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Messaggi del 13/04/2018

I misteri della Croara, delitti insoluti e altre disgrazie

Post n°1096 pubblicato il 13 Aprile 2018 da fabbri.giancarlo
 

Messa 01 Mariano Cologna

Cava Gionni: la messa da campo del 19 marzo 2011 a un anno dal ritrovamento del giovane Mariano Cologna

San Lazzaro (Bologna)

Quello della Croara a San Lazzaro è un vasto territorio di affioramenti selenitici, grandi caverne, inghiottitoi, doline e misteri. Quello che fece versare fiumi di inchiostro sulle pagine dei giornali, ricordato anche di recente da Gianni Leoni su “il Resto del Carlino”, è un delitto che non ha ancora il nome dell’assassino di Leonarda Polvani. Una disegnatrice di gioielli di 28 anni, ritrovata cadavere il 3 dicembre 1983, quattro giorni dopo la sua sparizione, all’interno della cava di gesso della Iecme-Ghelli che ha praticamente sventrato il colle della Croara. Una cava che fu teatro di messe nere e, purtroppo, di incidenti mortali come quelli del giovane Daniele Bianchi il primo maggio del 1993, nel corso di un “wargame”, e dello studente trentino Mariano Cologna scomparso il 25 gennaio 2010 e ritrovato morto dopo due mesi di intense ricerche. Entrambi precipitati dalle rocce gessose.

Sui misteri del “monte dei corvi” (il toponimo latino è Corvaria) ci sarebbe da scrivere un libro. Tanti poi i fraintendimenti relativi alla cava erroneamente chiamata grotta dal bravo Leoni e, purtroppo, da tanti altri. Dal soprannome Gionni dell’ultimo proprietario, Giovanni Saporito, l’antro artificiale scavato nella selenite cristallina – la roccia dalla quale dopo cottura e macinatura si ricavano gesso e scagliola – venne ribattezzato Grotta Gionni; ma è un’ex cava. Un’area che dopo il fermo delle devastanti attività estrattive, avvenuto nel 1976, era teatro di esercitazioni alpinistiche, speleologiche e simulazione di soccorso, da parte di vigili del fuoco, forze dell’ordine e speleologi prima dell’interdizione alla frequentazione del pubblico da parte del Parco regionale dei gessi per motivi di sicurezza. Infatti l’anfiteatro gessoso, che sovrasta la valle chiusa dell’Acquafredda, è scosceso, forato da anfratti naturali e artificiali; numerosi poi, lungo le rupi, i massi staccatisi dal monte. Il proprietario, Giovanni (Gionni) Saporito, già appassionato speleologo e fondatore del Corpo volontario di soccorso civile (Cvsc) non ha responsabilità sui fatti avvenuti.

L’area è chiusa ma chi va in cerca dell’avventura trova sempre un pertugio per insinuarsi all’interno. Un tempo non molto lontano però nell’ex cava ci furono svolte iniziative come il “Natale in grotta”, dal 1987 al 1994, con fiaccolata da piazza Bracci al presepe di cava Gionni e alla messa di mezzanotte alla vicina ex abbazia di Santa Cecilia della Croara. Poi si tennero mostre sui pipistrelli, sui gessi messiniani e sulle attività speleologiche del Cvsc. L’ultima fu nell’estate del 2004, con il progetto “Maquis” (Macchia), per il recupero ambientale della cava dove vivono tuttora numerose colonie di pipistrelli. Progetto estivo serale e notturno che prevedeva anche mostre, proiezioni di film, concerti di musica rock, etnica, eccetera, che fu poi abbandonato anche per le lamentele dei residenti che protestavano per i rumori eccessivi in area protetta. Infine fu vietata ogni frequentazione pubblica dell’ex cava Gionni per il rischio di crollo o di caduta dei massi gessosi soprastanti più instabili.

 
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