Secret Pleasure

Sfiga da primo appuntamento...


Per il nostro primo appuntamento avevamo scelto di comune accordo,quasi sintonizzati sulla stessa frequenza mentale, un posticino caldo e intimo a quattro passi dal centro storico. Mi piaceva molto l'atmosfera allegra e sincera che si respirava in quel luogo,lontano anni luce dai locali patinati e sfavillanti di luci del centro,cosi freddi asettici,frequentati esclusivamente da ormai non piu giovani "Casanova" in cerca di ragazzine in mini ancheggianti, e di neo-laureati che esibivano le loro ultime conquiste biondissime su tacchi a spillo vertiginosi quasi fossero desiderabili trofei di caccia. Eravamo due animali braccati in cerca di una sana e genuina tranquillita',un oasi casereccia dove disinfittare i malanni delle nostre anime,cosi giovani ma che arrecavano ancora nonostante il tempo.ferite indelebili. Aveva un cuore buono grande, immensamente provinciale con un accento tipicamente marcato che a stento cercava di cammuffare con un improbabile linguaggio ricercato. Emanava un odore di pulito, fresco penetrante che cercavo di respirarne il piu possibile, assimilarlo imprigionarlo, quasi compenetrarlo con la mia essenza. Le scarpe di Prada in tinta con il giubbino griffatissimo di chiara manifattura francese tradivano una cultura fatta di valori semplici,cose fatte alla vecchia maniera,artigianali,grossolane che infondevano un calore umano strabordante, autentico sincero, che investiva il cuore con un turbinio di sensazioni sconosciute,cosi reali cosi calde. Entrammo nel locale, e ci sedemmo in un cantuccio piccolo e riservato lontano dagli schiammazzi che provenivano dalla saletta poco distante, dove si stava organizzando una festicciola di compleanno di una bella bambina bruna. In quel momento decisi di riporre in un angolino della mia mente tutte le paranoie sul peso forma,sulla linea sulle calorie e altre schiocchezze di questo genere. La mia mente, il mio cuore erano tutte per lui, solo per lui,nient'altro che per lui. Davanti ai nostri occhi si profilo' una sachertorte degna di questo nome,strabordante di cioccolato, dalle forme piene e morbide di crema chantilly che ricadeva a piccoli rivoli invitanti sui bordi in similoro dei piatti da desert. Incredibilemnte goduriosa, eccintante,burrosa si scioglieva delicamente tra le labbra ed esplodeva di sapori antichi e ricercati in mille discinti frammenti di puro piacere gastronomico. Forme morbide e voluttose, oscenamente belle nella loro pienezza. Parlava,sentivo il suo respiro caldo sul mio viso, ma le sue parole giungevano al mio cervello come un brusio indistinto,indecifrabile, arcano. La mia mente era via, lontana, desideravo solo quelle labbra che roteavano ad un ritmo frenetico ed incessante dando vita a parole, frasi suoni. Desiravo quelle labbra sulle mie,ancora sporche dell' eccitante piacere voluttoso delle piene forme del dessert. Desiravo stringerlo forte contro il mio seno, soffocarlo con il mio odore intenso avvolgente,fargli sentire le contrazioni del mio orgasmo sul suo viso,inebriarmi di ogni suo umore,idolatrarlo venerarlo, purificarlo col mio amore cosi violento e cosi disperato. Un amore irrequieto che non avrei immaginato di poter provare. Era qui che rantolava nelle mie vene mi faceva battere il sangue alle tempie,era giunto fin nel mio corpo come un animale ferito. Era giunto nel mio sangue,anestetizzandomi le percezioni e si dibatteva impaurito, tremava si contraeva,e non eccenava ad andare via. In piedi contro il finestrino della sua auto, gli dissi di baciarmi, solo un bacio niente di piu che avrebbe salvato il mio cuore dal naufragio patetico della mia dignita' di donna. Io, che fino all'altro giorno mi vantavo con le amiche di essere sempre quella che sceglie,che prende,che lascia, io, che se qualcuno mi avesse predetto che avrei supplicato,tremato,scalciato per un bacio gli avrei riso in faccia di gran gusto. Io, che avevo gettato alle ortiche tutte le mie convizioni,quel briciolo che restava del mio orgoglio. Mi guardo'con aria gentile ma odiosamente paterna commiserante. Non un gesto non una parola restava li indifferente alla febbre che sentivo montarmi in corpo. Sudavo balbettavo aspettavo un suo cenno,una sua frase qualunque cosa che mi avesse potuto scuotermi dal quel torpore raggelante che mi aveva fermato il respiro. Battevo i denti scalpitavo,e stavo per dire perfino scopami, fammi sentire depravata schifosa immorale, manda a fanculo la mia dignita' su questo fottutisimo sedile posteriore... E forse quelle parole le pronunciai davvero perche lui afferro' le mie mani e le strinse forte contro il suo viso.Rimando' una ciocca dei miei capelli indietro quasi a rimettermi di nuovo in ordine. "Ora e' meglio che vada" fu tutto cio' che riusci a dire. Mi lascio li', in un parcheggio vuoto e triste mentre una soffice pioggerellina autunnale ai confedeva con lacrime ribelli che non riuscivo ad arrestare. Tornai a casa e quasi non mi reggevo in piedi,stordita umiliata con la febbre che mi rendeva paonazzo il viso. "Come e' andata la serata tesoro" "oh niente di speciale mamma" Un' altra pugnalata al cuore. Non potevo parlarne con nessuno, il cellulare di Mau era staccato forse almeno lei era riuscita a farsi scopare sul sedile posteriore di un auto. Cosi mi e' toccato tenermi tutto dentro, sentire pulsare la vergona quasi sentirla esplodere tra le pareti del mio cervello. Mi e' toccato piangere piano. con il viso dentro il cuscino per non farmi sentire da lei che faceva l' amore nell' altra stanza con uno dei tanti signor nessuno.