Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Giugno 2018

Una vita solitaria..

Post n°8442 pubblicato il 30 Giugno 2018 da nina.monamour

 

Poiché sono single e vivo da sola, chi non mi conosce molto bene a volte si chiede se io conduca una vita solitaria. Vi posso dire esattamente quanto tempo posso passare completamente sola, senza alcun contatto faccia a faccia con un altro essere umano, prima di sentirmi sola, 15 giorni lo so perché l’ho provato. la vita di "single da sempre", in cui la solitudine è una decisione consapevole, una scelta di libertà.

Non avevo pensato di fare un esperimento sulla solitudine, ma di regalarmi un ritiro per dedicarmi alla scrittura, avevo letto di scrittori che si isolano in affascinanti case sul mare in località balneari deserte, ed è stato facile creare la mia versione di ritiro. Stavo lavorando ad uno dei miei tanti mini-racconti, e avevo già vissuto da sola in una piccola cittadina di mare.

La prima settimana è stata pura beatitudine, durante la seconda, ho iniziato a sentire la mancanza delle interazioni significative con altre persone, ma stavo ancora per la maggior parte del tempo bene.

Nella mia vita giorno per giorno, mi sento sola di rado, invece, mi diletto in solitudine, assaporando lunghe ore di immersione in lettura, scrittura, cucina, o qualsiasi altra cosa mi attragga. Mi piacciono anche i miei amici, non socializzo molto con le persone che non mi interessano, quindi la maggior parte del tempo che passo con gli altri è coinvolgente, o neutro nel peggiore dei casi. Poi, però, mi piace tornare al mio vuoto, alla mia casa tranquilla.

Poiché la solitudine è il dolore di rinunciare a esperienze relazionali che si vorrebbe vivere, il rimedio dovrebbe essere passare più tempo di qualità con le altre persone. Quando il mio ritiro per la scrittura si è trasformato in un baratro solitario, sono tornata dai miei amici per tirarmi fuori.

Eppure, per esperienze meno intense, posso recuperare bene in altri modi, una lunga passeggiata sulla spiaggia o un percorso nel verde potrebbero cominciare con tristezza o stress, ma quasi sempre terminano con tranquillità e calma. L’assorbimento intellettuale funziona anche per me.




Ho perlustrato riviste non sono riuscita a trovare solo uno studio che dimostri che le persone che si sposano diventano meno sole di quanto lo fossero quando erano single. Ma c'è una ricerca che dimostra che le persone che si sposano rimangono meno in contatto con amici e parenti di quanto non fossero prima. Anche se non sono ancora stati condotti studi definitivi a lungo termine, i dati disponibili indicano che i single si sentono sempre più a proprio agio, nel corso del tempo, con le loro vite, non meno.

Sicuramente ci sono single che sono cronicamente soli, così come ci sono persone sposate che si sentono allo stesso modo. Eppure gli stereotipi insistono sul fatto che single significhi solo. I ricercatori hanno esaminato i profili psicologici delle persone che hanno paura di essere single, e di chi ama trascorrere del tempo da solo. Entrambe le serie di studi mostrano la stessa cosa, le persone che non hanno paura di essere single e le persone che amano passare il tempo da sole hanno meno probabilità di sperimentare la solitudine. Sono psicologicamente forti anche in altri modi, ad esempio, hanno meno probabilità di essere nevrotici e più probabilità di essere aperti a nuove esperienze.

Mi sono interessata alle persone single che, senza una relazione, vivono una vita migliore, più autentica e più significativa. I miei risultati preliminari suggeriscono che queste persone non si preoccupano di essere single. Al contrario, abbracciano la solitudine e ciò che è doloroso per tutti questi diversi tipi di persone non essere soli, ma non avere abbastanza tempo.

Come il sociologo e autore Eric Klinenberg ha notato, l'ultimo mezzo secolo ha segnato "la prima volta nella storia umana in cui enormi percentuali di persone sono single". Credo che la solitudine dovrebbe essere presa sul serio, per le persone per cui è bruciante e inesorabile, è opportuno preoccuparsi. Ma bisogna essere cauti a voler salvare quelli che la gente crede siano soli perché sono single o vivono da soli. Quelle persone potrebbero già sentirsi liberate, grazie alla vita che hanno scelto di vivere..

 
 
 

Attenzioni, sogni, evasione..

Post n°8441 pubblicato il 29 Giugno 2018 da nina.monamour

 

 

Se ancora non sai quanto le persone sono tristi, quanta solitudine c’è nel mondo, quanta infelicità sicuramente i social saranno in grado di fartene accorgere di questa deludente realtà. Social e chat sono lo specchio reale e irreale della realtà, tante persone sono in cerca di attenzioni, sogni, evasione, altre sono il muro del lamento, altre ancora attori di palcoscenico.

Ci sono muri invalicabili dove le persone nascondono la propria identità solamente appaiono come vorrebbero essere mentendo a se stessi. E poi c’è quella voglia incontrollabile e davvero molto strana di comunicare sempre pubblicamente dove si trovano di amplificare ogni evento vissuto, dalla più banale uscita verso una pizzeria o un locale, atteggiamento alquanto strano quando si è inneggiato per anni alla privacy della persona.

Le persone nei social appaiono e scompaiono alla velocità della luce; la mancanza di considerazione e menefreghismo è al massimo livello in questi casi.

Se sei una persona sensibile e vera, non sei adatta per stare nei social o in chat, le delusioni saranno all’ordine del giorno vietato affezionarsi.



In mezzo a tutto questo caos mentale compaiono pagine di Psicologia o gruppi dove si tenta di far accettare i vari inaspettati addii con meditazione o individualità dell’Io.

