Il Diavolo in Corpo

La cucina dei nonni..


 Quando si avvicinava mezzogiorno, le donne, se erano fuori casa, si affrettavano a rientrare, bisognava preparare il desinare e quindi mettere la pignatta sul fuoco.Nella cucina dei nonni, la batteria del pentolame era piuttosto povera. La pignatta ne era la regina, la pentola grande che serviva tutti i giorni. Me la ricordo come se fosse oggi, era di terracotta, bella panciuta e con due manici, il fondo un pò annerito dall’uso. La nonna la lavava con uno straccetto e la strofinava con la sabbia fino a farla brillare (i detersivi non c'erano ancora). Arrivava il nonno e sollevava il coperchio per controllare e la nonna lo rassicurava, "È quasi pronto!".
Il nonno (paterno) allora si sedeva a tavola e tamburellava le dita sulla tovaglia per l’impazienza, oppure ingannava l’attesa sgranocchiando un crostino. Il nonno materno, invece, di pazienza ne aveva davvero poca, a mezzogiorno in puntosi sedeva a tavola e, se la minestra non era ancora stata scodellata, cominciava a sbraitare: "E lora, a ch’ora at miss su la p’gnata?» (E allora, a che ora hai messo sul fuoco la pignatta?). La nonna, paziente, non reagiva, ma si dava da fare per accelerare, povere nonne, quanto hanno dovuto subire e sopportare! Ma per loro era normale considerare sacri i loro uomini.
Legata alla pignatta è la figura dello stagnino o magnano, un vecchio artigiano itinerante;era un saldatore che si stabiliva temporaneamente nelle piazze dei vari paesi, e dopo aver preparato la sua fucinella portatile alimentata a carbone, attendeva che le massaie gli portassero secchi, padelle e pentole da aggiustare e da stagnare. Sì, perché a quei tempi quando il fondo di una pignatta si bucava per usura, mica la si buttava via!