Creato da Basta_una_scintilla il 31/03/2008

Scintille

A volte da una sola scintilla scoppia un incendio (Lucrezio)

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La statua

Post n°254 pubblicato il 23 Luglio 2014 da Basta_una_scintilla

Apollo e Dafne - Gianlorenzo Bernini

Voi penserete forse che siamo solo una statua. Non abbiamo il dono della parola, non ci possiamo muovere, siamo fatti di marmo. Io lo riconosco però, dietro di me, la sua mano a cingermi il fianco, percepisco il suo desiderio, la tensione dei muscoli nel vano tentativo di raggiungermi. Vicini ed irraggiungibili. Avverto la luce del sole che attraversa la trasparenza delle foglie sui rami in cui si stanno tramutando le mie dita e so che il mio seno ha una morbidezza sensuale che contrasta con lo stupore impaurito del mio volto in cui si cela, tuttavia, un velo di sollievo. Sento i capelli che ruotano nel vento con una sofficità lieve ed il mio corpo che cerca di girarsi, nonostante rimanga avviluppato al terreno, i piedi in parte trasformati in radici e la corteccia ad avvolgermi fondendosi con la mia carne.
Lui ci ha liberati in ogni senso, non ci ha solo tolto da quel blocco di marmo in cui eravamo imprigionati ma ci ha fatto un dono ancora più grande ed ora ci basta specchiarci negli occhi di chi ci guarda per sapere che siamo pura emozione.

 
 
 

La libreria

Post n°253 pubblicato il 10 Luglio 2014 da Basta_una_scintilla

 

Mi chiamo Billy e vivo con Scintilla dal 1997. Ancora ricordo il giorno in cui venne a prendermi con la macchina chiesta in prestito al papà perché nella sua non ci stavo. Impiegò un intero fine settimana a costruirmi, secondo le istruzioni di mamma Ikea, due moduli da 80 e tre da 60 cm, e, ahimè, ancora mostro i segni di tale attività: qualche buchetto qua e là fatti prima che lei capisse che i pannelli dovevano essere inchiodati al retro e non dove capitava.
Occupavo un'intera parete del soggiorno. Ero ordinata, distinta, con una discreta classe, nonostante la mia semplicità: i libri, alcuni di un certo valore, allineati in ordine di altezza e di colore, a volte d'autore. Noiosa. Credo fossi così. Ligia al dovere non mi permettevo di essere altro da ciò che tutti si aspettavano da me: una libreria. E' faticoso sforzarsi sempre di essere quello che gli altri vogliono vedere, credo proprio che arrivai, ad un certo punto, a non poterne proprio più, anche se non avevo il coraggio di ammetterlo, neppure a me stessa. Seguire regole che non sono le tue, non fa sempre bene.
Arrivarono giorni difficili. Quella casa non era più la stessa, si respirava un'aria di infinita tristezza. Scintilla piangeva, non mangiava, stava poco con me: credo che guardare ciò che la circondava le facesse male, per questo usciva spesso ed io restavo li, linda ed ordinata, nel silenzio di quella casa malinconica. Il mio dolore culminò con uno smembramento: ero di nuovo a pezzi, senza un'apparente identità e con nessuna certezza: che ne sarebbe stato di me?
Mi ricostruirono qui: una casa microscopica dalla quale posso guardare il cielo attraverso la grande finestra e scoprii di avere molte più anime. E' strano come, a volte, devi essere distrutta per imparare a conoscere e ad amare altre parti di te. Un mio modulo è finito in cantina: gli piace stare li, conserva alcuni ricordi oltre gli scarponi da sci, le scarpe da trekking, le ciaspole . Un altro è di fianco al PC: in teoria dovrebbe essere il mio lato colto, con tutti quei testi scientifici, ma svolge più che altro la funzione di archivio della contabilità e di rifugio dei peccati di casa. Credo sia la parte più impolverata di me. E poi ci sono io. Più piccola di prima, certo, ma molto più felice. Non sono più appoggiata al muro ma divido la stanza in una zona cucina ed una "tutto il resto". La mia schiena ha ora il colore delle albicocche ed ha appeso un pannello di legno con dipinta una finestra. E davanti...beh...che dirvi...nel mio caotico disordine, a volte, mi trovo bellissima. Gli scaffali in basso sono dedicati agli hobby: c'è quel cestino di vimini con i ferri ed il golf che Scintilla non finirà mai e dal quale Goccia, ogni tanto, si diverte a tirare fuori qualche gomitolo, i libri di cucina, la scatola del punto croce, i pastelli ed i colori: un angolo, quello vicino al letto, è dedicato al fitness, con tutti quegli aggeggini che farebbero tanto bene al fisico se qualcuno li usasse con una certa costanza. Più in alto in ordine sparso ci sono il ripiano bar, i CD, i DVD, un po' di foto, qualche oggettino e tanti libri: edizioni economiche ammonticchiate senza logica alcuna ma facili da trovare, per chi sappia cosa cerca. Sono più bassa ora, per fare passare la luce del sole, e dall'alto spiano gli eventi di casa i due orsi di pezza, la latte per i biscotti di Natale, la scatola con le cartine ed i ricordi di viaggio. L'edera mi solletica un fianco. Nascondo un piccolo flaconcino di vetro che cela a sua volta un biglietto in cui Scintilla scrisse un sogno, quando arrivammo qui. Sono certa che, prima o poi, lo realizzeremo.
Mi chiamo Billy, credevo di essere una libreria, ma grazie al dolore, ho scoperto di essere molto di più.

