Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Aprile 2019

L'orgoglio gay..

Post n°8694 pubblicato il 30 Aprile 2019 da nina.monamour




È arrivato il momento di tirare fuori le bandiere arcobaleno, l'8 Giugno torna l’appuntamento con il Gay Pride 2019 a Roma con la parata per le vie della città. La manifestazione, che si svolgerà anche in tantissime altre città italiane, organizzata in difesa dei diritti della comunità LGBT, è una marcia durante la quale si manifesta "l'orgoglio gay", ossia si rivendica pubblicamente che non c'è niente di sbagliato, scandaloso o di cui vergognarsi ad avere un orientamento sessuale che non sia quello eterosessuale, e allo stesso tempo si chiede che i diritti di una minoranza non vengano calpestati, ma rispettati e garantiti.

Il Pride è sinonimo di libertà, democrazia, diritti civili, gioia e colori ed è aperto non solo alle persone LGBT, ma a chiunque pensi che sia importante sostenere l’uguaglianza di tutti i cittadini e la fine di ogni discriminazione e omofobia. Rimane però una domanda, come vestirsi per andare al Gay Pride 2019? È previsto un dress-code? È necessario travestirsi o indossare abiti eccentrici?

Il punto principale è proprio questo, non c’è un solo modo per vestirsi in occasione del Gay Pride o un dress-code. Nessuno vi può dire di vestirvi sobriamente, in maniera elegante o vi può imporre di indossare un costume, il Pride celebra la libertà di essere se stessi e di esprimersi come meglio si ritiene opportuno.

Tantissima gente va anche in jeans e t-shirt, quindi, se non vi piace mettervi in mostra, potete scegliere un outfit sobrio. Volete osare e credete che sia importante spettacolarizzare la manifestazione per dare più risalto all’evento? Allora sbizzarritevi secondo i vostri gusti es estro, un po’ come se fosse carnevale, chi può dirvi quale costume indossare e quale no?

Abiti colorati, costumi da bagno, travestimenti, boa colorati… date spazio alla vostra voglia di esprimerti! E poi, non dimenticate i colori, bandiere arcobaleno realizzate con il trucco su volto, pettorali o braccia, collane e coroncine hawaiane colorate, glitter colorati, palloncini...

...qualsiasi cosa vi viene in mente andrà bene!


 
 
 

La nostra battaglia contro il cambiamento climatico..

Post n°8693 pubblicato il 29 Aprile 2019 da nina.monamour

 

 

"Ci troviamo di fronte a una catastrofe, voglio che proviate la paura che provo io ogni giorno, voglio che agiate come fareste in una situazione di crisi, come se la vostra casa fosse in fiamme, perché è quello che sta succedendo".

Ce lo spiega lei stessa nel libro che è stato pubblicato il 9 Aprile da Mondadori, scritto a "8 mani" con tutta la sua famiglia, mamma, papà e sorella, che l'hanno aiutata a stilarlo.

Occhi grandi, lunghe trecce castane e una tenacia senza limiti, quello di Greta Thunberg è un volto che ha fatto il giro del mondo. Questa ragazzina di soli 16 anni, affetta da sindrome di Asperger, in soli due anni è arrivata al cuore di migliaia di persone, facendosi portavoce della causa ambientalista come mai nessuno era riuscito finora, tanto da esssere candidata al Nobel per la pace 2019

La nostra casa è in fiamme è la storia di una ragazzina che vuole salvare il mondo e che ha sposato la causa ambientalista fin da piccola. Perché, come dice in un'intervista rilasciata al summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Ma come ha iniziato? Nel 2018, i primi scioperi, si assentava da scuola e sedeva, tutti i Venerdì, sulle scale del parlamento svedese. La sua era una protesta solitaria, contro i governi insensibili al disastro ambientale a cui andiamo incontro. In poco tempo, grazie anche ai discorsi tenuti al forum Devos, all'Onu e al già citato Cop24 delle Nazioni Unite, vertice sul clima che si è svolto a Katowice, in Polonia, lo scorso Dicembre, Greta Thunberg non è stata più sola.

Accanto a lei ci sono migliaia di giovani che protestano per lo stesso motivo, in ogni angolo del mondo. Il movimento lanciato dalla giovane svedese, Fridays For Future, infatti, oggi è composto da migliaia di persone che si radunano nelle piazze, di Venerdì, per chiedere azioni concrete ai governi, non solo ragazzi e ragazze, ma adulti, scienziati, ricercatori.

 

 
 
 

Un corpo martoriato..

Post n°8692 pubblicato il 28 Aprile 2019 da nina.monamour

 

L'immagine può contenere: una o più persone


Sei bella.
E non per quel filo di trucco.
Sei bella per quanta vita ti è passata addosso,
per i sogni che hai dentro e non conosco.
Bella per tutte le volte che toccava a te, ma avanti il prossimo.
Per le parole spese invano e per quelle cercate lontano.
Per ogni lacrima scesa e per quelle nascoste di notte al chiaro di luna complice.
Per il sorriso che provi, le attenzioni che non trovi,
per le emozioni che senti e la speranza che inventi.
Sei bella semplicemente, come un fiore raccolto in fretta,
come un dono inaspettato,
come uno sguardo rubato o un abbraccio sentito.
Sei bella e non importa che il mondo sappia, sei bella davvero,
ma solo per chi ti sa guardare.
Alda Merini


 


L'immagine è da brivido, ma è eloquente, parla e racconta molteplici verità, tutte spiacevoli. Ma esiste anche qualcosa di piacevole dentro un corpo martoriato dalla vita e dal prossimo, l'essere se stessi e la voglia di vivere quel che non è ancora giunto. La certezza e la fiducia che nel mondo vi risiedano anche il bene e l'amore.

