Sfoghi

Capitolo VIII. IV


Non sapevo più cosa dire, volevo tirarlo su di morale e invece avevo solo peggiorato la situazione… mi alzai dal letto, per non rispondere più alle sue domande, ma lui mi prese per un braccio e mi disse: “Dai Sidney… scusa, stai con me, lascialo, ti prego, ho scherzato fino ad ora, quella che amo sei tu, ha ragione Bart quando ti dice tutte quelle cose su di me… stai con me ti prego…”.    “… Michele … dai……”.    “ Ti prego, credevo di poter vivere senza di te, invece non è vero…”.    “… ci dovevi pensare prima…”.    “… io ti penso ogni secondo… non ti basta…” .         Cosa era successo, Michele era una donnina in lacrime, che gli aveva detto Melanie… non ebbi il tempo di pensarlo. Non mi ero accorta che erano già le quattro e Sean non era ancora arrivato. Ero un po’ preoccupata, ma a volte tardava, faceva straordinario. Quando incominciai a preoccuparmi sul serio suonò il campanello. Era lui. Dimenticai Michele, esattamente come lui aveva dimenticato me  sul treno un mese fa. Quando ero con Sean in cucina a mangiare, nonostante l’ora, ma ormai non avevo più alcun orario; Michele se ne restò in camera sua, distrutto. Carmen andò da lui un paio di volte, ma non gli aprì neanche la porta. “Sto ripassando latino, Dominus, Domini, Domino, Dominum…” diceva, magari cambiando verbo. Sean non mi chiese neanche che aveva, doveva portarmi in giro. Aveva preso lo stipendio.     Per prima cosa andammo alla CLU a prendere i testi di  teatro che gli servivano per il corso, era importante comprare i libri. Mi regalò il libretto del Tito Andronico, con il testo originale a fronte, e anche Romeo e Giulietta. Non potevo vivere conoscendo esclusivamente Giulio Cesare. Poi prese una letteratura italiana, del resto il corso sarebbe iniziato la settimana prossima, ma era già andato a presentarsi al professore, mettendo le mani avanti, lui era irlandese e voleva una riduzione del programma d’esame. Il professore che era gentile e magnanimo gliel’accordo, non doveva portare tutta la Commedia di Dante, ma solo dieci canti a scelta per ogni cantica. Era questa la riduzione per gli Erasmus. Non era granché, ma ci si poteva accontentare. Il professore gli aveva consigliato una letteratura meno enciclopedica, ma pur sempre un tomo da mille e più pagine senza testi.   Nella sua spesa libraria incluse una preziosa copia del Vasari, indispensabile per preparare parte dell’esame di arte medievale e parte di quello di arte moderna. Glielo aveva consigliato la Carmen e aveva fatto bene. Se me l’avesse chiesto gliel’avrei consigliato anch’io. Carichi di libri con la vespetta primavera ci portammo nel nostro luogo preferito, il chiostro di porta Soprana. C’era un po’ di vento, ma era lo stesso. Facevamo fatica a sfogliare i nostri nuovi volumi, ma non ti puoi spaventare a Genova per un po’ di vento.   “Ehi, ora ho i soldi, lo vuoi un anello nuovo?”.   “No, per me è importante questo”.   “Non ti capisco…”.   “Io mi capisco, mi basta questo, non avrà valore economico, ma ha un grande significato…”.   “Se sei contenta allora va bene… mi consiglieresti  un libro italiano da leggere, sai ho finito la mia scorta…”.