Il Diavolo in Corpo

Una donna che ha imparato tanto..


 
 Non so esattamente cosa sia scattato ieri sera nella mia mente quando, subito dopo una doccia rigenerante, con indosso solo la camicia da notte, guardandomi allo specchio non ho più visto quella bambina con poco seno, giusto per non dire inesistente, con le ossa prepotentemente evidenti, le cosce morbide e segnate e, la pancetta da piccolo Buddha; ma una donna con un sorriso raggiante e un paio d’occhi loquaci più di mille bocche.Una donna che in tanti anni di vita, ha dovuto affrontare un numero fin troppo elevato di eventi traumatici che l’hanno segnata fin nel profondo e le cui cicatrici se le porterà a vita, in eterno scalfite sul suo corpo come nel suo essere. Cicatrici che lei stessa definisce ricami narranti, come arazzi medievali rappresentanti storie di lotte, sconfitte e vittorie inimmaginabili; segni di sofferenze che non potrà mai dimenticare e che faranno sempre parte del suo bagaglio ingombrante di vita.Una donna che ha imparato a celare attraverso sorrisi di copertina inquietudini e dolori, a contare fino a 50 prima di rispondere al fatidico “come stai?” con un “tutto bene grazie, e tu?”, ad ingoiare i propri pensieri pur di non far preoccupare chi le è accanto.Una donna che ha imparato a convivere con dolori e a non dar loro troppa importanza perché tanto “tutto passa” è il suo motto di vita; che ha imparato a scherzare sui propri limiti proprio per non permettere ad altri di ferirla.Una donna che ha fatto dell’autoironia la propria arma di difesa personale, perché nulla può ferirti se impari a scherzarci su, a ridere di gusto.Una donna che ha imparato a convivere con un corpo anarchico, odiandolo e amandolo nonostante tutto in ogni suo angolo, in ogni suo difetto di fabbrica come in ogni sua singola ammaccatura che la vita ingiustamente ha donato.A farla breve, su quel pezzo di vetro riflettente, ho visto la donna che in fondo non mi dispiace affatto d’essere diventata e che nonostante tutto, sono fiera di mostrare in ogni mia singola fragilità, in ogni mio più o meno evidente difetto.A questo mondo, fortunatamente oserei dire, nessuno è perfetto; ma ognuno a suo modo può dire di esserlo, amandosi e facendo di ogni sua singola imperfezione il proprio marchio di fabbrica. Meglio essere unici nella propria infinita fragilità, che omologati ad uno standard estetico vuoto e senza alcuna originalità.Poi ohhhhh, non mi vedo così tanto brutta quando sorrido di gusto alla vita!