Voi che ne pensate?!


 
 
 

Senza bussola..

Post n°8691 pubblicato il 27 Aprile 2019 da nina.monamour


Nessuna descrizione della foto disponibile.



Un tempo il coraggio, nella sua accezione di ardimento fisico, era solo opera dell'umano, poi le macchine se ne sono impossessate, non più il guerriero armato delle sue proprie mani, ma di mitragliatrici, carri armati, lanciafiamme, cacciabombardieri.

Un po' come accade ora con la tecnologia, fino a trent'anni fa occorreva pronunciarsi, scrivere, telefonare, dunque esporsi.
Oggi si può comunicare, anzi si è indotti a farlo, senza un'interfaccia umana, dunque senza rischio, senza paura di compromettersi e le umane virtù vengono delegate a ciò che umano non è.

Così, anche il coraggio e la forza d'animo che vi è intrinsecamente connaturata, stanno diventando sempre più un'astrazione virtuale, svuotata di senso, per uomini e donne che vagano senza bussola, giovani accecati dal presente e vecchi incartapecoriti nel ricordo.

 
 
 

Sfumature di vita..

Post n°8690 pubblicato il 26 Aprile 2019 da nina.monamour






Nessuno invecchia semplicemente

perché gli anni passano,
 

si invecchia quando si tradiscono i propri ideali.
 

Gli anni possono far venire le rughe alla pelle,
 

ma la rinuncia agli entusiasmi riempie di rughe

l’anima.

 
 
 

Ricorrenza Mondiale del libro..

Post n°8689 pubblicato il 23 Aprile 2019 da nina.monamour

 

 

Oggi 23 Aprile è riconosciuta dall’Unesco come la giornata in cui si festeggia la lettura!

Una festa nata in Spagna, in Catalogna, in occasione della ricorrenza di San Giorgio, Patrono della regione. Era consuetudine che gli uomini regalassero alle donne una rosa, i librai fecero lo stesso con le clienti per ogni libro acquistato durante quella giornata. 

Divenuta festa internazionale nel 1996 per volontà dell’Unesco, la Giornata Mondiale del Libro è legata anche alla commemorazione di tre importanti scrittori, lo spagnolo Miguel de Cervantes, l'inglese William Shakespeare e il peruviano Inca Garcilaso de la Vega, tutti morti il 23 Aprile.

 Oggi questa ricorrenza vuole promuovere l’amore e la diffusione della lettura e la protezione del diritto d’autore (il copyright).

Dal 2001, inoltre, ogni anno viene nominata una Capitale mondiale del libro, una città che si è particolarmente distinta nell’incoraggiare la lettura e la diffusione dei libri. Per il 2018 la scelta è ricaduta su Atene, per il 2019 il riconoscimento è andato a Sharjah degli Emirati Arabi.

 

 

Buona lettura a tutti!

 
 
 

50 Shades Of Green..

Post n°8688 pubblicato il 22 Aprile 2019 da nina.monamour




Saranno felici i frequentatori di pub, saranno strafelici tutti i produttori di birra che ora, dall’alto del loro boccale piena di birra, possono dire di aver trovato l’alleata giusta per migliorare le loro prestazioni sessuali. E così eccoci a registrare l’ennesimo caso mediatico legato a qualche prodotto che ci piace tanto. E quindi dopo la campagna contro i würstel e quella contro il caffè ecco arrivare un messaggio, stavolta positivo, sulla birra...aiuta a far l’Amore.



Booooom....insomma, mica roba da poco, non importa se rossa, doppio malto o bionda, l'importante è che si beva birra. Ma da chi viene questo annuncio? Da una Sessuologa americana autrice del libro "The Married Sex Solution, A Realistic Guide to Saving Your Sex Life", una perfetta sconosciuta qui da noi ma, a quanto si legge nel suo sito personale, (http://drkat.com) sembrerebbe una professionista di lungo corso.

Non è la prima volta che i benefici della birra vengono sottolineati dagli scienziati, uno studio pubblicato sul European Journal of Epidemiology ha rivelato che chi beve un bicchiere di birra al giorno ha un 30% di possibilità in meno di essere colpito da infarto o ictus rispetto a chi non ha questa abitudine. Ma non è solo il cuore a beneficiarne, secondo l'appariscente Dottoressa ecco gli altri effetti positivi delle bionde (ma anche delle rosse e delle nere).

La birra è ricca di fitoestrogeni, sostanze naturali simili agli estrogeni; secondo la tesi della Sessuologa questi composti avrebbero la capacità di aiutare il soggetto a ritardare l’eiaculazione. C’è un'altra buona notizia per gli amanti della birra, in particolare di quella scura, quest'ultima sarebbe responsabile di un aumento della libido. Come? Tutto merito del ferro che nelle birre scure è maggiore rispetto alle bionde, l'aumento di ferro stimola la produzione di globuli rossi e la circolazione e tutto questo rende l'erezione più facile e più frequente.

Se non si vuole rinunciare alla birra e non si vuole andare incontro a nausee e vomiti si deve bere la Guinness, ricca si minerali e vitamine (tra cui la B), potrebbe aiutarti a fortificare la tua salute, a sentirti più a tuo agio con lo stomaco e a non sentirti fuori forma durante il sesso. Il sospetto che potrebbe sfiorare i maliziosi è che dietro tutto questo studio potrebbe esserci la Guinnes, ma lo ripeto, sospetti, solo sospetti.