Le chat amplificano le distanze tra persone creano illusioni, drammi, prese in giro, mancanza di rispetto, doppie personalità, bullismo, prevaricazioni.

Nessuno è veramente importante, per nessuno la superficialità è di casa, sei solo davanti ad uno schermo. Alternativa se esci di casa almeno senti i tuoi passi e magari vedi persone che ti guardano negli occhi e ti parlano.

 

 
 
 

Una spensierata giornata..

Post n°8440 pubblicato il 28 Giugno 2018 da nina.monamour

 

Capelli spettinati dal vento, occhi dal colore indefinito, ricordo di un giorno

spensierato, di un tempo mai perduto, ricordo di un amore finito,

di come era cominciato.

Di te mi resta solo un foglietto con scritto sopra "ti amo tanto" e penso a

quando ti avevo accanto quando le tue labbra mi avevano toccato con quel bacio

non voluto.

Di te mi resta qualcosa che non ho mai capito, di te mi resta soltanto

l'amicizia che mi hai donato.

 

 
 
 

Romanticismo e trepidazioni..

Post n°8439 pubblicato il 27 Giugno 2018 da nina.monamour

 

 

Ho vissuto la mia adolescenza nei mitici anni ’70… anni di cambiamento, certamente, ma anche di pomeriggi passati con gli amici nella piazza del mio rione ad ascoltare musica, a raccontare le proprie esperienze di vita, bastava un prato, e tornare a casa la sera tutta infangata, ma soddisfatta e felice, e sì ero un "maschiaccio!"

Per i nostri genitori eravamo una generazione di "bruciati, fannulloni e viziati, ricordo mio padre che mi guardava con aria di rimprovero e mi diceva: "Ai miei tempi, c’era la fame, non avevamo tutte queste cose che avete ora! E non hai voglia di fare niente,  vergogna!”.

Ora sono madre anche io e, da mentalità vecchia, ogni tanto mi trovo a ripensare le stesse parole che mi sentivo dire cinquant’anni fa.

Dove sta la verità?

Certamente la tecnologia ha migliorato il nostro tempo, ha permesso alle nostre vite di essere super connessi, sempre informati su tutto, possiamo raggiungere in un click ogni notizia o prodotto che sogniamo di avere.

Ma non siamo più capaci di comunicare!

Certe  volte leggo i commenti sui social network e mi stupisco, mi stupisco di genitori che fanno gli auguri ai propri figli per il compleanno (ma non possono farglieli direttamente?), mi stupisco della necessità di comunicare al mondo i propri stati d’animo, ogni pensiero che ci passi per la testa, addirittura le ricette di cucina con le foto dei piatti.

Tutto questo accade, senza che la gente parli più insieme.


Risultati immagini per si stava meglio quando si stava peggio immagini 


Qualche giorno fa osservavo un gruppo di ragazzetti seduti al tavolo di un bar, ognuno di loro che si estraniava dal resto, comunicando con in mano il loro smartphone di ultima generazione.

Nessuna parola, nessuna emozione se non quella regalata dal display tecnologico.

Insomma una vera tristezza!

E allora mi tornano in mente le mie giornate adolescenziali, quando per telefonare al fidanzatino, passavo ore nelle cabine telefoniche con le tasche piene di gettoni e monete (poi sono arrivate le schede telefoniche), perché a casa i miei genitori avevano messo il lucchetto al telefono dopo avermi urlato il loro disappunto: "Ma hai visto che bolletta è arrivata? Incosciente!".

Si stava meglio, quando si stava peggio?

Eravamo meno interconnessi, ma più felici e autentici?

In una società dove  il giorno passato corrisponde al passato remoto, dove non riusciamo più stare ai passi con la crescita tecnologica e la frenesia di migliorarci, la comunicazione tra noi, essere umani, come si può definire?

Sappiamo ancora emozionarci con le parole, con la lettura di un buon libro, con i racconti delle nostre esperienze di vita?

I dati sul numero di giovani lettori di libri e romanzi è davvero preoccupante.

I ragazzi non leggono più, se non obbligati dai testi scolastici.

Non leggendo più, non sanno nemmeno più comunicare.

Questo, probabilmente, è  il rammarico maggiore del nostro processo di crescita.

Siamo sempre più reattivi, computerizzati, connessi e informatici… ma abbiamo smarrito il senso della vita, dell’amicizia e, soprattutto, della condivisione.

Per molti, ormai, la parola condividere significa pubblicare una notizia su “Facebook” o “Instagram”, non certamente trascorrere una serata a chiacchierare davanti a un buon calice di vino.

Non siamo più pronti per il romanticismo e le trepidazioni.

Ci stupiamo solo di fronte alle fake-news e ci allarmiamo se non funziona la rete wireless.

Torneremo a impadronirci delle nostre emozioni?

Ai posteri l’ardua sentenza. 

 

 
 
 

Inconsapevole..

Post n°8438 pubblicato il 26 Giugno 2018 da nina.monamour

 

 

Apparteneva a quel tipo di donne malinconiche che sembravano fatte di miele scuro, liscio e dolce e incredibilmente appiccicoso, che con un gesto vischioso, una scossa di capelli, una sola lenta sferzata del loro sguardo dominano l’ambiente, e tuttavia restano imperturbabili come al centro di un uragano, apparentemente inconsapevoli della propria forza gravitazionale, con cui attraggono a sé i desideri e l’anima sia degli uomini sia delle donne.


 
 
 

Ha senso viaggiare in un mondo così?

Post n°8437 pubblicato il 25 Giugno 2018 da nina.monamour

foto apertura

Avete mai letto "L'isola misteriosa", di Jules Verne?

