Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Settembre 2018

La sbadataggine degli Italiani...

Post n°8523 pubblicato il 28 Settembre 2018 da nina.monamour

 

 Risultati immagini per oggetti smarriti

 

Perdiamo di tutto, ovunque, specialmente in questo periodo di grandi spostamenti, colpa dei ritmi frenetici, ma non solo (magari fosse solo questo )

Il classico portafogli, le chiavi di casa, la borsa e, soprattutto, il cellulare; e poi ombrelli, cappelli e sciarpe, peluche e biberon, per non dimenticare gli occhiali, i libri, lo zaino o il trolley e persino manichini di plastica, scopini del wc, dentiere, farmaci, addirittura mute da sub piuttosto che la tesi di laurea. E' l'esercito degl oggetti persi elle stanze d'albergo, al rstorante, in spiaggia, in treno o in aereo, sull'autobus, in metro o in taxi.

Ma anche al cinema, se non per strada, e nelle nostre case, dove non sono smarriti per sempre ma restano magari nascosti per giorni o addirittura mesi, basti pensare ai milioni di monetine, abbandonati nelle tasche di giacche, cappotti e pantaloni. Entrare nei magazzini degli uffici oggetti smarriti dei Comuni, dove ogni giorno si accumulano centinaia di beni più o meno preziosi, è come fare un viaggio nella sbadataggine degli italiani.

Che solo nelle proprie case, secondo un sondaggio di qualche tempo fa, custodirebbero, senza saperlo perchè dimenticati tra cassetti, cantine e solai, un vero e proprio tesoro che varrebbe oltre 11 mliardi di euro.

Che siamo un popolo di distratti  , l'ha dimostrato un altro sondaggio condotto su oltre 10mila utenti della comunity di BlaBlaCar, il sistema di condivisione dei percorsi stradali; dal sondaggio è emerso che l 12% dei passeggeri ha dimenticato almeno una volta un proprio oggetto persoanle su un'auto condivisa e che il 19% dei conducenti ha ritrovato nel proprio veicolo un oggetto dimenticato uncompagno di viaggio.

Al primo posto occhiali, telefono e ombrello, poi sciarpa e cappello, auricolari, caricatori dello smartphone, giacche, portafogli, libri, cibo, regali, zaini, valigie pc o tablet. Per le donne, è più facile scordare ombrello, giacca o cavo del caricatore, per gl uomini sciarpa, cappello, seguiti da occhiali, auricolari e telefonino. Invece nessuna donna ammette d'aver mai smarrito zaino o regali e nessun uomo tablet o pc e la propria valigia.

Ma c'è chi smarrisce di tutto e di più, persino importanti documenti personali, caarte di credito e bancomat lasciati alla cassa del supermercato oppure la tessere universitaria, come quella di una studentessa ritrovata qualche tempo fa dall'attore Tom Hanks che dopo averla restituita si è fatto paladino, sul suo account Twitter, dell'aiuto ai distratti.

Ma perchè perdiamo tante cose?

Se ha ragione il Sociologo Finzi, secondo il quale la distrazione è destinata ad aumentare con l'invecchiamento della popolazione e più gli anni crescono maggiori sono le dimenticanze, è anche vero, che la sbadataggine non conosce età. E spesso è frtutto dei ritmi frenetici della vita quotidiana, tanto che si perdono spesso gli oggetti, come le chiavi di casa o il cellulare, che abbiamo sempre in mano e appoggiamo da qualche parte salvo poi dimenticarci dove.

Ma perdere un oggetto può essere anche il sintomo di un disagio psicologico inconscio, distrazioni da rabbia o risentimento, mentre la sbadataggine, seppure meno diffusa, può colpire anche le persone più organizzate e ordinate quando vengono travolte dai ritmi frenetici del lavoro, dei viaggi, della famiglia.

A Voi, è mai capitato di perdere qualcosa?


Risultati immagini per perdonate la mia assenza


Perdonate la mia assenza

Tornerò presto, prestissimo..


 
 
 

Le strofe diventano disegni..

Post n°8522 pubblicato il 26 Settembre 2018 da nina.monamour





Andrea "Andy" Ventura, è un grafico, illustratore e vignettista romano. È molto seguito, e la sua pagina Facebook sta ricevendo molti apprezzamenti per un album in cui raccoglie le sue "Canzoni disegnate così come sono sono.

"L'idea è stata molto semplice, racconta Andy, ascoltando distrattamente una canzone di Francesco De Gregori, c'è un verso che recita ..."Ma se i tuoi occhi fossero ciliegie, io non ci troverei niente da dire, e non c'è niente da capire". Mi sono immaginato la scena e l'ho semplicemente disegnata.






La stessa cosa con il celebre verso cantato da Lucio Battisti "Seduto in quel caffè io non pensavo a te".







E l'effetto è tutto da ridere.



 
 
 

Basta con le convenzioni sociali..

Post n°8521 pubblicato il 25 Settembre 2018 da nina.monamour



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Per quanto chic, molti uomini non si gireranno più a guardarci, vuol dire che siamo diventate invisibili? Forse per qualcuno, allora è meglio perdere che trovare. E poi cosa vuol dire davvero, sentirsi invisibili?

Quest'idea del diventare invisibili passata una certa età me l’ha suggerita una mia amica, era una vocetta che smantellava il mio ottimismo, e da subito mi son detta le devo rispondere.