A cosa serve il viagra quando c'è questa birra “magica” del marchio originario di Edimburgo Innis & Gunn? Si chiama “50 Shades of Green", riprendendo il titolo del libro "50 sfumature di grigio", ed è composta da 50 varietà di "stimolanti naturali". Ecco perché, secondo la Sessuologa, converrebbe assaggiarla, l'azienda usa il ginseng, il ginkgo biloba, la damiana per aumentare il desiderio sessuale e stimolare il sistema nervoso.

 


 
 
 

Le tradizioni regionali di Pasqua nel basso Sud..

Post n°8687 pubblicato il 20 Aprile 2019 da nina.monamour

 

 

Come prevedibile, l’Italia meridionale riserva non poche sorprese, a partire da Procida, in Campania, dove il Giovedì Santo, al tramonto, si svolge la processione dei Dodici Apostoli incappucciati.

 

 

Un rito simile a quello di Taranto, dove tra il giovedì e il sabato all’alba si svolge una lunga processione di fedeli incappucciati, i cosiddetti "Perdoni", proprio come accade ogni anno a Siviglia. Sempre in Puglia, a Noicattaro (Bari) il Giovedì Santo viene acceso un falò davanti alla chiesa della Madonna della Lama, il fuoco continua a bruciare per tutta la notte, in segno di devozione.

Ma la regione forse più ricca di tradizioni pasquali è la Sicilia, ne ho scelte tre, la prima è il Ballo dei Diavoli di Prizzi, in provincia di Palermo.

Sin dalla mattina del giorno di Pasqua, qui due diavoli mascherati vestiti di rosso e la morte vestita di giallo importunano i passanti e cercano di impedire l’incontro tra le statue del Cristo Risorto e della Madonna.

Saranno però poi sconfitti dagli angeli, che li trafiggono con le loro spade in un’atmosfera di festa rallegrata dal suono delle campane. E i diavoli sono protagonisti anche ad Adrano, in provincia di Catania, dove la Domenica di Pasqua vengono inscenati “I Diavulazzi ‘i Pasqua”, una rappresentazione settecentesca ambientata tra inferno e paradiso che celebra il trionfo del bene sul male.



In provincia di Messina, precisamente a San Fratello, si tiene infine la "Festa dei Giudei", contadini e pastori si travestono con un costume tradizionale rosso a strisce di stoffa gialla ricamate con motivi floreali e perle e hanno il volto coperto da un cappuccio rosso.

 

 

Simboleggiano il diavolo e si aggirano per il Paese per disturbare la processione di commemorazione della morte di Cristo. E, dopo averla interrotta, danno vita a un “duello” con i fedeli.

Buona Pasqua a tutti

 


 
 
 

Un po' di allegria..

Post n°8686 pubblicato il 19 Aprile 2019 da nina.monamour

 

 

I carabinieri, una categoria sulla quale, ci si accanisce con barzellette che prendono di mira la loro presunta goffaggine.

Leggete questa..

 Un carabiniere preoccupato incrocia un suo Collega che gli chiede:

"Perché sei così preoccupato?".

"Domani ho l'esame del sangue e non ho studiato nulla!"

ahahahahhhh


 
 
 

Un tuffo nella tradizione calabrese..

Post n°8685 pubblicato il 18 Aprile 2019 da nina.monamour

 



A Pasqua un “culto” della tradizione culinaria e pasticcera calabrese è rappresentato dai Cudduraci, biscotti preparati con un morbidissimo impasto di pasta frolla e con diverse forme della tradizione religiosa, cristiana e decorate con uova sode, simbolo pasquale di amore, fecondità, prosperità e nuovo inizio di vita.

Inizialmente erano semplici ciambelle di pasta frolla (da quì infatti il nome "cuddura" appunto ciambella) e poi realizzate con altre forme come Cestini o Canestri, “U Panaru” delle uova (simbolo di fecondità e nuova vita), Pesci (segno del cristianesimo), Colombe (simbolo di pace), Campane (simbolo di festa e resurrezione di Gesù), Cuori (da regalare alle persone più care), Stelle (simbolo di luce), molti animali come Uccelli, Pulcini, Papere, Conigli e tantissime altre forme, sempre arricchite con uova sode.

Questi dolci pasquali in tutta la provincia reggina sono chiamati anche Gute, ‘Ngute, Sgute, Cuzzupe e Cuculi, di varia forma e grandezza e in alcune zone realizzate con un impasto salato tipo Pane o Pan Brioche, ma sempre decorate con le uova sode.

La tradizione racconta che ogni fidanzato regalava alla promessa sposa un Cuddurace a forma di cuore con molte uova a decorazione, ad indicare la posizione economica e sociale della famiglia dello sposo, infatti più uova si collocavano sul dolce tanto il dono acquisiva valore e benevolenza da parte della famiglia della sposa.

Invece la fidanzata regalava al promesso sposo e alla sua famiglia il Cuddurace a forma di cuore o cestino, come segno di amore e fecondità..

La grandezza del Cuddurace, qualunque fosse la forma, dipendeva dal numero di uova sode e dall’importanza del destinatario. Infatti una volta cotti, quello più grande era destinato dalle ragazze al fidanzato, più grande era l’amore, più erano le uova, più grande il Cuddurace. Si arrivava a preparare Cudduraci da destinare ai fidanzati anche con 21 uova..

Un po’ prima della Pasqua, in famiglia e con largo anticipo si cominciava a mettere da parte le uova, da usare per fare i Cudduraci e per decorarli, che dovevano essere rigorosamente del proprio pollaio, segno anche questo di offerta e dono sincero.

I Cudduraci solitamente si cuocevano nei forni a legna comuni, a uso di tutti gli abitanti del paese, perché difficilmente c’erano forni privati nelle abitazioni, e la preparazione alla Pasqua era rappresentata anche dalle lunghe "processioni" di bambini, piccoli aiutanti, all’andata con in testa le "lande" di alluminio con i Cudduraci pronti da infornare e al ritorno già cotti, con le mamme che urlavano dietro a stare attenti a non rovinare o sprecare quel ben di Dio (ne so qualcosa)..