(Basta una Scintilla, 18/02/2010)

 
 
 

La partita del mio cuore

Post n°252 pubblicato il 28 Giugno 2014 da Basta_una_scintilla

Faccio sempre più fatica a sentire la tua presenza; ti penso spesso, ogni volta che telefono a mamma che ora ha il tuo numero, ad esempio. Ho lasciato intatta la rubrica così, quando cerco "papi", è un po' come mi aspettassi di ritrovarvi vicini, ad interrompere qualcuna delle tante attività che amavate fare insieme. Ti penso spesso e mi manchi ma, più passa il tempo, più faccio fatica a sentire la tua presenza. Per questo ieri è stato bellissimo guardare quella partita: l'Olimpia, la tua Milano, che ha vinto il campionato contro Siena dopo 18 anni di astinenza ed a gara 7, mai accaduto prima. E' stato bello perché ti ho sentito, seduto accanto a me su divano, ho rivisto i tuoi gesti, riascoltato le tue parole ed ho parlato con te. Ti ho raccontato di quando, piccolissima, mi hai portato a vedere la mia prima partita ed io non capivo nulla del gioco ma mi sembrava di essere andata ad una festa piena di allegria, di quel giorno, al termine di Billy-Sinudyne che mi portasti a salutare i giocatori a bordo campo ed io, osservando Mike D'Antoni e Dino Meneghin, pensai esistessero uomini alti come le montagne. Abbiamo ricordato insieme tutte le emozioni regalateci da quella squadra di grandi campioni e le tante delusioni degli anni successivi che non hanno tuttavia intaccato il nostro amore incondizionato.  Ti ho sentito prendermi in giro per tutte le volte che mi arrabbiavo perché non riuscivo a cogliere, nella velocità del gioco, i falli e le infrazioni di passi e tu, pazientemente, mi rispiegavi tutte le regole o per quando, tesserata a Varese, la squadra di mio marito, tifavo in maniera convinta ogni domenica tranne contro Milano, giornata in cui rischiavo il linciaggio, tifosa milanese in mezzo ai varesini, perché si sa, le passioni possono essere tante, ma solo uno è il grande amore. Ti ho rivisto indignarti per i tiri liberi mancanti sentendoti esclamare "ragazzi ... i fondamentali!" e per gli applausi della nostra tifoseria agli errori avversari, perché, mi hai sempre detto, si applaude un bel gioco dell'avversario, non un suo errore. Abbiamo vinto papà e oggi, la tua squadra, è di nuovo li, sulla vetta. Ti voglio bene.

 
 
 

La rivincita del polinomio

Post n°251 pubblicato il 10 Giugno 2014 da Basta_una_scintilla


(Dedicato a tutti i maturandi)

La mia pagella di terza media riportava la frase: “ragazza particolarmente portata per studi ad indirizzo umanistico o artistico”. In realtà il mio cuore era decisamente orientato verso la biologia e, soprattutto, quel mondo microscopico che, fin da ragazzina, aveva destato in me un’immensa curiosità. Ciò premesso, tutte queste valutazioni a nulla valsero in quanto gli unici parametri che presi in considerazione nella scelta delle superiori furono il fatto che mio fratello gemello avrebbe frequentato il liceo scientifico e che, all’epoca, per me staccarmi da lui sarebbe stato più o meno come togliere la bombola dell’ossigeno ad un malato di enfisema polmonare. Non ricordo gli anni del liceo come entusiasmanti, soprattutto gli ultimi; i problemi a casa erano molti e, forse anche per quello, non riuscii a vivere quel periodo con la spensieratezza tipica dell’età. Non sono mai stata una grande secchiona, diciamo che avendo anche altri impegni ed interessi ed essendo di indole piuttosto pigra, ho sempre cercato di applicare la regola del “minimo sforzo, massimo rendimento”. Di quel periodo ricordo nitidamente la professoressa di matematica che chiamerò “La Terribile” giusto per tutelare la sua privacy; tanto per dare un’idea di cosa ella abbia rappresentato per me posso dire che, talvolta, mi sveglio nel cuore della notte terrorizzata da un incubo in cui omaccioni vestiti di nero mi comunicano con fare minatorio che non posso svolgere la professione in quanto la mia laurea non è valida dato che, a causa sua, non mi sono proprio diplomata.