Ma si sa, non sempre si ha la risposta pronta e alle volte è meglio contare non fino a 10 ma fino a 100 o anche 100.000, allora io farei diverse considerazioni.

La prima è che la sindrome dell’invisibilità colpisce a qualsiasi età; ne soffrono gli adolescenti, che non sanno se vestirsi e acconciarsi come tutti per fare parte del gruppo e godere della visibilità dell’insieme, o rendersi il più diversi possibile sperando che quella diversità li renda interessanti invece che esclusi. E chi dice che non si ricorda quella sensazione a quell’età mente sapendo di mentire.

La seconda è che attribuire l’invisibilità al fatto che non si è più giovani è semplicistico e sommario. Cosa dovrebbero dire quelle che non sono mai state belle e neppure carine e gli uomini non si voltavano nemmeno quando erano nel fiore degli anni? O quelle che erano carine e anche molto ma non appariscenti e venivano notate solo al secondo o al terzo sguardo?

La terza considerazione è che in realtà, quando parliamo di invisibilità, non ci riferiamo solo allo sguardo degli uomini. Certo quello è il primo che viene in mente e sì, ormai è scientificamente provato che gli uomini guardano le donne giovani e belle. Salvo poi, per fortuna della riproduzione del genere umano, accompagnarsi anche a donne meno belle e mantenere delle relazioni durature, che comprendono quindi l’invecchiamento di entrambi.

Ma il senso di invisibilità parte da dentro di noi, se così non fosse, non farebbe tanto male e non sarebbe così difficile da vincere.

Infine, gira in questi giorni su FaceBook un post, che magari qualcuno di voi ha visto, con un bellissimo ritratto di quattro signore in età, vestite in modo eccentrico e bizzarro.


Risultati immagini per donne invisibili pinterest


Hanno una loro eleganza speciale, quella del tipo "a me piace così e allora?", e la foto è accompagnata da una poesia, "quando sarò vecchia mi vestirò di viola", di Jenny Joseph, che è anche una dichiarazione di intenti di come finalmente, ad una certa età, ci se ne potrà infischiare delle convenzioni sociali e fare quello che ci pare.

Ohi...ohi adesso direte, e le regole dello chic? Quelle con cui ci bacchetti ogni settimana? Ma mie care, la regola base dello chic è essere se stesse!

Essere se stesse non vuol dire mettersi in mostra, oddio, magari per qualcuna sì. Ma essere se stesse, ed essere chic, vuol dire che si sa che gli uomini non si gireranno a guardarci. Però quando parleranno con noi ci ascolteranno davvero, invece di fare finta di ascoltarci pensando a qualcosa d'altro...

E quando si è se stesse non si è invisibili, non ci se lo chiede neppure, perché è molto più interessante osservare gli altri, che cercare di capire se gli altri ci guardano e come ci guardano!

Buona giornata, rilassante inizio di settimana


 
 
 

Donne speciali..

Post n°8520 pubblicato il 22 Settembre 2018 da nina.monamour

 

 

 

Il gattamortismo non muore mai, sappiatelo, non c’è limite d’età, non c'è un’età pensionabile, sonocome i diamanti, per sempre. Anche dopo i Cinquanta le GatteMorte ci sono, eccome! Anzi, la vita ha dato loro modo di perfezionare tutte quelle tattiche in cui sono maestre fin da quando, negli anni Ottanta, invece di voler sposare Simon Le Bon avevano già messo molto più pragmaticamente gli occhi su uno “sposabile” che frequentava le stesse compagnie e poco importava che fosse già fidanzato con un'altra.

La specialità della GM è far credere ad ogni uomo che non riesce a fare praticamente nulla da sola e quindi ha bisogno di aiuto riuscendo nel duplice risultato di gratificare l’orgoglio del maschio che si sente indispensabile e di avere la continua conferma delle proprie capacità di seduzione.


Per esempio, per restare negli anni pre-wedding, alcune tra le GM veramente brave, con la scusa che non avevano la macchina o che parcheggiare dava loro l’ansia (la GattaMorta non guida mai l'auto e non va da nessuna parte se non è accompagnata) riuscivano nella straordinaria impresa di costringere un tapino che pendeva dalle loro labbra ad accompagnarle fin sotto casa del fidanzato ufficiale ed eventualmente anche ad aspettarle fino al termine della sessione erotica per riaccompagnarle a casa con la inoppugnabile motivazione "i miei genitori sono più tranquilli se mi vedono uscire con te" frase da premio Nobel.


Le GM si sono perciò sposate prima di tutte quelle che ingenuamente dimostravano di essere intelligenti, simpatiche, cameratesche e autoironiche e prima di convolare a nozze si facevano un sacco di problemi su concetti inutili come l’indipendenza o il voler trovare la propria strada. Insomma, prima di quelle che venivano tenute in scarsissima considerazione a scopo matrimonio dai rappresentanti dell’altro sesso che come è noto ritengono l’intelligenza in una donna meno utile del saper cucinare una parmigiana per trenta persone.

Nella maggior parte dei casi leGM sono rimaste fedelissime ad un solo uomo, senza però tralasciare di far credere a tutti gli altri che poteva anche non essere una scelta definitiva, che qualche spiraglio ci poteva essere, che erano ancora alla ricerca della felicità vera....ma senza mai offrire appiglio per un assalto all’arma bianca.

