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Credito ai poveri

Post n°7 pubblicato il 06 Febbraio 2006 da cherylinn

Chi finanzia le microimprese e l'economia informale, in particolare nelle zone povere del pianeta e in quelle depresse nell'ambito dei paesi industrializzati? Le banche tradizionali no di certo. Accede al credito chi può mettere a rischio, come garanzia, i propri beni personali (purché abbiano un qualche valore di mercato). I poveri non hanno accesso al credito perché non offrono garanzie e perché è alto il rischio di mancato rimborso; inoltre le rate che sono in grado di pagare sono troppo basse perché le banche ne traggano profitto.
Oggi il miliardo di persone che costituisce il 20% più povero della popolazione produce l'1% del risparmio mondiale. Questa fascia di popolazione riceve appena lo 0,2% del credito mondiale. E' come dire che 4 lire su 5 del risparmio dei poveri vengono "prestate" dal sistema finanziario ai più ricchi. E naturalmente l'accesso al credito è enormemente più difficile per le donne.

Strumento per la lotta alla povertà - Il microcredito nasce per dare la possibilità ai poveri di accedere al credito secondo modalità adeguate al povero. E consegue risultati, sotto il profilo bancario e sotto il profilo della lotta contro la povertà, molto apprezzabili. Il livello delle sofferenze (cioè i crediti non restituiti alla scadenza del prestito) è molto contenuto e questo è la migliore dimostrazione che è possibile fare attività bancaria anche laddove non ci sono clienti "bancabili" in senso tradizionale. La conferma viene da fonti autorevoli: uno studio della Banca Mondiale conferma che i programmi di microcredito accrescono gli standard di vita soprattutto per le donne e i loro familiari. Anche se la microfinanza non dovrebbe essere l'unico strumento per la riduzione della povertà.

Credito alle donne - Le esperienze di microcredito più interessanti al mondo hanno evidenziato alcuni aspetti critici e alcuni elementi di successo. Non basta dare il denaro al povero. Occorre educare all'uso del denaro. Da questo punto di vista le donne si sono rivelate molto più affidabili degli uomini. Un elemento che accomuna le più riuscite iniziative di microcredito nel mondo non sviluppato è il ruolo accentuato del finanziamento alle donne. Eppure proprio le donne, in molti paesi, non hanno accesso né alla terra, né al credito e neppure ad altre risorse produttive che consentano loro di produrre cibo e che generino reddito in quantità sufficiente.
Se le donne negli ultimi anni sono riuscite a uscire dal meccanismo del lavoro per la mera sussistenza per avviare iniziative economiche autonome, lo si deve in gran parte alle organizzazioni collettive di assistenza alle donne indigenti attraverso la concessione di microcrediti e prestiti.

Una banca un po' speciale - Una banca un po' particolare è la Grameen Bank, fondata nel 1976 da Muhammad Yunus in Bangladesh: una banca rurale (graamen in bengalese significa contadino) che concede prestiti e supporto organizzativo ai più poveri, altrimenti esclusi dal sistema di credito tradizionale.
Oggi Grameen Bank ha più di 2,4 milioni di beneficiari e il tasso di restituzione dei prestiti (che si aggirano in media sui 100 dollari l'uno) è altissimo, circa il 98%. Il 95% dei beneficiari di Grameen è rappresentato dalle donne che in Bangladesh sono le più povere e le più emarginate, perché sono considerate come le più attendibili nella restituzione del prestito e infine perché sentono maggiormente il senso della famiglia e sono coloro che si occupano dell'educazione dei figli.

Le banche etiche - Nel 1980 è nata in Olanda la Triodos Bank, dall'esperienza ventennale di una cooperativa di credito. Nel 1995 aveva già un volume di attività di 165 miliardi di lire. E' tra i membri fondatori di INAISE (International Association of Investors in the Social Economy). Nel 1988 è nata in Germania la Oekobank, sulla spinta del movimento ambientalista. In Svizzera nel 1990 è nata la Banque alternative BAS, per promuovere progetti nel campo dell'economia non profit. Citizen Bank in Giappone, Merkur in Danimarca, Eko Osuuspankii (ora Osuuskunta Eko-Osuusraha) in Finlandia, South Shore Bank negli Stati Uniti, Banque Populaire du Haut Rhin in Francia sono altre banche etiche.