Ecco un libro che trasuda da tutti i pori la voglia di esplorare luoghi esotici, misteriosi, ignoti, selvaggi. È solo un esempio, ma potremmo citarne tanti altri, i mari solcati da Sandokan e le sue Tigri della Malesia, i luoghi della fantasia esplorati da Gulliver nei suoi viaggi, le vicende di Robinson Crusuoe, le avventure misteriose del Capitano Nemo o, per restare in "ambito Jules Verne", i paesaggi esotici de "Il giro del mondo in 80 giorni".

Ci avete fatto caso? Ho citato storie divenute quasi leggendarie, di viaggi reali o della fantasia, che devono molto del loro successo all'esplorazione. Ma quando si leggono oggi queste storie, il sapore è un po' diverso.

Forse perché è un po' più difficile avere quella voglia quasi ingenua per la scoperta in un mondo sempre più piccolo, dove tutti abbiamo accesso a qualsiasi luogo, anche il più remoto, con poche ore di volo o, al limite, con pochi istanti basta un clic e Google Maps "ci porta" dove vogliamo.

Questo vuol dire che la letteratura d'avventura è morta, oppure si apre a nuove frontiere finora inesplorate? Potremo ancora vivere quell'emozione del viaggio alla scoperta dell'ignoto? In quale direzione?

  A Voi la parola...

 

 
 
 

Tra frizzi e lazzi..

Post n°8436 pubblicato il 24 Giugno 2018 da nina.monamour

 

 

La nuova tendenza è che le vacanze si fanno a casa d'altri.

Molte signore, sull'onda dell'entusiasmo e della moda hanno trasformato in microstrutture ricettive parte delle loro abitazioni troppo grandi situate in qualche posto carino in odore di meta turistica. Per i primi tempi gestire il B&B è uno sbattimento, ma poco per volta ci si fa l'abitudine e quello che sembrava solo un modo intelligente di recuperare almeno le spese di gestione e le tasse sull’immobile diventa per qualcuna un divertente e (abbastanza) remunerativo Piano B.

Per chi dagli anni Settanta non ha mai smesso di fare le vacanze con tutti gli amici la soluzione è ancora l'affitto della grande villa dotata di tutti i comfort e servizi. Le destinazioni più gettonate sono la Grecia e le Baleari. Questo tipo di vacanza era perfetto quando si avevano bambini piccoli da far giocare tutti insieme, gestiti da un paio di baby sitter il cui onorario veniva diviso tra i genitori.

I single si adeguavano e trovavano la cosa anche divertente, ma dopo tre giorni di questa routine salutavano l'allegra e bambinesca compagnia e partivano per Ibiza. Dopo i Cinquanta e in assenza di figli piccoli queste vacanze sono sostenibili al massimo per una settimana. Oltre si rischia di rovinare amicizie decennali, diciassette anni di Grande Fratello dovrebbero averci insegnato qualcosa.



Le fortunate che dispongono di una grande casa al mare o ai monti (in affitto o di proprietà) con un adeguato numero di stanze e bagni difficilmente riusciranno a sfuggire agli impeccabili ospiti estivi.

L'ospite estivo che deve recuperare una disfatta sentimentale viene accolto con entusiasmo e affetto, non ci sentiamo di negargli tre o quattro giorni di svago e magari qualche occasione di nuovi incontri con la segreta speranza che si sistemi presto e se ne vada felice e abbronzato.

La controindicazione è che alla nostra età chi viene accolto con tutti i comfort in casa di amici simpatici e altruisti, non sarà assolutamente stimolato a cercare compagnia di altro tipo perciò si limiterà a rimettersi in sesto, sia dentro che fuori, per affrontare le occasioni che si presenteranno sicuramente in autunno. Purtroppo il tempo che gli /le ci vorrà per superare la crisi lo sa solo lui/lei. Potrebbe durare anche tutta la vacanza, ma chi ha cuore di cacciarlo?

Chi in gioventù ha già girato mezzo mondo si ritrova invece in mezzo a una vacanza en famille come non ne faceva dai tempi di sua nonna perciò, dopo essersi sistemato a dovere, emerge la mattina dalle lenzuola con frasi tipo "allora cosa si mangia di buono oggi?", senza mai proporre di andare a fare la spesa e si piazza davanti alla TV all'ora di cena, stanco di passeggiate o di nuotate. In fondo quando faceva le vacanze con sua nonna mica gli chiedevano di apparecchiare la tavola! E se poi si sparge la voce che cucinate bene, per il prossimo anno vi conviene andare in vacanza il più lontano possibile (o in un monolocale).

Per una vacanza veramente smart non occorre essere proprietari di grandi yacht e castelli,

 

 

basta essere sufficientemente amico di chi li possiede, che in genere è abbastanza ricco da potersi permettere uno staff di persone addette alla qualunque, ma che non può contare su un numero di veri amici disinteressati sufficiente a riempire la location. Lo standard di questo genere di vacanze da ospiti è molto alto per il tipo di vita da resort di lusso che si conduce ed è previsto anche un esborso non indifferente per il regalo di ringraziamento. In caso di poverà si rischierebbe di non essere invitati nello chalet di St. Moritz per il prossimo Capodanno.

Poi ci sono i parenti che in forza della loro parentitudine pianificano "a prescindere" un passaggio a casa vostra, magari come tappa defatigante (5 giorni) nel trasferimento tra il Salento e il Tirolo oppure perché rimane "scoperta" una settimana nelle vacanze dei figli che, si sa, non devono annoiarsi nemmeno un minuto da metà giugno a metà settembre.




