Setoseallegorie

ANGOLO DEL PENSIERO


Alcuni sostengono che a differenziarci dagli animali sia l’anima, io credo che loro, gli animali, siano consapevoli del fatto che l’esistenza sia un bivaccare continuo, noi no, ci illudiamo di essere radicati in strati sovrapposti ma in realtà siamo inconsapevoli “zingari stanziali”, più che radicati direi appoggiati. Volendo filosofeggiare… se il verbo intransitivo “bivaccare” non regge l’ausiliare “essere”, lo si deve anche a motivi ben oltre le ferree regole della nostra amata e bistrattata lingua. L’umanità bivacca perché priva di quell’essenza che è sostanza inamovibile, la motivazione di base, viviamo come apolidi virtualmente aggrappati alle effimere chiome di Zefiro. Se siamo venuti al mondo come componenti di un ecosistema stiamo distruggendo noi stessi, se siamo venuti al mondo per illuminarlo di civiltà stiamo sbagliando tutto, se siamo venuti al mondo per guadagnarci un inesistente posto in paradiso… dissipiamo la vita perseguendo una meta astrusa. E’ sostenibile maritare il bivaccare alla precarietà, una variante del sillogismo Aristotelico, tutti gli uomini bivaccano, il bivacco è precario, l’umanità bivacca nella precarietà. Si bivacca in ogni ambito, sociale, familiare, professionale e sentimentale, la causa non è imputabile alla certezza della morte che non dà appuntamenti certi, il bivacco esistenziale è l’unità di misura che definisce la stupidità degli umani. Non è stupido il bivaccare in quanto tale, lo è il viverlo come punto di riferimento, come linea guida. Lo smarrimento generale generato da una generica incapacità di arrendersi alla dispensabilità, genera, in genere, un bivaccare doverosamente generalizzato.(W E B)