Gli uomini, il cui difetto principe sta nella loro "mascolinità" cioè nella capacità di farsi menare per il naso da un bel paio di tette, due sospiri e una promessa ci sono cascati nove volte su dieci e la decima l'hanno evitata soltanto perché distratti da gravissimi problemi, tipo che la loro squadra del cuore non aveva superato gli ottavi di finale in Champions.

Così si è andati avanti per decenni, con GatteMorte maritate che coglievano ogni occasione per farsi compatire dai mariti altrui con qualsiasi scusa, tanto che spesso, al ritorno da una serata con amici, alcune tapine si sentivano fare dal coniuge uno spassionato discorso della poverina che tutta la sera aveva intrattenuto gli uomini presenti con il racconto della propria fragilità narcisistica, naturalmente corredata da una ubriacatura posticcia e una scollatura strategica.

La GM ultracinquantenne è ancora una bella donna, o comunque una che si è sempre molto curata ma a dispetto di tutte le ore in palestra, i massaggi, le terapie a ultrasuoni e i filler non si lascia mai scappare l'occasione per dire che si sente uno straccio, soprattutto se in presenza di qualche poveretta non proprio fresca di parrucchiere e magari con il trucco un po’ disfatto. Il suo scopo, manco a dirlo è quello di sentirsi dire "ma figurati, stai benissimo" e conosco donne che dichiarano cinquant’anni avendone appena compiuti 48 per farsi dire che li portano da Dio…

Le GatteMorte non hanno mai divorziato, al massimo sono rimaste vedove (alla nostra età purtroppo capita). A voler essere un filino cinici è la situazione perfetta per chi ha fatto del sospiro e del "povera me" una filosofia di vita. Si può essere compatite e vezzeggiate senza essere eccessivamente importunate, il che è un bene, perché lascia molto più margine di manovra e consente di trincerarsi dietro un giustificatissimo sdegno da usare a piacimento.

Perché “la gggente è così caaaaaattiva!!!”

Tutte almeno una volta nella vita, hanno incrociato una GM tanto che si potrebbe persino fondare un'associazione di "vittime delle GatteMorte", con riconoscimento come Onlus, Giornata Nazionale, pagina Facebook, account twitter e serie di baci Perugina con frasi dalle canzoni di Carmen Consoli. Ma sarebbe un'implicita ammissione di sconfitta, e quindi nemmeno a parlarne.

 

 
 
 

Gli arpioni delle baleniere islandesi ...

Post n°8517 pubblicato il 20 Settembre 2018 da nina.monamour

 

 

La compagnia baleniera islandese Hvalur ha annunciato che dal 10 giugno di quest'anno, dopo due anni di sospensione, è tornata a cacciare la balenottera comune (Balaenoptera physalus), una specie di cetaceo in pericolo di estinzione. La quota di balene da uccidere è stata fissata in 161 esemplari, ma potrebbe arrivare fino a 191; i balenieri, infatti, possono recuperare il 20 percento della quota dello scorso anno, durante il quale non è stato versato il sangue di queste magnifiche creature.

L'annuncio di Hvalur è stato accolto con sdegno e disapprovazione dalla comunità internazionale; non a caso la decisione cozza con la moratoria sulla caccia ai cetacei entrata in vigore nel 1986, istituita dalla Commissione internazionale per la caccia alle balene. Islanda e Norvegia sono gli unici due Paesi al mondo in aperto e dichiarato contrasto con la suddetta moratoria, dato che praticano ufficialmente la caccia alle balene per scopi commerciali. Il Giappone, altro Paese che uccide balene, si trincea dietro la fantasiosa scusa della ricerca scientifica, anche se è ampiamente noto che la stragrande maggioranza della carne finisce nei congelatori dei supermercati (dove fra l'altro resta invenduta).


 

La balenottera comune, grazie ai suoi 26 metri di lunghezza massima stimata, è il secondo animale più grande del Pianeta dopo la balenottera azzurra (Balaenoptera musculus). Una popolazione di circa 10mila esemplari vive anche nel Mar Mediterraneo, ma possiede un profilo genetico leggermente diverso da quello dei mammiferi marini che vivono nell'Oceano Atlantico. La specie, come indicato, è in pericolo di estinzione e classificata con codice EN nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.

Alla luce di questi dati, la decisione degli islandesi risulta spietata e anacronistica, ma rischia di avere serie ripercussioni economiche per l'Islanda, oltre che di immagine. Gli Stati Uniti stanno infatti minacciando pesanti sanzioni, e già nel 2014 non invitarono il Paese del Nord Europa alla più importante conferenza sull'Oceano. La speranza è che la pressione internazionale faccia desistere Hvalur e altre compagnie baleniere dai propositi sanguinari. Recentemente la Norvegia ha annunciato di voler uccidere 1.278 balenottere minori.




Ma perché l'Islanda vuol tornare a uccidere questi animali? Le ragioni sono prettamente economiche. L'amministratore delegato di Hvalur ha annunciato di considerare la possibilità di collaborare con l'Università dell'Islanda e dell'Islanda Innovation Center per realizzare specifici prodotti dalle risorse ottenute dagli animali uccisi. Tra essi vi sono estratti di carne di balena essiccata da inserire negli integratori di ferro per chi soffre di anemia, ma anche alimenti e altri medicinali derivati dalla gelatina contenuta nelle ossa delle balene.