Non si aspettano un invito, ci contano oppure, a seconda del grado di parentela, lo chiedono senza mezzi termini, "Pensavo di venire da te dal…al… che ne dici?", senza aspettare la risposta. Non si fermano nemmeno di fronte a problemi di sovraffollamento, disponibilissimi a suggerire sistemazioni sul divano letto in salotto. In cui, per senso dell’ospitalità, si dovranno naturalmente sistemare alla meglio i padroni di casa.

In tutto questo "trambusto" si devono poi considerare la spesa e la cucina nonchè la quantità di biancheria da letto e da bagno da lavare e stirare dopo ogni cambio di ospite. Fatta eccezione per i proprietari di yacht e castelli, tutte le altre lo fanno da sé oppure sono costrette ad avvalersi di servizi a pagamento perciò un’ estate a gestire tutto questo andirivieni diventa un po' faticosa, sotto tutti gli aspetti.

Ah, dimenticavo, ovviamente i figli, che non facevano vacanze con noi dalla notte dei tempi, proprio quest'anno hanno deciso di regalarci la loro presenza, ovviamente con le rispettive mogli e prole, animaletti da compagnia e migliori amici che non sanno dove andare...

...tanto c'è posto, vero mamma?


 

 
 
 

Il grande mistero..

Post n°8435 pubblicato il 24 Giugno 2018 da nina.monamour





Saliamo in treno e ci troviamo con i nostri genitori e crediamo che sempre viaggeranno al nostro fianco, ma in qualche stazione loro scenderanno lasciandoci viaggiare da soli .
Nello stesso modo, nel nostro treno saliranno altre persone, saranno significative, nostri fratelli, amici, figli ed anche l'amore della nostra vita, molti scenderanno e lasceranno un vuoto permanente...

Altri, passeranno inosservati!

Questo viaggio sarà ricco di gioie, dispiaceri, fantasie, attese e saluti.
La riuscita di questo viaggio consiste nell'avere una buona relazione con tutti i passeggeri e nel dare il meglio di noi stessi.
Il grande mistero è che non sappiamo in quale stazione scenderemo.
Per questo dobbiamo vivere nel migliore dei modi, amare, perdonare ed offrire il meglio di noi.

Così, quando arriverà il momento di scendere ed il nostro sedile sarà vuoto, lasceremo bei ricordi agli altri passeggeri del treno della vita!
Ti auguro che il viaggio nel tuo treno, per questo e tutti i prossimi giorni, mesi, anni che resteranno, sia meglio ogni giorno, seminando amore e raccogliendo esiti.

Ah!

Ti ringrazio per ESSERE uno dei passeggeri del mio treno...




 
 
 

Il patto con il diavolo..

Post n°8434 pubblicato il 23 Giugno 2018 da nina.monamour

 

 

Se nella scaletta non ci fosse stata "Sympathy For the Devil" avremmo avuto qualche dubbio. Ma è evidente il patto col diavolo stipulato da Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood e Charlie Watts che a più di 70 anni "suonati" nei giorni scorsi si sono esibiti nella loro Londra per un doppio concerto al London Stadium.

In due serate hanno messo in fila 150mila persone. Non male calcolando che la loro carriera artistica è cominciata più di mezzo secolo fa. Lo smalto non è quello degli anni ruggenti ma almeno sei generazioni hanno saltato e urlato a squarciagola i testi di brani come "(I can't get no) satisfaction" o "Painted Black".

Senza filtro.

Chapeau.

 

 
 
 

Qualcosa di me..

Post n°8433 pubblicato il 22 Giugno 2018 da nina.monamour

 

Resterai sempre la cosa più bella che ho, ti attenderò sempre, ti cercherò sempre, e sarai nei pensieri profumati, e resterai nei momenti di distrazione.

Quando inciamperò in qualche lacrima e quando troverò un po' di forza che non credevo di avere, al di là di ogni felicità ancora non troppo grande e dietro ogni cosa, come in questa giornata di sole, come dietro quelle spighe gialle che stanno danzando con il vento.

E siccome niente svanisce nel nulla, forse anche tu porterai in giro qualcosa di me, forse un sorriso che invaderà il tuo volto senza motivo.


 
 
 

Di chi è la colpa?

Post n°8431 pubblicato il 20 Giugno 2018 da nina.monamour

 

 

E che nessuno si chieda più perché adesso anche le sessantenni chiedono il divorzio o se ne vanno di casa sbattendo la porta. Perché siamo cresciute con dei modelli di coppia assolutamente improbabili, ecco perché.

Perché all’epoca in cui eravamo costrette ad andare a dormire subito dopo Carosello il nostro riferimento per i rapporti di coppia erano Caballero e Carmencita, cioè il macho latino dal baffo che conquista e la bella che quando si sentiva dire frasi stucchevoli del tipo “io già l’amo alla follia, si licenzi e venga via” andava in brodo di giuggiole, mollava baracche e burattini, saliva sul cavallo bianco e andava a fargli il caffè per il resto della vita. La sfiga vuole che quando sono comparse le macchinette e George Clooney, molte ormai erano avanti con gli anni e hanno sprecato una vita a fare la moka.

Poi siamo cresciute, ed è venuto il momento di andare all'edicola a comprare i fumetti “proibiti”, che nascondevamo con cura. Naturalmente la nostra eroina era Eva Kant, che nel fisico ricordava le Barbie con cui giocavamo ancora e nello chignon impeccabile la Grace Kelly che sbirciavamo sulle riviste di mamma. Diabolik comincia a tenerla in qualche considerazione soltanto quando lei gli dimostra che è capace di mettere a segno dei colpi redditizi e a distrarre l’Ispettore Ginko facendogliela vedere ma non toccare (cosa resa difficile anche dalla calzamaglia in un pezzo unico). Per il resto deve tenere in ordine la caverna e portare la Jaguar a fare il tagliando. Da tutta questa storia delle maschere abbiamo anche capito l’importanza del peeling e, più tardi, del “ritocchino”.

