Navi da guerra

Male di vivere


Questa sera ho sentito al telegiornale locale che è stato ritrovato nel canale dell’Italsider il corpo di un uomo che era sparito sabato scorso. Cinquantenne, con due figli, ha lasciato la casa sabato pomeriggio a piedi ed è sparito nel nulla, fino al macabro ritrovamento. Questa settimana è il secondo camuno che si suicida…. Le statistiche sciolinate dagli esperti televisivi sono scioccanti, ogni giorno tre italiani si tolgono la vita! Che sta succedendo? Quale è il motivo che spinge la gente a farla finita?  I commenti più comuni sono che il suicida “non era in sé ed in quel momento non capiva cosa faceva….”. io penso invece che in molti casi non si tratti di un raptus improvviso ma di scelte maturate poco a poco e seriamente ponderate.  Per statistica le nostre vallate alpine hanno un indice di suicidi notevolmente più alto della media nazionale, il motivo potrebbe essere sociale, economico, i fattori sono tanti….  A mio giudizio il suicida decide di farla finita non perché è un matto, un debole, un pavido, un vile che ha paura di vivere ma perché pensa davvero di non avere altra scelta, di “aver sparato fino all’ultima cartuccia nella dura battaglia della vita”.  Chi tra di noi almeno una volta nella vita, di fronte alle difficoltà od a particolari situazioni, non ha pensato di passare a miglior vita?  Certo è più facile e “razionale” capire chi essendo malato terminale chiede l’eutanasia per porre fine alle proprie sofferenze piuttosto che è in ottima salute e con una vita apparentemente normale all’improvviso decide di suicidarsi.   Io ho 35 anni, (all’epoca dell’Impero Romano sarei quasi un nonno, all’alba del nuovo millennio ho appena lasciato la gioventù) eppure ho conosciuto due persone che si sono suicidate.   La prima ha compiuto il gesto impiccandosi probabilmente per solitudine e perché, dopo la morte della moglie durante il parto, non è mai riuscito a ricostruirsi una vita o forse, come mi piace pensare, non ha mai amato un’altra donna ed ha voluto raggiungere la sua famiglia in cielo.   La seconda ha invece fatto karakiri nella solitudine della sua macchina. Era un mio collega, forse un po’ solo, ma con una famiglia a sostenerlo….. Mi ricordo ancora come fossi ieri “alle dieci del mattino era venuto nel mio ufficio a farsi stampare le visure catastali di tutte le sue proprietà, come al solito era allegro e gentile come al solito, pronto a far battute, quel giorno però non gli avevo dato molto attenzione perché avevo seri problemi lavorativi e lo ho salutato con cortesia ma non con molto calore…. alle undici è andato a casa, ha fatto testamento…. a mezzogiorno ci ha lasciato per sempre”. Il giorno dopo quando ho visto il suo nome su televideo della RAI ero sicuro che fosse un omonimia…. invece no…. ho pensato, tra me e me, “potrei essere io tra qualche anno”.  I motivi sono quindi tanti, le situazioni sono varie e diversissime una dall’altra, pochi sono però i casi in cui i protagonisti “non era in sé”, tutti gli altri in quel momento non pensavano di avere altra soluzione…..  Io ho superato le mie crisi interiori solamente osservando chi si trova o per disabilità o per continente di nascita o per povertà in situazioni peggiori della mia e darebbe probabilmente l’anima per essere al mio posto.  Cerco quindi di gustarmi ogni attimo dell’esistenza, di lamentarmi con il fato il meno possibile e di cercare, (anche se è facile a dirlo ma molto difficile a farlo) di vivere nell’oggi, perché “del diman non v’è certezza”.