Arrivati a casa, dopo la cottura venivano avvolti da una linda tovaglia da tavola e conservati nella “cascia” (cassapanca/dispensa). Molto ricercata era il tipo di cassapanca usata a Seminara per conservare le ‘Nzudde, realizzata con pregiato legno chiaro, e appena possibile le famiglie cercavano di dotarsi di tale cassapanca da usare come una vera e propria dispensa per conservare, appunto i Cudduraci e le Pastiere nel periodo pasquale e tantissimo altro durante il resto dell’anno.

Fino al giorno di Pasqua, i Cudduraci restavano ben custoditi, infatti durante la Quaresima non si potevano mangiare "per non fare peccato".

Infine Domenica di Pasqua venivano regalati, offerti e gustati e festeggiare così tutti insieme, la resurrezione del Cristo, l’amore e la prosperità nelle famiglie.
E nelle vostre città come si usa festeggiare la Santa Pasqua? Qual'è il dolce preferito?







 
 
 

E' tutta colpa della Walt Disney..

Post n°8684 pubblicato il 17 Aprile 2019 da nina.monamour

 

 

Ad un finale così avrei creduto molto di più, sia che fosse una relazione, sia che fosse un'amicizia di quelle vere, troppo peso all'amore e troppo poco alle amicizie, in queste favole a cartoni animati.

Quell'ingrata di Biancaneve mollò sette nani una volta trovato il principe Ariel, abbandonò perfino la famiglia per seguire lui, non si fa. È così che nasce il problema delle coppie che una volta fidanzate spariscono.




Credo esista un universo parallelo dove vivono tutte assieme, queste coppie, probabilmente lo stesso universo dove sono finiti tutti i miei accendini e le mie forcine per i capelli. Sì, insomma, l’amore è importante, ma le amicizie lo sono molto di più.

D'accordo basta, troppo cinismo non fa mai bene, è solo che a saperlo prima, forse ci saremmo risparmiate un sacco di docce fredde.

In conclusione, comunque, la cosa da tenere sempre presente, e sulla quale io e il vecchio Walt siamo d’accordo, è che, sia nelle favole che nella vita reale, le vere protagoniste rimaniamo sempre e solo noi.

 

 
 
 

Le famigerate caramelle adulterate..

Post n°8683 pubblicato il 16 Aprile 2019 da nina.monamour


 

"Non accettare caramelle dagli sconosciuti" è stato il mantra dell'infanzia dei bambini dalla seconda metà degli anni '60/'70 in poi, quando la questione "eroina" divenne un'emergenza nazionale. Era una leggenda, quella delle caramelle drogate?


Una leggenda, quella degli infidi sconosciuti, che io continuo ad immaginare come uomini bassi in soprabito nero, appostati in attesa di giovani cavie davanti ai cancelli d'uscita di scuole elementari e medie per allungare chicche adulterate ai ragazzini ed iniziarli alle sostanze stupefacenti? Nessuno mi aveva spiegato nei dettagli perché non dovessi accettare le caramelle!

Ma c'erano le siringhe per terra, nei parchetti pubblici, e presto noi bambini capimmo che tra caramelle e aghi una connessione doveva esserci, Durante quegli anni, notizie allarmanti su queste famigerate caramelle adulterate nelle scuole comparvero su tutti i quotidiani, mai suffragate però da prove certe!
Non so come la droga effettivamente si insinuasse ad un certo punto nelle nostre vite, so solo che ad un certo momento in poi, l'eroina c'era e molti tra noi se la ritrovavano tra le mani e la provavano, succedeva e succedeva spesso! Tanti dei miei amici di un tempo ne facevano uso, parecchi ne sono in seguito morti.

Nella mia testa c'è un cimitero immaginario dove le croci di Cristo si trasformano in siringhe (spade, in gergo), la forma in fondo è quasi la stessa.

Poi, per oltre due decenni, sull'eroina è calato il silenzio, era sparita dai nostri discorsi, dalle paure che adesso erano altre, le pasticche, per esempio. Forse, lo comprendiamo adesso che l'allarme torna, l'eroina non era sparita davvero, aveva soltanto cambiato faccia.

I dati parlano chiaro e sono abbastanza inquietanti, solo nel Settembre 2018 è uscita sull'Espresso un'inchiesta che riporta dati impressionanti sul numero di adolescenti, minori, in carico ai servizi sanitari locali in Italia per dipendenza da sostanze. La media nazionale dell'età in cui si comincia ad assumere stupefacenti è 12anni.

Si torna a morire di overdose, fa paura, la cosa difficile è trovare le parole per spiegarla ai bambini; la paura si mescola al timore di anticipare i tempi e suscitare una curiosità che magari ancora non ci sarebbe.

Come capire quando è il momento e quali sono i modi giusti per affrontare l'argomento? Ho letto un libro molto interessante che ricostruisce la storia di una "generazione scomparsa" e dispiega, mettendo insieme una vicenda personale, documenti, voci e testi di vario genere, il racconto dell'eroina in Italia negli anni '60/70 per arrivare fino ad oggi, il libro si intitola "Piccole città, una storia comune di eroina", Editori Laterza.

Quando, nell'inverno del 2018 muore una ragazza fuggita da una comunità per tossicodipendenti, la notizia non serve a riaprire un dibattito sulla prevenzione alle droghe nel nostro Paese, ma la si usa per fomentare odio verso gli immigrati che l'eroina, alla ragazza, l'avevano venduta.