Le istituzioni internazionali e il ruolo del microcredito - Il potenziale contributo del microcredito alla lotta alla povertà è ora riconosciuto dalle istituzioni mondiali deputate a sostenere lo sviluppo. Nel giugno 1995 la Banca Mondiale ha avviato un programma di microcredito per promuovere e sostenere progetti di microcredito secondo le modalità delle Organizzazioni non governative. Le Nazioni Unite hanno approvato il 18 dicembre 1997 una risoluzione sull'importanza del microcredito come strumento per sradicare la povertà. La risoluzione è significativa in quanto per la prima volta e in modo esplicito riconosce che i programmi di microcredito si sono rivelati efficaci nel liberare migliaia di persone, soprattutto le donne, dallo sfruttamento e dalla povertà. Questi programmi hanno inoltre aumentato la pertecipazione di chi ne ha beneficiato ai processi economici e politici e si sono rivelati determinanti nel processo globale di sviluppo umano e sociale.
La sempre maggiore attenzione al microcredito ha portato all'organizzazione del primo Microcredit Summit tenutosi a Washington dal 2 al 4 febbraio 1997 con la partecipazione di rappresentanti di ONG, intermediari finanziari e imprese impegnate nel sociale, gruppi di base del Nord e del Sud del mondo, agenzie delle Nazioni Unite, Governi nazionali, istituzioni internazionali.

100 milioni di famiglie strappate alla povertà entro il 2005 - I destinatari dei crediti e dei servizi delle istituzioni di microfinanza nel mondo sono circa 15 milioni. Crescono del 30% l'anno, ma non basta. E lo sforzo maggiore contro l'esclusione lo fanno ancora le reti alternative. La Banca Mondiale ha stimato in oltre 7.000 le istituzioni di microfinanza di ogni tipo operanti nel mondo. Almeno 1.300 di esse sono esplicitamente impegnate a perseguire l'obiettivo lanciato dal Microcredit Summit a Washington nel febbraio '97: raggiungere 100 milioni di famiglie tra le più povere del mondo, soprattutto le donne di queste famiglie, con crediti per attività lavorative autonome e altri servizi finanziari e commerciali entro il 2005. Alla metà del '98 - ultima rilevazione su larga scala - erano quasi 15 milioni i poveri nei paesi in via di sviluppo, ma anche all'Est e nelle periferie dei paesi ricchi, raggiunti da programmi di microcredito, per un portafoglio crediti complessivo di oltre 7 miliardi di dollari. Complessivamente i dieci maggiori programmi di microcredito toccavano al giugno '98, tutti insieme, 10.821.069 destinatari.

La forza della microfinanza - Molto significative sono le performance di istituzioni di microfinanza di taglio medio e piccolo: il boliviano BancoSol, principale banca dei poveri della rete di Accion (Americans for Community Cooperation in Other Nations), che raggiunge quasi 80.000 clienti di cui il 65% donne, con un portafoglio a rischio pari al 2% dei 63 milioni di dollari di crediti aperti; la keniota K-Rep, la maggiore istituzione di credito ai poveri del continente africano, con oltre 7.000 destinatari (58% donne) e un portafoglio di 4,1 milioni di dollari; l'indiana Sewa Bank, la "cassa di risparmio" (8.000 clienti) della Self-Employed Women's Association, associazione di donne di città e campagna che lavorano nel settore informale e che commerciano anche nei canali del fair trade.

L'alibi del microcredito? - Nel complesso il microcredito cresce nel mondo ad un tasso del 30% annuo. E sembra avere l'attenzione di banche e istituzioni finanziarie "ufficiali", tanto da dar luogo anche a polemiche sul suo possibile ruolo di "alibi" per ridurre l'intervento pubblico per lo sviluppo. Ma stando alle cifre dell'Unctad, la Conferenza Onu su commercio e sviluppo, solo il 2% dei 500 milioni di microimprese esistenti nel mondo - che rappresentano fino al 50% di certe economie nazionali - ha accesso al credito. Una cifra, cioè, praticamente coincidente con i destinatari dei programmi di microcredito delle "banche dei poveri" o, al massimo, delle agenzie di cooperazione. Il restante 98% si scontra con un rifiuto categorico del sistema bancario "formale" e, al più, può ricorrere agli usurai. L'apporto della Banca Mondiale o della Citicorp, prima ancora di essere imbarazzante, non si vede proprio.
tratto da:

Commenti al Post:
lottergs
lottergs il 25/03/09 alle 03:04 via WEB
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