PerlaRara

Post N° 44


L'albero di quercia che troneggiava al centro delgiardino dei miei nonni materni, era ilpiù alto del vicinato, la nonna lo ripetevaspesso, con orgoglio, quasi il merito fossesuo. A quella quercia erano legati tantiricordi sereni della mia infanzia. Da bambinaero un vero maschiaccio, e una delle mieimprese preferite consisteva nell'arrampicarmisull'albero di ramo in ramo finchè quelli piùin alto, fragili, rischiavano di spezzarsi.E io di precipitare.Mia nonna, spaventatissima, ogni voltami gridava di scendere. Io allora obbedivo,sebbene a malincuore, perchè avrei voluto rischiare, mettendo alla prova il mio coraggioancora di più.Mio padre, si divertì a costruirmi una sortadi casetta, una piattaforma e un tettuccio,abbarbicata ad un'altezza che tutti quantigiudicarono eccessiva. Ma papà, nonostante leproteste di mia mamma e dei miei nonni, mela costruì ugualmente, con mia immensa gioia.Divenne il mio rifugio: me ne stavo lassù,dove portavo libri e dolciumi, sentendomiirraggiungibile, e perfettamente felice, nellamia casetta sull'"albero gigante".Eravamo nel pieno dell'estate quando mio padre siaccorse che l'albro gigante era inclinato verso la casa. Chiamò la forestale perchè mandasseroqualcuno a dare un'occhiata. Questi ci spiegaronoche sotto il prato correva una roccia d'acqua,che con gli anni avevano intaccato le radici della quercia e che quindi bisognava abbatterla... Fu il mio primo grande dolore!!