Andando avanti negli anni ci siamo imbattute in Serge Gainsbourg e Jane Birkin, di cui ascoltavamo ovviamente di nascosto (in fondo la nostra è stata una maturazione della sessualità che si è svolta  molto "alla macchia") JE T'AIME..MOI NON PLUS, lui l’aveva scritta per Brigitte Bardot, che gli aveva calato il due di picche ma dato che non si butta via niente, l’ha riciclata con la povera Jane la quale, da brava professionista, si adattò al cambio senza dire beh e, sospirando con la giusta intensità e ritmo, lo rese ricco e famoso.

Sulla sponda opposta della Manica John Lennon eYoko Ono rappresentavano la coppia che faceva tutto sotto gli occhi di tutti e questo, dopo anni di cose nascoste che non si fanno o almeno non si dicono, ci spiazzava un po’. E comunque nessuna mai al mondo avrebbe voluto  assomigliare a Yoko Ono, per tutti e per sempre "quella che ha fatto dividere i Beatles", cioè la stronza per antonomasia e pure antipatica, oltre che giapponese prima che il Giappone diventasse trendy e tutti andassero matti per il sushi. Personalmente io ho sempre apprezzato di più Paul McCartney, che sembrava un bravo ragazzo, ma che in definitiva di mogli ne ha “macinate” tre.

Le fan della melodia italiana si ispiravano a Celentano e Claudia Mori, prototipo della coppia nostrana, lui che fa il capo del Clan e lei che un giorno è l’amante rompiballe di “Buonasera dottore” e l’altro la suffragetta delle lenzuola che intima “chi non lavora non fa l’amore”. Ma che fosse lei quella decisa a mettere a segno il colpo della vita lo si era capito quando se lo era sposato nonostante lui fosse fidanzato con Milena Cantù la “ragazza del Clan” mentre Don Backy e Fausto Leali stavano a guardare senza muovere un dito, tipico esempio di maschi che lasciano che le donne si scannino tra loro.

Romina inseguiva Al Bano tra gli ulivi di Cellino San Marco, abbandonando il dorato mondo di Hollywood a dimostrazione del fatto che quando si tratta di andare il più lontano possibile dalla propria madre le donne sono disposte a fare le peggio cose, come guidare il trattore  e cantare “Felicità” in russo.

John Travolta e Olivia Newton John in Grease erano chiaramente due che c’entravano tra loro come i cavoli a merenda, dopo l’estate e il ballo della scuola era chiaro che si sarebbero lasciati presto perché lui si sarebbe rifiutato di mettersi una giacca per andare a cena dai genitori di lei.

Altro modello da evitare come la peste quello di Lady Di + Carlo + Camilla, il classico triangolo istituzionale. Quello che manda in paranoia ogni organizzatore di eventi, dalla cena placé in casa al varo della portaerei perchè non si sa mai come sistemarli nei posti a tavola. E non credete che riguardi solo le teste coronate, i “terzetti semiufficiali” sono molto più frequenti di quanto si creda.

Con degli esempi così non ci si deve stupire se siamo riuscite ad arrivare fino a qui con il materiale che avevamo. Abbiamo messo a dura prova i nostri sogni, abbiamo tirato fuori le paxxe e ci siamo inventate una vita a due, dimostrando spesso non solo molta tenacia ma anche una grande creatività.

E se una poi proprio non ce la fa più e manda tutto affancuculo una volta che i figli son cresciuti beh, si può sempre dare la colpa a ....


CARMENSITA

 
 
 

Toy dog...

Post n°8430 pubblicato il 19 Giugno 2018 da nina.monamour


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La salute del corpo parte da quella della bocca, la "porta" dell'organismo, che va tenuta pulita negli animali così come negli uomini. Spazzolino e dentifricio devono diventare "un must" anche per i pet, avvertono gli esperti. I nostri compagni di vita possono infatti soffrire proprio come noi di disturbi a denti e gengive, particolarmente frequenti nelle razze canine più piccole, i cosiddetti "toy dog", e rischiosi per il benessere di organi vitali quali rene, cuore e fegato. E' il messaggio del mese dell'igiene orale, promosso da Mars Italia. Un'iniziativa che torna anche quest'anno all'insegna dello slogan...

"Tu spazzoli, lui mastica".

I problemi del cavo orale rappresentano oggi una grossa problematica nei nostri animali, questi disturbi interessano "il 70% dei gatti e l'80% dei cani maggiori di 3 anni. Il nemico più cattivo si chiama "parodontopatia, è quella che nell'uomo veniva definita piorrea, dipende dalla presenza di batteri del cavo orale" e "non è soltanto un problema estetico.

L'attacco invisibile sferrato dai germi della bocca può causare ben più di "gengiviti, retrazione gengivale e danni alle strutture di supporto dei denti che alla lunga possono cadere, attraverso un meccanismo definito di tromboembolismo settico, i batteri possono entrare in circolo e viaggiando nel sangue "diffondersi, raggiungendo altri organi e in particolare rene, cure e fegato, con endocarditi, glomerulonefriti e insufficienze epatiche".

Come salvare cani e gatti da questo effetto domino? I campanelli d'allarme sono diversi e non si limitano all'alito cattivo, l'alitosi è il sintomo che i proprietari notano di più, ma quando si presenta potrebbe essere troppo tardi perché significa che la sofferenza del cavo orale è già avanzata e le soluzioni sono normalmente chirurgiche e invasive.



