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LA LINGUA ARAMAICA


A Maaloula, villaggio cristiano a 60 chilometri da Damasco, è stata posta la prima pietra dell’Istituto per l’insegnamento della lingua aramaica. Una scelta geografica non casuale per valorizzare e difendere una delle più antiche lingue conosciute: per i vicoli di Maaloula, che scivolano tra case fuse nella roccia e chiese ricavate da templi pagani, la gente parla ancora in aramaico come Gesù duemila anni fa. Appartenente alla famiglia delle lingue semitiche (come arabo ed ebraico) l’aramaico ebbe la sua fonte originaria proprio in Siria e per un lungo periodo fu usato come lingua principale nelle transazioni commerciali e nell’amministrazione in vaste aree del medio e vicino oriente; i primi documenti scritti risalgono al 900 a.C. e per i successivi sei secoli l’aramaico - con assiri, babilonesi e persiani – assunse una posizione dominante dalla Mesopotamia fino all’Egitto, sostituendo, a volte quasi in toto, gli idiomi locali come per gli ebrei che conservarono l’ebraico solo per le funzioni religiose. Un fenomeno attestato tra l’altro dalla presenza di alcune sezioni dell’Antico Testamento scritte in aramaico. Un passato glorioso seguito da una decadenza improvvisa che coincise con l’avvento dell’islam; l’arabo seguì di pari passo la diffusione della religione predicata da Maometto e ridusse in maniera drastica e rapida a partire dal VII secolo d.C. gli spazi occupati dall’aramaico. Oggi solo alcune comunità cristiane e giudaiche di poche migliaia di individui usano questa lingua trimillenaria in zone periferiche dell’area arabofona (in territori siriano, iracheno, turco e iraniano) ma in un situazione di bilinguismo che non ne facilita la sopravvivenza e la diffusione. L’istituto che sorgerà a Maaloula dovrebbe però contribuire a tenere viva l'antico e suggestivo idioma, in modo forse meno spettacolare ma anche più serio e permanente del film "Passion" di Mel Gibson, interamente girato proprio in aramaico (web)