La domanda globale di carne di balena è in costante declino e quella interna in Islanda è considerata scarsa, dato che nei ristoranti viene offerta soprattutto ai turisti "incuriositi". L'obiettivo dei balenieri islandesi è l'esportazione in Giappone, ma il transito di navi che trasportano la carne di balena viene ostacolato in molti porti del mondo.

Farla giungere fresca nel Paese del Sol Levante è dunque un grosso problema per le due aziende islandesi che praticano questi massacri, la Hvalur, che uccide le balenottere comuni, e la IP-Utgerd Ltd specializzata nella caccia alle balenottere minori, così si sta pensando anche a prodotti alternativi da poter smerciare.


 
 
 

❥ ✿ ♥

Post n°8514 pubblicato il 19 Settembre 2018 da nina.monamour

 

 

 Non è uno scherzo, talvolta mi figuro che Lui, che pure è qui, senta la mancanza "di me" e si domanda, Santo cielo se Lei fosse qui, e tu, povero cervello, incapace di pensare! Per giunta sarebbe una menzogna se dicessi che sento la mancanza di Lui, è la magia più perfetta, più dolorosa, Lui è qui esattamente come me e più ancora; dove sono io è Lui, come me e più ancora. Non è uno scherzo, talvolta mi figuro che Lui, che pure è qui, senta qui la mancanza "di me" e si domandi: “Dove è mai?"

Io sono più per un pensiero amoroso inatteso in un giorno qualunque, mentre tutti sono indaffarati nella loro quotidiana routine coi cuori a profusione riposti sotto un tappeto, e proprio in quel casuale giorno si riceve una piccola e semplice sorpresa inaspettata...la giornata diventa luminosa.

E per me non c'è nulla che superi una lettera d'amore oohhhhh....quanto m'incanto per poche parole scelte, pensate e dedicate.

Amo le lettere tutte, ma ancor più amo quelle d'amore, ammetto di conservare tutte quelle che ho ricevuto in una scatola di latta azzurra, una scatola che racchiude un tesoro preziosissimo visto il contenuto di quegli scritti che raccontano del sentimento più aulico che ci possa essere.



Che poi le lettere d'amore non sono solo per fidanzati, questo è ovvio. Tempo fa, per il compleanno di una mia cara zia le donai una lettera, quattro fogli colmi di tutte le cose che ritenevo troppo importanti da dirle a voce, solo la scrittura e l'attesa per trovare la parola giusta avrebbero reso il messaggio così nitido, così chiaro e allo stesso tempo così intenso.

Anche a Daniela, la mia amica d'infanzia, ho da poco scritto una lettera perché solo attraverso quello scritto sono riuscita a fermare tutte le emozioni, per donarle poi con semplicità.

Le lettere d'amore hanno il potere di far emergere ciò che durante le giornate diamo per scontato, fanno riaffiorare le emozioni più travolgenti che scatenano in chi le scrive e nel lettore uno sfarfallio gioioso ed orgasmico dallo stomaco alla testa ed è per questo che continuerò a scriverle e spero di poterne ricevere altre.

 

 
 
 

Cosa si prova ad essere over?

Post n°8513 pubblicato il 17 Settembre 2018 da nina.monamour

 

L'altro giorno, una ragazza giovane mi ha chiesto:
"cosa provi nell'essere vecchia"?
Mi ha sorpreso molto la domanda, dato che non mi sono mai ritenuta vecchia.

Quando la ragazza ha visto la mia reazione, immediatamente si è dispiaciuta, ma le ho spiegato che era una domanda interessante.
E poi ho riflettuto, ho pensato che invecchiare è un regalo.
A volte mi sorprende la persona che vedo nel mio specchio.
Ma non mi preoccupo di lei da molto tempo. Io non cambierei nulla di quello che ho per qualche ruga in meno ed un ventre più piatto.

Non mi rimprovero più perché non mi piace riassettare il letto, o perché non mangio alcune "cose". Mi sento finalmente nel mio diritto di essere disordinata, stravagante e trascorrere le mie ore contemplando i fiori.
Ho visto alcuni cari amici andarsene da questo mondo, prima di aver goduto della libertà che viene con l'invecchiare.

A chi interessa se scelgo di leggere o giocare sul computer fino alle 4 del mattino e poi dormire fino a chi sa che ora?

A chi interessa se ballo da sola ascoltando la musica anni 60?
E se dopo voglio piangere per un amore perduto?
E se cammino sulla spiaggia in costume da bagno, portando a spasso il mio corpo e mi tuffo fra le onde lasciandomi da esse cullare, nonostante gli sguardi di quelle che indossano ancora il bikini, saranno vecchie anche loro se avranno fortuna.
È vero che attraverso gli anni il mio cuore ha sofferto per la perdita di una persona cara, ma è la sofferenza che ci dà forza e ci fa crescere.

Un cuore che non si è rotto, è sterile e non saprà mai della felicità di essere imperfetto.
Sono orgogliosa di aver vissuto abbastanza per far ingrigire i miei capelli e per conservare il sorriso della mia giovinezza, di quando ancora non c'erano solchi profondi sul mio viso.
Orbene, per rispondere alla domanda con sincerità, posso dire, mi piace essere vecchia, perché la vecchiaia mi rende più saggia, più libera!