Vista con gli occhi di un’adulta “La Terribile” era solo una cinquantenne nubile, di sgradevole aspetto, non particolarmente brillante, di certo molto bigotta, probabilmente repressa e poco soddisfatta della sua vita in generale. Manteneva un atteggiamento decisamente più cortese con gli alunni appartenenti al sesso maschile, vestiva come Mary Poppins, senza tuttavia averne il sorriso simpatico e gentile, non si depilava le gambe e, secondo me, non dedicava neppure un’adeguata attenzione alla sua igiene orale. Svolgeva gli esercizi in classe sempre copiandoli da quel quadernetto scritto a matita che non abbandonava mai.

Vista con gli occhi di un’adolescente, per sua natura piuttosto insicura e per di più educata al rispetto delle persone e delle gerarchie in generale ella era la “professoressa”, una donna adulta, con il compito di insegnare a giovani menti nozioni sconosciute e, in un certo senso, di contribuire alla loro educazione; non mi ponevo il dubbio che potesse avere dei problemi, dando per scontata la sua buona fede, e ne subivo inerme le angherie, certa di non capirne il motivo ma pensando di meritarle. Se una persona nella mia vita è riuscita a farmi sentire inetta, poco intelligente, irrecuperabile e sfiduciata, questa è stata lei; non credo di averla odiata, non mi sono mai riconosciuta in questo tipo di sentimento per nessuno, nemmeno più tardi e per cose ben più gravi, ma certo l’ho detestata con tutte le mie forze ed ho avuto paura di lei. Interrogandomi,mi diceva frasi tipo: “quanto dicono tu sia brava in lettere, tanto non capisci niente delle mie materie…”, “…sei proprio stupida”, “…non vedi che fai dormire tutti i tuoi compagni?”, “… tuo fratello si che è intelligente!” ed altre facezie del genere. Non riuscì mai a rimandarmi a settembre; ogni anno era una lotta sfinente all’ultimo mezzo punto per raggiungere la sufficienza ma ci arrivavo e credo che lei mi detestasse ancora di più, per questo.

A pochi mesi dalla maturità la mia ansia aumentò a dismisura e contattai un giovane studente d’ingegneria chiedendogli di darmi qualche lezione privata. Non so dire se fu perché il tizio aveva due splendidi occhi azzurri ed era decisamente galante con me o perché “La Terribile” aveva il potere di paralizzare il mio cervello, fatto sta che ne bastarono tutto sommato poche per aprire la mia mente ad un nuovo mondo. Tutti quei numeri che io avevo pedissequamente trascritto, quelle formule, quegli studi di funzione, avevano un senso! Non erano statici, non dovevo subirli…tutto sommato potevano essere visti come simpatici genietti che potevi mescolare usando le regole, certo, ma anche tanta fantasia, per trasformarli in altro. Una materia che avevo tanto detestato mi sembrava ora addirittura bella, e, nonostante tutto, stranamente semplice e intuitiva. Feci la pace con la matematica e, dal quel momento, non ebbi più alcuna diffidenza nei suoi confronti.

Quando l’altra sera, arrivata a casa della mia amica, ex compagna di classe e testimone di tutto ciò che ho fin qui raccontato, mi sono sentita dire “Micky, tu te li ricordi i polinomi? Fil non riesce a risolverne uno…ci abbiamo provato in mille modi…un nervoso” e, dopo tanti anni, mi sono accostata con un filo d’ansia a quei numeri, loro non mi hanno tradito; il denominatore scomponibile, il quadrato del binomio, il raccoglimento a fattori mi sono sembrati il giochino di sempre e la matita ha trasformato l’ammasso insensato nel risultato perfetto [1]. 

Sono sincera: il mio ego non si è controllato e non ho certo brillato per finezza quando, saltando dalla sedia, ho lanciato un urlo di soddisfazione, fatto con veemenza il classico gesto dell’ombrello ed esclamato a gran voce: “Toh ...Terribile! Forse, alla fine, la stupida eri tu!”

 (Basta_una_scintilla - 30 settembre 2008)

 
 
 

Settembre

Post n°250 pubblicato il 30 Maggio 2014 da Basta_una_scintilla


Era settembre, il mese che profuma di funghi, di vino e di mele; stavo fuggendo da qualcosa ed inciampai nel tuo cammino. La giornata generosa ci regalò un sole ancora saporito d'estate ed Orta accolse le nostre parole che camminarono, vicine, nei piccoli vicoli, tra alberi e giardini, per perdersi appena nel vento sul piccolo battello. Emozioni di nuovo che ricordavano qualche cosa di antico. Ci fu un piccolo ristorante ove la sala, dalle pareti di roccia, non aveva soffitto e lasciava intravedere le stelle. Ci furono sussurri, sorrisi e timide lacrime accompagnati da melodie che mescolavano gli animi, poi un saluto ed il proposito di rivedersi ancora.

Ora ti osservo mentre cuciniamo insieme e giochiamo a coprirci gli occhi ed a riconoscere gli aromi delle diverse spezie. Ti guardo e penso "se fosse arrivato prima..." ma so che prima non saremmo stati ciò che ora siamo e che il tempo che non abbiamo avuto sarà ripagato. Mi versi un bicchiere di vino e mi sfiori le labbra con un bacio; ti accarezzo il viso e ti sorrido

 
 
 

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