Il Diavolo in Corpo

35 anni di carcere per gli assassini di Aylan


Il suo corpo senza vita ha aperto gli occhi del mondo sulla tragedia della Siria e sulle vittime innocenti di una guerra senza pietà.La Procura di Bodrum, a tre mesi da quello shock, ha chiesto 35 anni di carcere per due presunti scafisti accusati di essere coinvolti nella morte del piccolo Aylan. 
 Le foto del bambino siriano di 4 anni annegato al largo delle coste turche sono diventate l’emblema del dramma dei migranti in fuga dalla guerra in Siria verso l'Europa. I due uomini, cittadini siriani, sono accusati di aver "causato la morte per negligenza deliberata" e di "traffico di esseri umani", secondo l’atto d’accusa diffuso dall’agenzia di stampa ufficiale turca. Gli inquirenti stanno inoltre cercando di identificare altri sei presunti scafisti, quattro cittadini turchi e due siriani, coinvolti nel naufragio in cui persero la vita anche la madre e il fratello maggiore di Aylan.Una tragedia umana che toglie il respiro.  
Sapere che i responsabili passeranno 35 anni in carcere non lenisce il dolore ma rende giustizia al ricordo di Aylan e della sua famiglia. 
 E' volato in cielo un Angelo..Dovremmo fermarci tutti, uomini, donne, deboli, potenti, quelli convinti di aver capito tutto del mondo e quelli increduli di fronte a tanta ferocia. Fermarci e guardare questa foto come se Aylan fosse figlio nostro. E se figli non ne abbiamo, provare a ricordarci come ci sentivamo noi da bambini. Solo così potremo capire cosa sta succedendo davvero a poche migliaia di chilometri da noi.Aylan e gli altri bimbi in guerra, per non dimenticare; vittime innocenti di conflitti presenti e passati, protagonisti di immagini che hanno commosso tutto il mondo e sono diventate dei simboli di pace."I vostri figli non sono figli vostri sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita. Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni".(Gibran Khalil Gibran)