Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi del 27/02/2018
Post n°8323 pubblicato il 27 Febbraio 2018 da nina.monamour
Nonostante si trovasse a soli pochi chilometri da una delle più note necropoli egizie, quella di Khum Tuna el-Gebel, un cimitero contenente decine di mummie è rimasto insepolto per circa 2.000 anni. Neppure tombaroli di provata esperienza sono mai arrivati a metterci le mani. E per questo la scoperta di un gruppo di archeologi egiziani risulta di particolare importanza. La necropoli, che si trova a sud del Cairo nel Governatorato di Minya, risale al tardo periodo faraonico, in particolare alla dinastia tolemaica, dal nome del capostipite Tolomeo Sotere, che governò l’Egitto ellenistico dal 305 a.C. al 30 a.C., cioè fino alla conquista romana e alla morte dell’ultima regina tolemaica, Cleopatra. Stando al Ministro delle Antichità Kaled el-Enany la necropoli contiene otto tombe, con all’interno 40 mummie, ma ne potrebbe nascondere altre non ancora portate alla luce. Secondo il Ministro risulta particolarmente interessante una tomba che dai primi rilievi sembra appartenere a un sommo sacerdote di Thoth, l’antico Dio Egizio della Luna, della sapienza, della scrittura, della magia della misura del tempo, della matematica e della geometria. E’ rappresentato con una testa di Ibis, uccello che vola sulle rive del Nilo. Il sacerdote, identificato dai geroglifici sui vasi canopi come Djehuty-Irdy-Es, ricevette il titolo di “Uno dei Grandi Cinque”, che veniva riservato al più anziano dei sacerdoti del dio. Quattro dei vasi canopi, scolpiti in alabastro e rivestiti con le teste dei quattro figli del dio Horus, sono stati portati in superficie ancora in buone condizioni, con all’interno gli organi conservati del sacerdote mummificato. Il gruppo di archeologi ha portato alla luce anche un migliaio di “ushabti”, (in egizio significava “quelli che rispondono”), piccole figure di terracotta smaltata che costituivano un elemento integrante del corredo funebre, in quanto rappresentavano forze costruttive positive che aiutavano il defunto nel passaggio verso l’aldilà.
Di solito le ushabti rappresentano servi o seguaci che venivano collocati nelle tombe egizie per accompagnare il defunto nell’aldilà. Non c’è dubbio che Djehuty-Irdy-Es apparteneva all’alto rango della società, in quanto era ornato con un collare di bronzo raffigurante la dea Nut che apre le ali per proteggere il defunto nel suo viaggio. Sulla mummia vi erano anche perline blu e rosse di pietre preziose, due occhi di bronzo decorati con avorio e cristallo e quattro amuleti di pietre semipreziose. In un’altra tomba è venuto alla luce quel che sembra un gruppo familiare, ma è ancora presto per capire i rapporti esistenti tra le varie mummie. Duranti gli scavi sono stati rinvenute anche delle ossa di persone che non erano state mummificate. Lo scavo è iniziato alla fine dell’anno scorso ed è guidato da Mostafa Waziri, Segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità. Quanto è venuto alla luce finora, richiederà almeno 5 o 6 anni di studi per arrivare ad avere un quadro della situazione, ma la ricerca potrebbe portare altre sorprese e tempi di studio molto più lunghi”. |
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