Allora io mi chiedo perchè il discorso su questa droga, e sulle droghe in genere, è così poco frequentato dalla politica? Perchè il lavoro di prevenzione è così poco incisivo? Troveremo altri modi, più utili e convincenti per parlare di droghe ai nostri ragazzini  o saremo costretti, per ignoranza, ipocrisia e solitudine soltanto a ripetere la solita solfa....
...non accettare le caramelle dagli sconosciuti?


 
 
 

Miti oltre il tempo..

Post n°8682 pubblicato il 15 Aprile 2019 da nina.monamour

 

 

Ha aperto lo scorso 25 gennaio la mostra Andy Warhol, l’alchimista degli anni Sessanta, presso l’Orangerie della Villa Reale di Monza, e sarà visitabile fino al 28 aprile del c.a.

La mostra, curata da Maurizio Vanni, porta in scena 140 opere dell’artista americano, dalle più famose serigrafie che ritraggono l’affascinante Marilyn Monroe, ai ritratti di Mao Tse-Tung, fino a una sezione dedicata alla collaborazione di Warhol con i grandi musicisti underground del tempo.
La mostra di Monza si apre proprio con i ritratti serigrafici degli anni Sessanta, immediatamente, nella prima sala, intitolata Miti oltre il tempo, il visitatore è accolto dall’ormai famigerato sorriso della Marilyn, presentata in una versione monocroma.




Profondamente colpito dall’improvvisa morte dell’attrice, avvenuta nel 1962, Warhol iniziò immediatamente a realizzare una serie di ritratti serigrafici, basandosi su una foto pubblicitaria promozionale per il film Niagara (1953), ritraente la Monroe in primissimo piano. La serigrafia è stata riprodotta dall’artista molto spesso nel corso degli anni Sessanta, a riprova di quanto fosse stato colpito dalla sua scomparsa e, sicuramente, anche dal traffico mediatico e pubblicitario che ne era scaturito.

Nella sezione intitolata Personaggi celebri, a uso e consumo, è presente un altro famoso ritratto di Warhol, quello dedicato a Mao Tse-Tung, qui presentato in una versione dai colori forti e contrastanti.



C’è poi una sezione curiosa, dedicata a una parte della produzione di Warhol forse meno conosciuta dai più giovani, ma sicuramente vicina a chi è stato appassionato di musica negli anni Sessanta e Settanta. Si tratta della sezione della mostra intitolata Amore per la musica. Da producer a ideatore di cover, dove sono esposti i lavori realizzati in collaborazione con artisti e band come i Velvet Underground, i Rolling Stones, fino alla nostrana Loredana Bertè. Warhol si è largamente dedicato alla realizzazione di cover per vinili e dischi, spinto anche dalla sua passione per la musica.



Successivamente, nel passaggio tra gli anni Sessanta e Settanta si nota come cambi lo stile ritrattistico di Warhol. Se prima i soggetti mantenevano una propria riconoscibilità innegabile, ora, in una fase più matura, in cui Warhol ha una grande confidenza con il mezzo serigrafico, decide di utilizzare questa conoscenza per rendere i ritratti il più possibile freddi e impersonali, proprio come fa la pubblicità, che a forza di ripetere la stessa immagine la svuota di significato.

L’esposizione di Monza è da non perdere, non solo per la qualità della mostra, ma anche per l’incantevole location in cui è allestita, la Villa Reale di Monza è un meraviglioso edificio storico, la cui visita si può abbinare a quella della mostra d’arte.

Il biglietto intero è di 10,00 euro, il ridotto è di 8,00 euro, e il ridotto per i convenzionati è di 6,00 euro. L’ingresso è gratuito per i giornalisti, i tesserati ICOM, i minori di 6 anni e i diversamente abili.

 

 
 
 

Profumo di cannella..

Post n°8681 pubblicato il 14 Aprile 2019 da nina.monamour

 

 

Pasqua è alle porte e dai grandi chef alle casalinghe, ci si dedica ai preparativi, nel rispetto delle tradizioni locali che scandiscono i giorni della Settimana Santa con diversi riti gastronomici.

Si parte dal Giovedì Santo, dedicato alla preparazione del dolce pasquale tipico, la Pastiera, la famosa e inimitabile torta di grano e ricotta. Si procede poi alla cottura della zuppa di cozze, che viene servita per cena, accompagnata da crostini.

Il Venerdì e il Sabato Santo, si passa alla cottura delle torte rustiche, arriva finalmente la Domenica di Pasqua. Tutti raccolti attorno alla tavola attendono il rito pasquale ad opera del capofamiglia, che, munito di ramo d’ulivo e acqua santa, procede alla benedizione dei familiari. Il banchetto imbandito per festeggiare la Resurrezione è assai ricco e si apre con gli antipasti che comprendono affettati e formaggi vari.

Il primo piatto consiste solitamente in una minestra di gallina alla quale segue il capretto (poverino ) al forno accompagnato da patate e piselli; carciofi fritti, bolliti o arrostiti e uova sode, fondamentali in questo giorno, separano le portate principali dal dolce, che non può che essere la Pastiera.

La leggenda narra che, la sirena Partenope scelse come dimora il Golfo di Napoli, da dove si spandeva la sua voce melodiosa e dolcissima.
Per ringraziarla si celebrava un misterioso culto, durante il quale la popolazione portava alla sirena sette doni,

la farina, simbolo di ricchezza;
la ricotta, simbolo di abbondanza;
le uova, che richiamano la fertilità;
il grano cotto nel latte, a simboleggiare la fusione di regno animale e vegetale;
i fiori d’arancio, profumo della terra campana;
le spezie, omaggio di tutti i popoli;
e lo zucchero, per celebrare la dolcezza del canto della sirena..