So che non vivrò per sempre, ma mentre sono qui, voglio vivere secondo le mie leggi, quelle del mio cuore. Non voglio lamentarmi per ciò che non è stato, né preoccuparmi di quello che sarà. Nel tempo che rimane, semplicemente amerò la vita come ho fatto fino ad oggi, il resto lo lascio a Dio.

 
 
 

Ma che succede se ci si mette Cupido?

Post n°8512 pubblicato il 16 Settembre 2018 da nina.monamour

 

 

"Ma amici mai per chi si cerca come noi non è possibile…" canta Antonello Venditti. La strofa di una canzone del 1991 è ancora valida? Perché il sesso tra amici sta diventando una sorta di "must" in un mondo in cui le relazioni fisse diventano sempre meno diffuse e vincolanti. In America li chiamano "friends benefit", i benefici di essere amici di letto, ovvero quelle amicizie condite da solo sesso, niente amore.

Andare a letto con il proprio amico o amica è diventato un modo come un altro di vivere un rapporto di coppia che nasce dall’amicizia e si sviluppa in maniera differente rispetto ad una relazione amorosa. Manca l’impegno, il dovere nei confronti del partner. Molto spesso è una situazione di comodo oppure di pura coincidenza dovuta al fatto che a furia di condividere stati d’animo, segreti, interessi si finisce per sviluppare una intesa così forte che il rapporto sessuale diventa un ultimo step evolutivo dell’amicizia stessa.

In altri casi si finisce a letto per puro caso o per una forte attrazione che non ha necessariamente come base l’amore reciproco. In un'amicizia il sesso può essere grandioso proprio perché completamente libero da gelosie, ansie, risentimenti ed elucubrazioni mentali. Sono molte le persone, uomini e donne, soprattutto tra i più giovani e con un picco tra i 30/40, che decidono di fare sesso ma di non parlare d’amore.




Insomma tutto bene o almeno sembrerebbe addirittura, secondo studi e sondaggi almeno in metà dei casi, questa amicizia di fatto e di letto finisce col trasformarsi in un rapporto vero, in una relazione amorosa a tutti gli effetti. E quando questo non succede? Si può continuare a restare amici, oppure come dice in una maniera (molto) poco elegante l’orsetto Ted, nel film omonimo, trombamici.

Ma cosa succede quando è uno dei due amici a cominciare a provare sentimenti più affettuosi nei confronti dell’altro? I problemi cominciamo proprio qui. La regola del “vietato innamorarsi” va onorata come un mantra per non rovinare anni e anni di complicità e segreti condivisi. Perdere un amico è peggio che perdere un amante. Ecco perché è consigliabile sempre mettere in chiaro le cose sin dall’inizio, evitare coinvolgimenti amorosi.

 


Ma si sa, al cuor non si comanda, e allora come comportarsi quando succede? In un solo modo, essere sinceri. Non bisogna tenersi tutto dentro col rischio di mettere in serio pericolo il futuro dell’amicizia. Ma vivere male l’amicizia perché uno dei due ama l’altro, e non è corrisposto, è una pena troppo forte che non va vissuta fino in fondo.

Tanto vale provare a dirlo, e magari anche l'altro sta nascondendo i propri sentimenti. E se ci è andata male, separarsi sarà sempre meno doloroso di stare insieme e sentire l'altro confidarci che un'altra persona gli piace tanto. Magari proprio dopo che ha appena finito di fare sesso con noi.


 

Buona Domenica

 
 
 

A Maddalena..

Post n°8511 pubblicato il 15 Settembre 2018 da nina.monamour

 

 

 "Mi piace pensare che un soffio di vento

sia la carezza di chi non c'è più.."


Buon Sabato

 

 

 
 
 

L'identikit del traditore...

Post n°8509 pubblicato il 14 Settembre 2018 da nina.monamour

 

 

Italiani popolo di santi, navigatori e...traditori. Almeno stando all'ultimo sondaggio fatto da un portale di incontri extraconiugali che conferma il primato dello scorso anno, i cittadini del Bel Paese sono i più fedifraghi d'Europa, davanti a spagnoli e francesi che si aggiudicano il secondo e terzo posto del podio.

Indipendentemente dal sesso, oltre la metà della popolazione italiana (67%) ha ammesso di aver ceduto ad una scappatella, almeno una volta all'interno della stessa relazione. C'è anche una "sottoclassifica" dove, tra le città con i tradimenti più frequenti, in testa a tutte c'è Roma, seguita da Milano, Napoli, Genova e Palermo.

Ecco l'identikit 2018 del traditore tipo profilo socioeconomico tendenzialmente medio alto, con una sensibile presenza di liberi professionisti (15%), imprenditori (12%) e dirigenti (9%). La maggior parte organizza il tradimento al mattino (47%) o durante la pausa pranzo (30%). Uno su tre possiede un animale. Perché si tradisce? I motivi continuano ad essere più o meno gli stessi, uscire dalla routine e dalla noia (38%), scarsa attenzione dei partner ufficiali (33%), insoddisfazione per la propria vita sessuale (29%).

 
 
 

Penna o tastiera?

Post n°8508 pubblicato il 13 Settembre 2018 da nina.monamour

 

 

Forse in un futuro non troppo lontano la penna diventerà un oggetto da museo, sconosciuta dalle giovani generazioni; in quarant'anni il modo di scrivere ha fatto passi da gigante! Adesso vi faccio ridere, io in prima elementare ho imparato a scrivere con la penna dal pennino staccabile che si intingeva nell'inchiostro del calamaio; la mia è stata probabilmente l'ultima generazione ad averlo fatto.

