SexandtheCity

(S)VENATA


Giulia stava davanti ad un foglio di carta con una penna rossa in mano da quasi mezz’ora ormai ma non riusciva a poggiare la punta della penna….”Neanke scrivendo riesco più a trasferire le mie emozioni, metterle su un pezzo di carta per non sentirne il peso. Proprio nell’attimo in cui credi ke stai vivendo scopri ke non è così. E cade così un pezzo di mondo, proprio così, cade e ne senti il peso sulle mani. Fanno così male le mie mani, eppure sono morbide! Non serve più a niente e ormai ciò ke non è stato non è stato. Deciso tacitamente, concordato da tutte le parole non dette, un patto siglato dalla convenienza (di ki?). C’è sempre quel nodo in gola, te lo vorrei dire, è sempre con me non scende, non sale, non lo posso piangere e non lo posso vomitare. Anke ora mentre tento di scrivere è li. Il tragico risiede nelle parole non rivelate. Quello ke non si può dire io non te lo dico; e quello ke non si può pensare? Ho voglia di correre lontano da te ma poi voglio voltarmi e trovarti dietro me. Non voglio ke mi kiami ma poi non mi addormento se non scorgo la tua kiamata persa”. Tutto questo Giulia non lo aveva scritto. Solo pensato. Ma ke senso aveva?  E ancora avrebbe voluto gridare : “MA PERKE’ SE ACCENDO LA TELEVISIONE NON C’è UN OMINO COL SORRISO PERFETTO CON UNO SPAZZOLINO IN MANO KE MI DICE COSA DEVO FARE E COME VIVERE LA MIA VITA?”