In realtà l'odore è la punta dell'iceberg di un problema decisamente più importante e sommerso, ed esistono altri segnali-spia che i padroni devono imparare a monitorare, prima ancora di alito cattivo persistente, gengive rosse, infiammate o sanguinanti, e recessione gengivale che scopre la radice dei denti fino a farli cadere, a suggerire un possibile problema orale è il comportamento dell'animale.

Meglio insospettirsi, per esempio, se un inguaribile giocherellone sembra improvvisamente intristirsi, oppure se un goloso insaziabile inizia a fare "il difficile", magari mostrando di preferire cibi morbidi o masticando solo da un lato della bocca. Quando davanti alla ciotola l'animale dà l'impressione di aver cambiato "gusti", o quando diventa meno vivace e socievole, il proprietario tende a pensare che stia semplicemente invecchiando, invece potrebbe avere un dolore cronico.

I pazienti a quattro zampe nascono fondamentalmente come predatori, e per non ritrovarsi prede sono stati "preimpostati" da madre natura per mascherare il dolore. Ecco perché comprenderlo e valutarlo "è estremamente difficile" e un padrone attento può fare la differenza.

Una delle soddisfazioni principali di questo lavoro è sentire i proprietari che tornano da Veterinari dicendo di vedere un cane completamente diverso, ringiovanito, molto più attivo e interattivo. Perché curarli si può, l'importante è capire che stanno male.

 

 
 
 

La famiglia Mussolini..

Post n°8429 pubblicato il 18 Giugno 2018 da nina.monamour

 

 

Chiamano il figlio Benito, la famiglia Mussolini convocata in Tribunale a Genova, secondo i Giudici il nome "non è accettabile". I genitori si difendono, "È lo stesso del nonno"

Il Tribunale di Genova ha deciso di convocare i genitori di un bambino di poco più di un anno perché il nome che avevano scelto per lui quando è nato, a Parma, non è accettabile. Lo riporta in prima pagina il quotidiano del capoluogo emiliano, La Gazzetta di Parma, riferendo che il cognome della famiglia è Mussolini, e il bambino si chiama Benito.

Come il nonno, dicono i genitori, da poco trasferiti a Genova, e non come il Duce.

La spiegazione, però, non è servita, sempre secondo quanto si legge sulla Gazzetta, ad evitare la convocazione, l'udienza sarà nei prossimi giorni.

È di pochi giorni fa la notizia che i genitori di una bambina chiamata "Blu"


 

sono stati convocati dal Tribunale di Milano perché il nome non consentiva di identificarne il genere.

 
 
 

Un dono infinito..

Post n°8428 pubblicato il 17 Giugno 2018 da nina.monamour




“L’acqua è la materia della vita. E’ matrice, madre e mezzo. Non esiste vita senza acqua.”

Albert Szent-Gyorgy


Un bisogno essenziale per ognuno di noi durante il giorno, per vivere, lavarsi, nutrirsi. Quasi è impossibile immaginarci un mondo senz’acqua corrente, tutti i giorni la utilizziamo, la consumiamo ma soprattutto la sprechiamo dimenticandoci che anche il paese va nutrito e necessita di questo bene.

"Nutrire il Pianeta" è stato appunto il tema principale di Expo 2015, tutti ne hanno parlano e tutti sembravano essere a conoscenza di quanto il bene del mondo sia fondamentale per una vita migliore. Ma siamo davvero sicuri di avere un atteggiamento consapevole?

Il 17 giugno, come ogni anno dal 1995, si celebra la giornata modiale contro la desertificazione e la siccità. Istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l'opinione pubblica in materia di codiale ooperazione internazionale per combattere la desertificazione e gli effetti della siccità, ogni anno da allora tutti gli Stati coinvolti, le organizzazioni internazionali e quelle non governative si organizzano in tutto il mondo per realizzare numerosi eventi ed attività che promuovono non solo questa giornata ma anche delle pratiche utili per un atteggiamento eco sostenibile.

Obiettivo fondamentale è quello di sensibilizzare e indirizzare la popolazione a compiere gesti più consapevoli nei confronti di un mondo che ha sempre più bisogno del nostro aiuto. Come ormai sappiamo la desertificazione è una grande sfida ambientale, forse la più grande, una minaccia per le terre aride e semi-aride delle aree più povere del pianeta, basta pensare che sono più di 110 i paesi potenzialmente a rischio di desertificazione.

 


Vi propongo 10 modi per risparmiare acqua così anche tu potrai contribuire alla lotta contro la desertificazione del Pianeta.

Controllate che tutti i rubinetti e i tubi della vostra casa non abbiano perdite. Infatti anche una piccola goccia che fuoriesce da una rondella può arrivare a far sprecare 20 litri di acqua al giorno. 

Il WC non è un cestino! Ogni volta che buttate mozziconi di sigaretta o carta igienica non biodegradabile, vengono sprecati di norma dai 5 ai 7 lt di acqua per il deflusso.

Cercate di fare docce brevi e di chiudere il rubinetto quando vi insaponate, Infatti in media per ogni doccia si consumano dai 5 ai 10 lt di acqua al minuto.

Chiudete sempre l’acqua mentre vi lavate i denti. Ma ancora meglio è bagnare lo spazzolino e riempire un bicchiere d’acqua per il risciacquo della bocca.

Per un risparmio energetico ed idrico usate sempre lavastoviglie e lavatrice solo a pieno carico, durante le ore serali, nei giorni festivi, a basse temperature e optate per il lavaggio “eco” o rapido. 

