Navi da guerra

E' morto Achille Compagnoni, il "conquistatore" del K2


AOSTA, 13 MAG - Si è spento poco prima dell'alba di ieri, non appena la luce ha definito le forme delle montagne che intravedeva dalla finestra dell' ospedale. Achille Compagnoni, classe 1914, il primo a posare il piede sulla vetta del K2 (insieme con Lino Lacedelli) il 31 luglio 1954, è morto oggi alle 5.30 ad Aosta. Era ricoverato da circa un mese nel reparto di medicina dell'ospedale regionale a causa di patologie legate all'età. Neanche nell'ultimo istante ha voluto staccare gli occhi dalle vette, così come era solito fare a Cervinia quando si accomodava sulla sua poltrona davanti alla vetrata e passava ore a osservare i confini tra terra e cielo, dalla Dent d'Herens al Breithorn passando per la Gran Becca. La notizia della sua morte in pochi minuti ha fatto il giro di Italia. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio di cordoglio alla famiglia lo ha ricordato come "intrepido protagonista della scalata del K2 nella storica spedizione del 1954". Compagnoni era uno dei leader della squadra di Ardito Desio che conquistò la cima della seconda montagna più alta della Terra, ma unanimemente riconosciuta come la più difficile da scalare. Insieme a Lacedelli, al termine di una drammatica ascensione, raggiunse gli 8.611 metri e piantò lassù la piccozza con il tricolore. Una scalata memorabile, di valore assoluto, che rese orgogliosi tutti gli italiani e si lasciò dietro uno strascico di polemiche lungo 50 anni, in particolare sul ruolo di Walter Bonatti nell'attacco alla vetta. "Quella sul K2 - tagliava corto Compagnoni quando incontrava la stampa - è stata una vittoria di tutta la spedizione italiana. Parliamo di ciò che abbiamo fatto, le polemiche lasciamole agli altri". Lo scalatore nato a Santa Caterina Valfurva (Sondrio) e residente a Cervinia - dove gestiva un albergo che porta il suo nome - aveva raccolto le sue verità nei libri Uomini sul K2 del 1953 e K2: conquista italiana tra storia e memoria del 2004. Per assurdo, ha faticato più a gestire quello che divenne il caso K2 piuttosto che a scalare la montagna. "Ho di lui un bellissimo ricordo - racconta Lacedelli - e ci siamo anche divertiti, oltre ad aver faticato moltissimo: abbiamo avuto delle giornate di relax, tra compagni, nelle quali raccontarci le nostre avventure". Giunto nel 1935 a Cervinia come militare, aveva scelto di vivere in quel suggestivo angolo delle Alpi, tra Italia e Svizzera. Cervino e K2, montagne entrate nell'immaginario collettivo per l'imponenza, gli aspri pendii, la caratteristica forma triangolare: proprio intorno a questi due colossi di granito si è sviluppata la vita e la fama di Compagnoni. "Era un alpinista molto forte fisicamente - sottolinea Reinhold Messner, il Re degli Ottomila - tanto cuore e tanti polmoni. Ho sempre apprezzato la sua impresa, molto meno l'atteggiamento avuto dopo nel non riconoscere i meriti di Bonatti. Porto comunque un grande rispetto per lui anche se oltre al K2 non ha fatto grandi cose dal punto di vista alpinistico".Oggi sarà allestita la camera ardente a Cervinia, venerdì alle 14.30 i funerali, poi sarà cremato. Compagnoni, che era stato anche campione italiano di sci nordico, era stato nominato Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 2003 ed era stato insignito anche della Medaglia d'oro al valor civile per l'impresa compiuta sul K2.Questo è il resoconto ufficiale dell'ANSA. Sulla figura di Compagnoni e sul suo apporto alla scalata del K2 sono stati scritti in cinquant'anni una marea di libri. Quello che appare certo (anche dalla testimonianza di Lacedelli) è che pur di arrivare in vetta non esitò a "sacrificare" Bonatti ed il suo portatore obbligandogli a passare una notte a 8.300 metri in piedi e senza tenda..... quasi una condanna a morte....