Partenope gradì i doni, ma li mescolò creando un dolce unico, la Pastiera, in realtà molto probabilmente, questo dolce nacque nel XVI° secolo, in un Convento, come la maggior parte dei dolci napoletani.

Probabilmente, quello di San Gregorio Armeno, un'ignota suora volle preparare un dolce in grado di associare il simbolismo cristianizzato di ingredienti come le uova, la ricotta e il grano, associandovi le spezie provenienti dall'Asia e il profumo dei fiori d'arancio del giardino conventuale.

Quel che è certo è che le suore del Convento di San Gregorio Armeno erano delle vere maestre nella preparazione delle pastiere, che poi regalavano alle famiglie aristocratiche della città.

 


 
 
 

Il potere della musica..

Post n°8680 pubblicato il 13 Aprile 2019 da nina.monamour

 

19 Outfits Taylor Swift Wore In 2008 That 2017 Taylor Swift Wouldn't Even Dream Of

 

Mentre la musica è da tempo riconosciuta come una forma efficace di terapia per fornire uno sblocco alle emozioni, l’idea di usare una canzone, delle frequenze sonore e il ritmo per il trattamento dei disturbi fisici è un nuovo dominio.

E’ ricco il  bagaglio dei nuovi studi  che stanno sollecitando i benefici della musica sulla salute mentale e fisica. Per esempio, in una meta-analisi di 400 studi, si è scoperto che la musica migliora la funzione del sistema immmunitario del corpo e riduce lo stress.

L'ascolto di musica si è riscontrato essere più efficace di una prescrizione farmacologica nel ridurre l’ansia prima di un intervento chirurgico. Hanno trovato prove convincenti che gli interventi musicali possano svolgere un ruolo di assistenza sanitaria in contesti che vanno dalle stanze ospedaliere fino ai consultori familiari.

L'analisi evidenzia anche quanto la musica influenzi la salute e alcuni ricercatori hanno scoperto che l'ascoltare e suonare musica aumenta la produzione degli anticorpi di immunoglobulina A presenti nel nostro corpo, riduce, inoltre, i livelli di cortisolo, l'ormone dello stess.

I musicoterapeuti lavorano a stretto contatto con i pazienti ed adattano individualmente l'intervento; i pazienti che hanno preso parte alle sessioni di musicoterapia hanno anche riportato un netto miglioramento nel livello di accettazione della loro malattia.

Buon sabato..


 

 
 
 

On the road..

Post n°8679 pubblicato il 12 Aprile 2019 da nina.monamour






Quando Ulisse e i suoi compagni salparono alla volta di Itaca, di ritorno dall'interminabile guerra di Troia, senza saperlo furono protagonisti del capitolo più importante di uno dei filoni più prolifici della letteratura di tutti i tempi, il viaggio. Reale o figurato, d'avventura o di introspezione, on the road o tutto interno alla testa del protagonista, ogni romanzo in fin dei conti racconta la storia di un “viaggio”, da un'origine ad una destinazione. Viaggiare d'altronde è anche una delle passioni più condivise da tutti, e proprio la vicenda di Ulisse, uno dei più celebri degli eroi cantati da Omero, ci spiega il motivo, e chissà, magari può darci qualche buona ragione per preparare lo zaino e metterlo in spalla.

Un vero viaggio presenta dei veri ostacoli, nella terribile odissea di Ulisse gli ostacoli sono continui nella vita, mostri mitologici, sirene, il gigante dal solo occhio Polifemo o la terribile Maga Circe. Ma affrontarli è un passaggio necessario per l'eroe, e solo la determinazione, l'astuzia o l'ingegno permettono a Ulisse di raggiungere il proprio scopo.

Allo stesso modo, un vero viaggio non può prescindere da continui ostacoli, la paura per il diverso e per l'ignoto, la solitudine, le avversità che sorgono quando ci si muove in un ambiente nuovo e non ovattato. Ma questi ostacoli sono proprio parte necessaria del viaggio, scoprire i propri limiti, imparare a superarli e ad aggirarli, spingerli sempre un po’ più in là.

Molti non vedono l’ora di raggiungere la meta, ma il vero amante del viaggio sa bene che la bellezza sta tutta nel percorso che si attraversa per raggiungerla. La vicenda di Ulisse dedica relativamente ben poco spazio all'arrivo dell'eroe nella sua Itaca. I veri passaggi importanti, che hanno fatto dell’opera di Omero uno dei testi più famosi di sempre, stanno tutti nel percorso attraversato dall'eroe per raggiungere il suo obiettivo.

Già, perché il vero viaggio ha sempre uno scopo, che non sempre è il semplice raggiungimento di una meta. Nel caso di Ulisse, lo scopo è il ritorno dopo tanti anni di lontananza alla propria terra, alla propria casa, alla propria moglie. Uno scopo che l’eroe terrà fermo fino alla fine, nonostante difficoltà e imprevisti, come sette anni tra le braccia di Calipso. Per mettersi in viaggio ci si può domandare quale sia lo scopo, o forse è meglio scoprirlo solo alla fine, e come Ulisse, potrebbe venir fuori che quel desiderio di mollare tutto e partire non porterà ad altro che a ritornare a "casa", ai propri valori, alle proprie origini magari piuttosto cambiati e arricchiti.

Ogni viaggio, per piccolo che sia, comporta in fin dei conti un distacco dalla quotidianità e una ricerca di se stessi e, in ultimo, di un senso.


 
 
 

La consapevolezza della realtà..