 


E vi ricordate quando si usava la macchina per scrivere e se si sbagliava altro non si poteva fare che cestinare il foglio e rassegnarsi a cominciare da capo? Poi è arrivata la macchina elettronica, aveva un piccolo display dove si poteva vedere la parola che era stata digitata e, nel caso, correggerla prima che venisse stampata.



E con l'avvento del computer la scrittura ha subìto un'altra accelerazione in termini di rapidità e per la possibilità di vedere gli errori immediatamente e automaticamente. Ma l'ultima frontiera della scrittura è senz'altro la dettatura vocale, che oggi ci permette di srivere un testo anche se siamo alla guida della macchina. E così, al'Università come al Liceo, chi si sogna più di prendere appunti con carta e penna?

Eppure sembra proprio che la penna sia lo strumento più utile all'apprendimento, proviamo a rifletterci. Quando si prendono appunti a mano, non potendo trascrivere tutto, si è costretti a prestare attenzione al concetto, e dunque già un po' ad impararlo, per poi fare una rapida sintesi scritta. In pratica a questo punto la fatica di apprendere è già ridotta della metà, perchè il concetto, già compreso e sintetizzato, necessità solo di essere ripetuto e memorizzato.
Se invece si prendono appunti al computer le opzioni diventano due; se si è molto veloci a digitare, si finirà per trascrivere tutto quello che si sente in maniera meccanica, senza la partecipazione selettiva del cervello.
In caso contrario tutta l'attenzione sarà posta sulla digitazione e la comprensione finirà così in secondo piano. In entrambi i casi alla fine avremmo delle note che andranno imparate cominciando da zero.

Ciò detto, al di là di queste riflessioni di buon senso, sono proprio le neuroscienze a dimostrare che annotare a mano è un'attività che si lega strettamente a quella creativa e di comprensione del nostro cervello.
D'altra parte, se carta e penna hanno avuto vita così lunga, ci sarà pure un perché, no? A proposito anche questo pezzo l'ho scritto a mano e solo successivamente l'ho passato sul pc!

 
 
 

Come sei vanitosa Mary ...

Post n°8507 pubblicato il 11 Settembre 2018 da nina.monamour

 

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Mio as-so-lu-to idolo femminile dai quattro anni in poi è stata Mary Poppins oltre ad avere obbligato tutti i componenti della mia famiglia ad accompagnarmi per ben 5 (cinque) volte a rivedere il film, mi ero fatta regalare il disco con la colonna sonora che cantavo a squarciagola e desiderare di avere un camino per poter ospitare in salotto Bert, lo spazzacamino filosofo che ballava nero di fuliggine.




Chi, se non la tata, poteva estrarre da una borsa nell’ordine, un attaccapanni a piantana, uno specchio da muro, una lampada con paralume a frange, scarpe lilla con tacco a rocchetto, uno specchio con manico (2 specchi .. come sei vanitosa, Mary!), vestiti vari e un metro a nastro per misurare i bambini?


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Al suo confronto chiunque è una dilettante, anche se nelle nostre borse non si sa mai cosa ci possa finire e soprattutto cosa ne possa uscire e quando.

Secondo Pascal se il naso di Cleopatra fosse stato più corto sarebbe cambiata la faccia della terra, ma cosa sarebbe successo se la borsa di Mary Poppins fosse stata più piccola?

In una pochette ci può stare giusto qualce zolletta di zucchero ma intere generazioni di bambine destinate a lasciare il cuore davanti a una borsa in vetrina sarebbero state private della lezione che la fantasia di Pamela L.Travers e  Walt Disney ci hanno regalato in una borsa ci può stare di tutto, anche pezzi di arredamento piuttosto ingombranti, volendo.

Pensateci, saremmo cresciute credendo che nella borsa ci debbano stare soltanto il portafoglio, le chiavi di casa e il cellulare, che siano sufficienti una borsa da sera e una da giorno, che la borsa non possa avere nomi di fantasia o addirittura nomi di donna, che una borsa scura in inverno e una chiara in estate possano bastare, che si possa avere una borsa a tracolla o una da portare al braccio,che quando qualcuno ti regala una borsa è perché quella che hai si è rotta e deve essere sostituita…insomma, il peggior incubo che potremmo immaginare.


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Per fortuna invece Mary Poppins e la sua borsa hanno regalato a noi bambine degli anni Sessanta (e di tutti i tempi, credo) un sogno supercalifracgilisticespiralidoso rendendoci definitivamente quelle Prada (o Gucci, o Hermès, o Vuitton…).


 
 
 

Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco...

Post n°8506 pubblicato il 10 Settembre 2018 da nina.monamour



Questi curiosi rilievi si sono formati grazie al continuo deposito di corallo, all’intervento dell’acqua piovana, degli agenti atmosferici e del tempo e per questo oggi mostrano un profilo arrotondato e particolare. In più al loro interno presentano grotte e sorgenti. Ricoperte del tutto da verde e vegetazione fitta, le colline devono il loro nome alla conformazione.

