Il Diavolo in Corpo

Bonjour Madame ...


Dopo il livello di acidità presente in pensieri e parole, un secondo potentissimo indicatore del tempo che passa è il saluto. Quel particolare momento in cui al lavoro o in un negozio veniamo in contatto con chi, di qualche anno più giovane, pensa di doverci trattare con la massima considerazione che la nostra età o la nostra posizione richiedono e quindi, educatamente ma tragicamente, ci saluta con il “Buongiorno”a cui aggiunge talvolta un ancor più tragico “Signora” mentre noi avevamo già amichevolmente lanciato uno squillante e soprattutto giovanilissimo “Ciao” per buttarla sulla parità.Seguono istanti di impasse in cui la signora in questione viene percepita come segue, “una che vuole fare la giovane, ma non si è vista?” Se l’interlocutore è una donna, oppure “un’appassionata di toy boy” se si tratta di un uomo. Patetica in entrambi i casi. La marcia indietro è spesso ancora più imbarazzante perché a questo punto la signora è costretta a ripiegare sulla formalità mentre il giovane si sente in dovere di trattare amichevolmente una che potrebbe avere (e quasi sicuramente ha) l’età di sua madre e proprio si capisce che fa una fatica bestia e gli scappa anche un po’ da ridere. Infatti si taglia corto il minuetto e prima si finisce e meglio è per tutti. Diversamente dal livello di ph che aumenta in modo direttamente proporzionale agli anni e che può essere tenuto a bada da un minimo di autocontrollo, il “saluto sfalsato” è una evenienza assolutamente al di fuori della nostra possibilità di intervento perché è il segnale di come ci percepiscono gli altri. Il che spesso ci mette di fronte ad una tragica consapevolezza, per quanto si possa lavorare sull’aspetto, su abiti e accessori e perfino sul linguaggio, eventualmente sorbendosi dosi massicce di MTV e Amici di Maria, i veri giovani ci sgamano subito. E’ questione di avere quella certa naturalezza, che non riusciremmo a raggiungere nemmeno se frequentassimo corsi di teatro e dizione. Perché non siamo tanto convinte nemmeno noi di preferire una confidenza un po’ finta, che fa “forever young” ma che livella e appiattisce in una uguaglianza che non sentiamo appartenerci, visto il mazzo che ci siamo fatte per arrivare fin qui, oppure il riguardo che sentiamo di meritare come doveroso omaggio all’esperienza. A noi la scelta, Signore mie.