Post n°8678 pubblicato il 11 Aprile 2019 da nina.monamour

 

Risultati immagini per pinterest donne bellissime in silenzio



Finalmente soli con questo assordante rumore che è il silenzio, nel quale muta e si evolve la vita.
Il fenomeno del concepimento, quello della fine di un'esitenza, un'istante in cui tutto si ferma per accogliere il silenzio assoluto e la condizione di consapevolezza e pace eterna.
Quando penso al silenzio mi emoziono.
In termini umani non esiste, quando il cuore batte produce un suono quindi non è silenzio, per questo amo considerare il silenzio in senso lato, quello assoluto lo sperimenteremo tutti prima o poi.
Credo tu abbia posto questa domanda per via dell'orario e del momento della giornata.
Già, io abito in una piccola città, poi ai confini quindi qui c'è già silenzio. Questa sera sono sola a casa ed è una cosa che adoro.
Rifletto, sono consapevole di me e cosa più bella, vivo nel silenzio dell'anima e nella coscienza di esistere.
Silenzio ... quante interpretazioni.
Se ci pensi bene il mondo senza l'essere umano sarebbe un posto silenzioso,
noi parliamo, abbiamo creato cose che fanno rumore ecc..ecc..
A volte mi chiedo se noi siamo solo delle mosche che disturbano la quiete di qualcun'altro. E' possibile? Non lo so.
Di una cosa sono certa, dovremo imparare ad apprezzare il silenzio, la purezza, la gioia della vita.
Stop, fermiamoci, stiamo in silenzio, chiudiamo gli occhi, lasciamo che la mente vaghi, vedremo il risultato.
Quando parlo di silenzio mi sembra di parlare del tutto, del mistero dell'esitenza, di conoscere tutto quello che c'è da sapere. Forse perchè tutto è silenzio, noi siamo solo immaginazioni nella mente del destino, parliamo, ci muoviamo, ci ribelliamo ma forse non abbiamo imparato ad apprezzare una delle cose che più spaventa l'uomo perchè porta alla consapevolezza della realtà....
....il SILENZIO.
 

 
 
 

Ma chi ci crede al principe azzurro?

Post n°8677 pubblicato il 09 Aprile 2019 da nina.monamour

 

 

L’inganno più grande è quello del "principe azzurro" o della "principessa rosa", perché poi, checché se ne dica, ci caschiamo proprio tutti nella trappola delle fiabe, indipendentemente dal sesso e dall'orientamento sessuale. Ma lasciamo perdere il "politicamente corretto" e cerchiamo di capire un po' perché si tratta veramente di un inganno. Visto che, nonostante tutto, al principe ci si continua a credere anche da grandi.

E non appena, con l'altro, sorgono i primi problemi, ci si rifugia nelle lamentele e nelle recriminazioni... non è lui! non è lei! Non è questo che volevo! Prima di andarsene via sbattendo la porta, perché "lui" non è stato capace di ascoltare, "lei" non è stata capace di essere autonoma, "loro" non sono stati capaci di niente.

E, sicuramente, da qualche parte c’è un lui o una lei che ci stanno aspettando, basta cercare bene, basta trovarli. E allora è sempre un ricominciare senza sosta, ti incontro, mi innamoro, ti idealizzo, mi deludi, mi rendo conto di come sei veramente, ti lascio rimproverandoti perché non sei esattamente come pensavo che fossi, non corrispondi a quello che mi hai fatto credere; tra l'immagine con cui ti sei presentato e la realtà c’è un abisso, mi hai ingannato, e ora ne paghi le conseguenze!

Forse è per questo che le storie "usa e getta", come direbbe il Filosofo Zygmunt Bauman, si accumulano nei cassetti dei nostri armadi, lasciandoci con l'amaro in bocca dell'ennesima delusione. Ma forse Bauman non ha del tutto ragione quando ci spiega che questo "usare" e "gettare" gli altri è il sintomo più evidente di una società in cui tutto è fatto per essere comprato e consumato. Perché il problema dell’eterno ricominciare, a me, sembra più che altro legato al mito del "principe azzurro".

Quell'ideale che ci siamo costruiti da bambini e cui poi continuiamo ad andare dietro, anche se non parliamo più di principi e di principesse, convinti che prima o poi incontreremo la persona "giusta", ma "giusta" per cosa, per chi?

In amore, il giusto e l’ingiusto non hanno alcun senso, siamo tutti giusti e tutti sbagliati, perché, in fondo, nessuno di noi può colmare il vuoto che l'altro si porta dentro. Quel vuoto che ci abita e che ci tormenta tutti, quel "qualcosa di assente" cui non si riesce mai a dare un nome preciso e che, nonostante tutto, c'è, e fa male. Il principe azzurro, una volta che diventiamo grandi, è proprio questo, quella persona che dovrebbe essere capace di occupare lo spazio vuoto che abbiamo in noi, esattamente quello e nient'altro. Occupare quel posto che gli abbiamo preparato da sempre, senza muoversi e senza far rumore, per mettere a tacere le nostre ansie e saziare i nostri desideri.

E poi? E poi, se veramente qualcuno prova ad occupare quello spazio vuoto e a tacere, allora sì che soffochiamo e moriamo, almeno da un punto di vista psichico. Oppure è lui che soffoca e muore perché rinuncia al proprio desiderio e si trasforma in un semplice oggetto. Come accadeva un tempo alle nostre nonne, silenziose e mansuete per non disturbare il marito. Prima di rendersi conto che la vita era passata e che, invece di aver trovato il principe azzurro, erano state accanto ad un padrone…

Allora forse è meglio l’usa e getta, perché almeno così lui non si appiccica, e nemmeno io, e quando le cose cominciano a scricchiolare tutti e due possiamo passare al "seguente". A meno di rinunciare alla perfezione e agli ideali e smetterla di ingannarci da soli e fare i conti con chi ci è veramente accanto.