Nella stagione calda, in particolare, il colore dei prati cambia fino a diventare marrone, regalando l’idea che ci si trovi di fronte a gigantesche forme del delizioso alimento che deriva dalla lavorazione dei semi dell’albero di cacao. La loro altitudine varia tra i 30 e i 50 metri mentre del numero effettivo si perde letteralmente il conto, si sa che sono almeno 1200. I turisti che vogliono fotografarle, devono raggiungere i territori di Carmen, Batuang e Sagbayan. Il territorio che da sempre incuriosisce gli esperti, vanta anche diverse leggende che aggiungono mito alla bellezza.

Una delle storie più famose racconta della loro nascita dovuta al litigio di due giganti che si lanciavano a vicenda pietre e sabbia creando le colline. Ancora, si dice che il gigante  si sia innamorato di Aloya e quando lei morì pianse così tanto che si formarono le colline di cioccolato come segno di lutto perenne. E poi, la loro nascita potrebbe essere legata invece al Carabao che era un ladro di raccolti. Gli abitanti del villaggio che più colpiva decisero di lasciare solo cibo avariato. Dopo essersi nutrito iniziò a stare male e quell’evento rimase a ricordo di quanto accaduto.

Esistono simili manifestazioni della natura anche in Ausralia, in Indonesia ma con minore effetto scenografico. Il color cioccolato che regala l’immagine di un paesaggio fiabesco, è diventato talmente amato nella zona che la bandiera della provincia di Bohol riporta le colline come simbolo del territorio. Questo perché da tempo sono parte integrante della cultura e delle tradizioni locali e, in più, sono al centro del turismo del Paese. Chiunque vi arrivi sa, inoltre, che c’è un punto panoraico che proprio non deve perdersi per scattare foto indimenticabili.

Per immortalare al meglio quello che è un vero e proprio monumento di roccia calcarea rotondeggiante, bisogna affrontare però una salita di ben 214 scalini. La fatica è presto ripagata e ci si rende conto del perché dal 1998 siano diventate Monumento Geologico delle Filippine e anche Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Intorno spiagge candide, lidi di grande privacy e scorci suggestivi.

 
 
 

Birra, amore e allegria..

Post n°8505 pubblicato il 08 Settembre 2018 da nina.monamour

 

 

“Perché se si chiama festa di ottobre “Oktober-Fest”, se è organizzata a settembre?” La ragione è storica e organizzativa. L’origine dell’ Oktoberfest risale alla festa di nozze del principe ereditario Ludwig con la principessa Therese (a cui poi venne dedicata l’area di Theresienwiese) che si svolsero il 12 ottobre 1810. Il 17 dello stesso mese vennero organizzate delle corse di cavalli in una zona pianeggiante fiancheggiata da una collinetta che aveva la funzione di tribune, l’area che ancora oggi ospita la festa.

La corsa ebbe tanto successo da essere replicata l’anno successivo e quello dopo ancora; il vitto, offerto ai partecipanti, prevedeva anche vino e birra. La festa andò pian piano ampliandosi con giostre e divertimenti e nel 1880 iniziò ad avere l’aspetto moderno, vendita di birra, padiglioni chiusi e bande musicali. Nel frattempo, la durata si era allungata, facendo iniziare la festa sempre prima, fino ad arrivare a settembre, ma dobbiamo aspettare il 1950 per avere la prima spillatura di birra tradizionale, con cui, ancora oggi inizia la festa, ad opera del sindaco di Monaco.


 

Oggi l’Oktoberfest include tre fine settimana, gli ultimi due di settembre e il primo di ottobre, con la possibilità di essere collegata alla Festa della riunificazione tedesca (3 ottobre) quando la domenica di ottobre cada il 1 o il 2.

Ancora oggi l’Oktoberfest è aperta da sfilate di carri e persone in abiti tradizionali, in memoria della sfilata nuziale che anticipò la corsa finale di cavalli e a cui parteciparono 16 coppie di bambini in abiti tradizionali a rappresentare i distretti bavaresi e altre regioni.

Sebbene la festa sia aperta tutti i giorni (il martedì è la festa della famiglia e in tanti vi fanno la “pausa pranzo”), soni i fine settimana che raccolgono il maggior numero di presenze raggiungendo il tutto esaurito nei vari tendoni della birra, i quali possono raggiungere capienza fino a 10.000 persone.

 


In questi casi l’aver anticipato la festa a settembre è di grande aiuto, perché nel caso in cui non piova, molti tedeschi preferiscono fermarsi a bere presso i tavolini esterni dei vari tendoni, alleggerendo il carico interno.

 
 
 

I miei amici libri

Post n°8504 pubblicato il 06 Settembre 2018 da nina.monamour




Sul mio comodino in questo momento ci sono tre libri che mi sono stati regalati nel giorno del mio compleanno, una tradizione fra amiche con cui da anni ormai ci scambiamo dei buoni "titoli" con cui trascorrere piacevoli pomeriggi. A volte di libri sul comodino ne ho anche più di tre, sì, perchè quando vado in libreria mi piace l'idea di fare qualche scoperta, così se un titolo mi colpisce, leggo quello che c'è scritto sul risvolto di copertina e, se la curiosità persiste, ecco che torno a casa, è difficile poi resistere alla tentazione di iniziare a leggere qualche pagina di ognuno, giusto per vedere se ho avuto fiuto o no!

