalle caverne dell’area, frequentazioni umane dell’Età della pietra. Secondo chi ha posto il nuovo cartello “Croara” tra le ville Accarisi (o Collevati) e Malvasia (o Veronesi), quindi, il monte o colle della Croara e l’ex Abbazia della Croara non fanno parte della Croara nonostante che a monte di quel cartello ce ne siano altri due, uno in via Madonna dei Boschi e uno davanti alla chiesa di Santa Cecilia in una via che ha tanti nomi a seconda delle carte che si consultano. Mentre a valle dell’assurdo cartello mezzano ce ne sono altri due: uno già citato a valle accanto a via Plabusa, e alla cisterna, e il secondo in via San Ruffillo a pochi metri dalla storica Trattoria della Croara e da via Croara.

In concreto quel cartello a valle della vera Croara esclude il territorio più ricco e fascinoso anche dai punti di vista geologico, naturalistico, ambientale, preistorico (il Museo della Preistoria “Luigi Donini” nacque nell’ex abbazia della Croara) e storico. E anche il Parco regionale dei Gessi ne esalta la particolarità delle tante grotte presenti, degli affioramenti gessosi con tante pubblicazioni. Legittimo quindi il cercare di capire se chi ha fatto sistemare quel cartello ai piedi del territorio della Croara conosce la sua storia. Per coerenza, e giustizia storica, dovrebbe farlo smontare e rimontare al confine col Comune di Pianoro accanto al traforato, dimezzato e sinistro, “Monte dei Corvi”.

 
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