 
 
 

La cultura da Medioevo..

Post n°8676 pubblicato il 08 Aprile 2019 da nina.monamour


 

E, per questo motivo, non si può andare in bicicletta, capire il legame tra le due cose è impossibile, "è più decoroso e di rispettto per una donna che non vada in bicicletta", spiega un musulmano. Ma non è un l'unico a pensarla così. Tanto che, come spiega qualcuno la notizia, sono moltissime le musulmane che vivono a Milano e che non possono salire sulla bicicletta perché i mariti glielo vietano.

A Milano, grazie all’impegno di Mamme a scuola onlus e in collaborazione con Ciclo Pride Italia, ha ospitato un corso di bicicletta per le donne di tutte le età e di tutti i Paesi. L'iniziativa è nata su richiesta di alcune mamme che hanno espresso il desiderio di utilizzare la bicicletta per spostarsi in città. Davanti alle telecamere di Striscia la notizia chiedono di non essere riprese in volto, non vogliono passare dei guai.

"La bici è solo per i maschi", spiega una ragazza completamente velata, accanto a lei, però, ce n'è un'altra che insegna alla figlia ad andare in bicicletta, ma si affretta a dire che è normale fino ai 20anni, poi basta. I mariti, d'altra parte, non sono da meno, anzi, asseriscono che le mogli non vanno in bicicletta, lavorano in casa, non escono mai fuori.

E un altro ci va giù più pesante scandalizzato perchè certe volte gli capita di vedere quì, in Italia, donne che vanno a passeggio in bici e sono allibiti.




Per loro anche l'unghia del piede della donna è una parte intima che non va mostrata. La maggior parte degli intervistati, insomma, ritiene che il divieto di andare in bicicletta sia una questione di pudore, per la donna stessa.

Non è la prima volta che Striscia la notizia si occupa di questo assurdo divieto, un divieto che arriva dall'Arabia Saudita, dall'Iran, dallo Yemen, dall'Afghanistan e dalle zone rurali del Maghreb. Ad un musulmano piace proteggere la donna, essendo la donna una cosa sacra, una cosa di valore, non è che la metti così in mostra; piuttosto vada in Cadillac o in Mercedes, ma non in bicicletta.

I loro usi e costumi sono un po' complicati, ad esempio, in Arabia le ragazze fino ai 20anni si prendono le loro libertà in tutto, dopo i venti, subentrano un po' di restrizioni, insomma .... con la casa.

Che ne pensate?



 
 
 

Uno dei piatti italiani più amati al mondo..

Post n°8675 pubblicato il 06 Aprile 2019 da nina.monamour

 

 

Oggi 6 aprile si celebra il Carbonara Day, l’evento, che unisce gli appassionati di tutto il mondo di uno dei piatti più popolari e discussi della cucina italiana.

Se è indubbio che la carbonara rappresenti uno dei piatti più popolari della cucina italiana, è altrettanto certo che la sua creazione non possa essere avvenuta prima degli anni Trenta, se non addirittura dopo, durante la Seconda Guerra Mondiale.

La famosa gastronoma Ada Boni, infatti, nel suo libro Il talismano della felicità, una vera e propria Bibbia della cucina tradizionale italiana, pubblicato nel 1927, non fa alcun cenno della ricetta.

Sono due le ipotesi principali sull’origine della carbonara, quella appenninica e quella alleata. Secondo la prima tesi, il piatto sarebbe stato inventato dai carbonai (carbonari in romanesco), che lo preparavano usando ingredienti di facile reperibilità e conservazione.

La carbonara sarebbe quindi l’evoluzione del piatto detto cacio e ova, di origini laziali e abruzzesi, che i carbonari erano soliti preparare il giorno prima portandolo nelle loro saccocce e che consumavano con le mani.

Il pepe era già usato in buona quantità per la conservazione del guanciale, grasso o lardo usato in sostituzione dell’olio, ingrediente troppo caro per i carbonai.

L’origine abruzzese-appenninica di questo piatto trova un’altra conferma nel nome stesso di questa pietanza, il termine Carbonada in Abruzzo si riferisce alla pancetta, ovvero carne di suino salata e cotta sui carboni.

La seconda ipotesi è quella alleata e prende le mosse dal fatto che il piatto viene ricordato per la prima volta nel periodo immediatamente successivo alla liberazione di Roma nel 1944, quando nei mercati romani apparve il bacon portato dalle truppe alleate.

Questo spiegherebbe perché nella carbonara, a differenza di altri sughi come l’amatriciana, la pancetta e il guanciale vengono riportati spesso come ingredienti equivalenti.

Secondo questa tesi, sembrerebbe che durante la seconda guerra mondiale i soldati americani giunti in Italia combinando gli ingredienti a loro più familiari che riuscivano a reperire, e cioè uova, pancetta e spaghetti, preparandosi da mangiare, abbiano dato l’idea ai cuochi italiani per la ricetta vera e propria che si svilupperà compiutamente solo più tardi.

Ecco la mia ricetta

Trattandosi di uno dei piatti che ha subito maggiori rivisitazioni e variati in assoluto, mi limito a riportare gli ingredienti di quella che secondo le fonti più accreditate è la ricetta più autentica della carbonara.

Ingredienti:

Pasta di semola di grano duro (lunga o corta non fa differenza, è una questione di gusti)
Guanciale (no pancetta e meno che mai bacon)
Pecorino romano (no parmigiano, anche se in molti dicono che non fa differenza.
Tuorlo d’uovo (non metteteci l’albume e ne serve uno per ogni porzione)
Sale e pepe.






 
 
 

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