Ecco che allora spesso mi ritrovo a leggere più di un libro contemporaneamente, se tutti sono interessanti, infatti, ho la curiosità di vedere come vanno avanti le storie, e se poi ce n'è uno che tradisce le mie aspettative, bé, fa niente, si va avanti fino alla fine, magari più lentamente, privilegiando gli altri, perchè un libro iniziato va terminato. A Natale ho regalato ai miei nipoti degli "e-book", cioè dei libri elettronici. Si acquistano su Internet in una libreria virtuale, e il destinatario li riceve sul suo "e-reader", cioè un piccolo schermo al posto delle pagine, questo sono i libri elettronici.

Certo sono una grande invenzione, più economici, poco peso in valigia quando si viaggia e se per esempio durante la lettura ti imbatti in un termine di cui ignori il significato, non c'è bisogno di andare a cercarlo sul dizionario, basta toccare con un dito la parola e di fianco appare in una finestrella la spiegazione. I libri digitali fanno questo e molto altro e capisco che i ragazzi (e non solo loro) oggi ne sono affascinati, Io però devo confessarvi che per me il libro di carta, quello con la sua bella copertina rigida o flessibile che sia, ha molto ma molto più fascino, insomma il libro tradizionale ha la sua fisicità.

Si può toccare, ha quel profumo di carta stampata nuova che poi, con il tempo, assume una sfumatura particolare, proprio come succede al vino quando invecchia; a volte poi basta anche solo rivedere la copertina di un libro per ricordarsi di qualcosa che è accaduto mentre lo stavamo leggendo. E ancora, il libro era il nascondiglio perfetto per qualche banconota, un risparmio speciale che poi si dimenticava lì. E che bello poi quando casualmente, magari dopo tanto tempo, lo si ritrovava, E le cartoline segnalibro? E se andiamo ancora più indietro, tra le pagine del libro si nascondeva ad essiccare quel fiore speciale legato ad un ricordo caro.

Ma quì rischiamo di finire al Libro Cuore! Comunque, che sia di carta o digitale, il libro dovrebbe essere un compagno di vita, è triste sapere che nel nostro Paese un italiano su due non legge neppure un libro all'anno. Leggere è importantissimo, non solo per arricchire il proprio modo di parlare e di scrivere. E' importante perchè espande le conoscenze, permette di viaggiare con la fantasia e ci dà la possibilità di stare davvero con noi stessi confrontandoci con situazioni diverse da quelle comuni.

Quando i mie figli erano piccoli, avevo l'abitudine di mettere sempre accanto a loro un libricino di quelli con le copertine di stoffa o di plastica, entrambi oggi sono grandi lettori e sono convinta che avere confidenza con i lbri sia una buona abitudine che va insegnata molto presto.


 
 
 

La street art che disegna volti tristi sui mobili abbandonati..

Post n°8503 pubblicato il 05 Settembre 2018 da nina.monamour



Non importa dove si vive, un frigorifero scartato all'angolo di una strada, un divano logoro buttato sul marciapiede, un materasso macchiato appoggiato alla facciata di un edificio, possono essere all'ordine del giorno in qualsiasi città del mondo. 

Ma se ci si trova a Los Angeles è possibile che tutti questi mobili abbandonati abbiano un'espressione triste.



Nell'ultimo anno, un artista anonimo, che su Instagram è conosciuto come Lonesome Town, ha umanizzato molti oggetti e arredi abbandonati sul ciglio delle strade di Koreatown e Silver Lake, a Los Angeles, disegnando su di loro volti di pagliacci tristi.


                

 

 
 
 

Non pensare molto..

Post n°8502 pubblicato il 04 Settembre 2018 da nina.monamour




A volte basta poco, abbi coraggio di scegliere... 

goditi tutto ciò che ti rende felice.  

Non pensare troppo, senti e fidati del tuo istinto, 

tanto si sa che le cose migliori accadono sempre 

all'improvviso.


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Ci vuole rispetto..

Post n°8500 pubblicato il 03 Settembre 2018 da nina.monamour

Immagine correlata

 
 
 

E' arrivato in sordina....

Post n°8499 pubblicato il 01 Settembre 2018 da nina.monamour

 

 

La stagione delle vacanze è ormai archiviata, niente più sveglie tardi, niente più bagni in mare, niente più ritmi rallentati, anzi... I telefonini hanno ripreso a squillare a tutte le ore, le mail lievitano ogni giorno di più, i ritmi sono tornati quelli frenetici pre-agosto.

Ma questo è anche il bello di settembre, non apprezzerei il relax e le vacanze se durante l’anno non avessi una vita bella movimentata. Questa volta però mi sono imposta alcune regole, o meglio alcune buone abitudini acquisite durante le vacanze alle quali non voglio rinunciare anche ora. Per esempio i libri, ne ho letti tantissimi quest’estate e voglio continuare a farlo, ho un sacco di titoli arretrati e ora la sera inizio a divorarmeli uno a uno.



 

Devo anche impormi di dedicare un pochino più di tempo a me stessa, non dico tanto, ma a volte tra lavoro, tutto il resto, io vengo sempre per ultima.

Ma soprattutto.. c’è il momento dell’aperitivo, che mi fa così tanto vacanza. Così, mi preparo un aperitivo a base di Crodino (niente alcool, almeno per l’aperitivo!), taralli (la fortuna di avere amici pugliesi) e verdure essiccate al naturale.

Col bicchiere in mano, mi siedo in terrazzo 



 e ripeto a me stessa quanto è bella la mia terra e il mio mare..
Mar Ionio, Mar Tirreno, quale è la città circondata da i due mari?!





 
 
 

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