Evitate il lavaggio a mano dei piatti, ma se proprio dovete, almeno non lasciate scorrere l’acqua in abbondanza mentre li insaponate. Usate detersivi ecologici o ancor meglio detersivi per i piatti fai da te.

Raccogliete l’acqua piovana e quella dei climatizzatori e sfruttatela per gli usi non potabili, ad esempio per lavare l’auto e innaffiare il giardino.

Lavate piatti, frutta e verdura in una bacinella e usate l’acqua corrente solo per il risciacquo.

Innaffiate le piante di sera: dopo il tramonto l’acqua evapora più lentamente.

Acquistate elettrodomestici di classe A+ progettati per ridurre il consumo di acqua. Il prezzo d’acquisto forse sarà più alto ma il vantaggio in termini di risparmio energetico e durata ripagherà la cifra spesa.

Buona Domenica..


 
 
 

Nessuna rimozione...

Post n°8427 pubblicato il 16 Giugno 2018 da nina.monamour

 

La posizione è quella che ha reso celebre la diva, gonna rialzata dal vento, con le mani che cercano di trattenere la parte anteriore dell'abito, mentre il lato b resta scoperto.  

Davanti alla prima Chiesa della congregazione di Stamford, nello stato del Connecticut, in Usa, è spuntata una statua alta otto metri, che ritrae Marilyn Monroe,  realizzata dall'artista Seward Johnson.

Nonostante la Chiesa davanti cui è collocata l'opera appartiene a una comunità protestante proggressista,  la polemica è scoppiata ugualmente. Sì, perché il didietro scoperto di Marilyn è proprio in bella mostra, davanti all'ingresso dell'edificio.

Il reverendoYonkman dice che la statua"mi fa sentire a disagio", anche se nella sua comunità c'è anche chi è stato divertito dal nuovo panorama. Molti, invece, sono rimasti turbati o addirittura sconvolti ma, nonostante questo, il Reverendo fa sapere che non chiederà la rimozione della statua.

Secondo un menbro della Chiesa, la collocazione di Marilyn è irrispettosa, senza contare che "la sua gonna è in aria e tutti sono lì sotto".

Nel tentativo di sedare gli animi, lo stesso Yonkman ha ricordato la visione progressista della sua chiesa, tanto che proprio Domenica, in quell'edificio, verrà ospitato un evento Pride con la comunità Lgbt.

L'opera di Seward Johnson, che fa parte di una serie di installazioni posizionate nei luoghi pubblici di Stamford, presenti per tutta l'Estate, può essere considerata da parte della prima Chiesa della congregazione "un'opportunità per farci conoscere".


 
 
 

Le piogge di Primavera..

Post n°8426 pubblicato il 15 Giugno 2018 da nina.monamour

 

 

Non nasce in un'ora
il vero amore,
né dà scintille a comando la sua pietra,
ma lento nasce e si propaga
dopo una lunga complicità che lo rafforza.
Invulnerabile diventa
alla noia e agli abbandoni.
Dura poco quanto vediamo
nascere all'improvviso.
Sono una terra dura e rocciosa,
aspra alla vegetazione;
ma se una pianta vi affonda le radici
non deve temere le piogge di Primavera.

Buona giornata..


 
 
 

Fili di seta..

Post n°8424 pubblicato il 14 Giugno 2018 da nina.monamour

 

 

Non sono una macchina

che scrive solo poesie,

sono una fragile donna con tanti fili di seta,

sono una donna lieta coperta di mille rossori,
troppo fragile
e nuda perché

possa chiamarmi l’amore..


Alda Merini


 
 
 

Gli anni ruggenti..

Post n°8423 pubblicato il 13 Giugno 2018 da nina.monamour

 

Immagine correlata


Un tot di anni fa, sopra la scrivania, avevo un quadretto su cui appiccicavo con lo scotch foto di uomini che mi piacevano, alcuni anche (o solo)  fisicamente e altri che facevano le cose che avrei voluto fare io, come avrei voluto farle io. L'insieme risultava alquanto eterogeneo e perciò divertente. 

Questi sono gli uomini di allora, stiamo parlando degli anni '80 e '90 e ne mancherà di sicuro qualcuno, per tutti quelli che sono venuti dopo ci sarà senz'altro una seconda puntata. E' un elenco, con tanto di motivazioni, e non una classifica, abbastanza rappresentativo e assolutamente autobiografico e leggero, su cui  qualcuna sarà d'accordo e altre avranno da ridere o da ridire, si accettano commenti e suggerimenti.

Obelix – perchè sono assolutamente convinta di essere caduta nel paiolo della pozione magica da piccola e credo da sempre di riuscire a portare sulle spalle menhir di qualsiasi dimensione

Giuàn Trapattoni – perchè ho sempre adorato la filosofia surreale del “Non dire gatto se non l’hai nel sacco”

Umberto Eco – perchè l’autore di Diario Minimo e La vertigine della lista sta di diritto nel pantheon di una che scrive un blog come questo

Michel Platini – quando era un mito della Juve, non un fiacco dirigente anche un po' antipatico.

Holden Caulfield (e per la proprietà transitiva, Alessandro Baricco) – Perchè odio i periodi lunghi. Non so se mi spiego. E le anatre di Central Park sono una immagine indimenticabile. E se non sapete cosa è Barnum non avete mai letto veramente Baricco.

Giovanni Minoli –  perchè la TV fatta bene come Mixer e La storia siamo noi è qualcosa di bello e utile. E anche perchè è stato l’inventore di Un Posto al Sole (ma questo è venuto molto dopo).

Marco Tardelli – perchè a Torino invidiavamo molto quella che l’ha sposato, della serie "che cosa ha lei che noi non abbiamo ?"

