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Messaggi del 14/04/2019

Profumo di cannella..

Post n°8681 pubblicato il 14 Aprile 2019 da nina.monamour

 

 

Pasqua è alle porte e dai grandi chef alle casalinghe, ci si dedica ai preparativi, nel rispetto delle tradizioni locali che scandiscono i giorni della Settimana Santa con diversi riti gastronomici.

Si parte dal Giovedì Santo, dedicato alla preparazione del dolce pasquale tipico, la Pastiera, la famosa e inimitabile torta di grano e ricotta. Si procede poi alla cottura della zuppa di cozze, che viene servita per cena, accompagnata da crostini.

Il Venerdì e il Sabato Santo, si passa alla cottura delle torte rustiche, arriva finalmente la Domenica di Pasqua. Tutti raccolti attorno alla tavola attendono il rito pasquale ad opera del capofamiglia, che, munito di ramo d’ulivo e acqua santa, procede alla benedizione dei familiari. Il banchetto imbandito per festeggiare la Resurrezione è assai ricco e si apre con gli antipasti che comprendono affettati e formaggi vari.

Il primo piatto consiste solitamente in una minestra di gallina alla quale segue il capretto (poverino ) al forno accompagnato da patate e piselli; carciofi fritti, bolliti o arrostiti e uova sode, fondamentali in questo giorno, separano le portate principali dal dolce, che non può che essere la Pastiera.

La leggenda narra che, la sirena Partenope scelse come dimora il Golfo di Napoli, da dove si spandeva la sua voce melodiosa e dolcissima.
Per ringraziarla si celebrava un misterioso culto, durante il quale la popolazione portava alla sirena sette doni,

la farina, simbolo di ricchezza;
la ricotta, simbolo di abbondanza;
le uova, che richiamano la fertilità;
il grano cotto nel latte, a simboleggiare la fusione di regno animale e vegetale;
i fiori d’arancio, profumo della terra campana;
le spezie, omaggio di tutti i popoli;
e lo zucchero, per celebrare la dolcezza del canto della sirena..

Partenope gradì i doni, ma li mescolò creando un dolce unico, la Pastiera, in realtà molto probabilmente, questo dolce nacque nel XVI° secolo, in un Convento, come la maggior parte dei dolci napoletani.

Probabilmente, quello di San Gregorio Armeno, un'ignota suora volle preparare un dolce in grado di associare il simbolismo cristianizzato di ingredienti come le uova, la ricotta e il grano, associandovi le spezie provenienti dall'Asia e il profumo dei fiori d'arancio del giardino conventuale.

Quel che è certo è che le suore del Convento di San Gregorio Armeno erano delle vere maestre nella preparazione delle pastiere, che poi regalavano alle famiglie aristocratiche della città.

 


 
 
 

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