SELVA OSCURA

Epistula decima quinta


 FotoMeg Dovessi intrattenerti sulla leggerezza in senso fisico, non mi resterebbe che passare ai saluti di congedo ed appellarmi alla clemenza della corte. Al più, potrei provare a parlarti della sensualità legata a certa floridezza. Quella che promana da taluni declivi morbidi e perlati o che può sprigionarsi, forte e inattesa, dalle candide carni fiorenti. Ma significherebbe già raccogliere una delle tue provocazioni e allontanarsi dallo stile che ha sempre contraddistinto i nostri scambi. Posso fare di meglio…Racchiusa in un corpo solido, forte e greve, seppi fin da piccola come ciò potesse stridere con un’inattesa leggerezza di pensiero.Abile a trovare fili, come sai, a creare arzigogoli, a sedurre con arguzie, argomentazioni elaborate, ragionamenti sottili.Alla bisogna.Un’arma letale, la mia… Un’arma a doppio taglio, purtroppo, delle volte.Ed eccomi, lontana anni luce dagli eventi della mia vita, in cui lasciavo la mia informe, pesante carcassa e il suo pilota automatico, tutta presa dai miei eterei ragionamenti o dai miei sogni, destinati a lenire il necessario ritorno tra i mortali. Lontana da chi mi ha inflitto il peso delle sue miserie, nella levità della coscienza che il Bene esiste comunque, nella leggerezza della libertà di giudizio che non conosce rancore, né secondi fini.Lontana dalla ricchezza, dall’ambizione, dalla competizione, che gravano il cammino di chi con passo veloce e, sì, leggero cammina alla ricerca di sé, del Bello e dell’Armonia. Potrei dirti della leggerezza della poesia, mia fida compagna da sempre.E già sento la tua erre arrotata (ed è bella davvero!) scandire e avvolgere un verso, che ne so?, di Virgilio…Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi silvestrem tenui Musam meditaris avena.Non è levità questa poesia bucolica ove non trovi sudore, animalità di greggi, fatica o dolore, bensì un tenue suono di flauto che vibra consolatorio all’ombra di faggio? Che mi dici, dunque, di questa costruzione leggera che ha vinto i millenni e curato gli affanni di molti uomini e donne dal cuore gentile?Ancora, penso alla leggerezza della preghiera antica, quella in cui l’uomo si riconosce creatura del suo dio e a lui si affida con semplicità. Quella che parla dell’eleganza sobria e ineguagliabile dei gigli del campo, invidia del glorioso Salomone, o del lattante che - giorno verrà - potrà giocare sulla buca dell'aspide.Guarda: medito la Parola nel mio cuore e lui si fa leggero leggero…* * *Chiedi perché sia importante per me la leggerezza.Perché mi pesa vivere.E cerco ogni giorno nella dimensione della leggerezza, quale che sia, un antidoto per ciò che mi avvelena.