Hug Grant – perchè erano gli anni di Quattro matrimoni e un funerale, voi chi avreste appiccicato al muro?

Woody Allen – per qualunque film fino alla fine degli anni ’90, poi solo per qualcuno. Ho portato per un intero inverno la cesta africana con il cappotto, come Barbara Hershey in Hanna e le sue sorelle fino a quando non mi hanno fatto notare che sull'autobus ero ad altissimo rischio borseggio.

Alessandro Manzoni – vi siete accorti che mi piace la fiction?

JFK – senza se e senza ma, con tutto il bagaglio di famigliona americana, Jackie icona di stile, Hyannis Port ecc.. ecc.. La politica non c’entra nulla. L’ideale di famigliona americana negli anni mi avrebbe fatto fare qualche cazzata, ma non lo potevo ancora sapere.

Antonio Di Pietro – se non avete mai visto una registrazione dei suoi interrogatori ai processi di Tangentopoli non potete capire. Quello era il suo mestiere, solo quello avrebbe dovuto fare. L’ho messo apposta tra JFK e Michael Douglas, amo i contrasti.

Michael Douglas – figo era figo,  e poi c'era anche quella storia della dipendenza da sesso che lo rendeva intrigante. Adesso mi capita la sua foto sulla scrivania dell'ufficio solo perchè è testimonial della campagna di prevenzione per il cancro alla gola che si è preso a forza di tutto quel sesso orale.

Bruce Springsteen –  il mio idolo di sempre




 
 
 

Abilità sociale..

Post n°8422 pubblicato il 12 Giugno 2018 da nina.monamour

 

 

Il pettegolezzo è un'arma utilizzata (spesso e volentieri) da parte delle donne per sfidare le potenziali rivali nelle competizioni per ottenere l’attenzione di un uomo.

Il pettegolezzo stesso risulterebbe un'abilità sociale altamente evoluta nonché una tattica di concorrenza intrasessuale essenziale per i rapporti interpersonali. Le donne sono caratterizzate da una maggiore tendenza al pettegolezzo rispetto agli uomini e che godono molto di più dei risultati di questa "arte" rispetto ai maschi.

Inoltre spettegolare risulta anche essere un'attività costruttiva nel senso che più si spettegola più la capacità di creare e diffondere pettegolezzi aumenta. Il pettegolezzo si rivela dunque un'abilità sociale essenziale per i rapporti interpersonali e non tanto un difetto del carattere.


 
 
 

I "no" che aiutano a crescere..

Post n°8420 pubblicato il 11 Giugno 2018 da nina.monamour


In questo anno che ci costringe a non frequentare troppo i locali pubblici per non trasportare il contagio a destra e a manca, ci dobbiamo destreggiare tra i palinsesti TV alla ricerca di qualche programma meritevole.

Scartati i talk show da fare schifo che, se accumulati con il virus potrebbero risultare letali anche alle più forti fra noi, consiglio di fare un giro su Le ragazze del ’68, la domenica alle 20,35. Tanto con l’influenza il week end lo si passa a casa.

È una TV che parla della storia dell’altroieri, per intenderci quella di cui ci ricordiamo qualcosa per averla letta sui giornali di papà o vista al telegiornale che in famiglia si guardava in religioso silenzio all’ora di cena. Chi si è persa le prime puntate può recuperare con Rai Play.

Ogni puntata racconta la storia di due donne che nel fatidico ‘68 avevano all’incirca vent’anni, ogni puntata una donna normale e una donna "famosa",  Lidia Ravera e la miss, Annamaria Bernardini De Pace e l'operaia, la figlia di Enzo Biagi e la fotografa.

È un '68 senza retorica e senza rimpianti, raccontato semplicemente, le signore ormai tra i sessanta e i settanta, nei loro salotti perbene, con i capelli in ordine e un filo di trucco come si confà a delle nonne (lo sono quasi tutte) tirano fuori le foto, ordinate nelle scatole a fiori e negli album con la spirale di plastica colorata e raccontano di gonne a pieghe buttate alle ortiche, di scelte di vita lontano dalla famiglia per seguire la politica, un lavoro "da maschi", la voglia di indipendenza, il sogno del successo, il tipo carino ma "maledetto".

 


Pioniere con o senza la consapevolezza di esserlo, ma di sicuro donne che ci hanno aperto la strada. Attraverso i loro ricordi e i filmati d’epoca, con la musica di allora in sottofondo ci raccontano cosa succedeva alle ragazze quando decidevano di dire di no a un cliché, a un ruolo, a un padre.

In questo tempo in cui si discute tanto dei no da dire, di come dirli, di "quando" e "se" dirli, perché dirli o non dirli, sentir affermare dalla generazione che ci ha preceduto che i no si possono e si devono dire dovrebbe farci pensare.

Dietro queste placide signore c’è la storia di un anno che ha cambiato il destino del mondo, la ribellione di un’intera generazione a cui tutte siamo debitrici, sono loro in fondo che ci hanno insegnato che esiste la possibilità di scegliere, la possibilità di non aver paura a dimostrare carattere e tenacia ma soprattutto il diritto a non lasciarsi intrappolare, roba così..

Proviamo a ricordarla, questa nostra storia dell'altro ieri, proviamo a spiegarla alla generazione delle nostre figlie e ormai quasi a quella delle nipoti, che leggono le storie delle bambine ribelli famose e non sanno che la ribellione delle donne, quell'anno, era dietro ogni porta di casa che veniva sbattuta alle spalle.

Le ragazze del ’68 possono essere un buon punto di partenza per smetterla di ragionare guardando solo al proprio ombelico.


 
 
 

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