Creato da shinano il 01/07/2008
Storia delle navi da guerra, battaglie navali

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11 settembre 1683 una data da ricordare

Post n°55 pubblicato il 11 Settembre 2013 da shinano
 

L'11 settembre viene oggigiorno ricordato universalmente come l'anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle di New York.

Molti non sanno che questa è stata una data cruciale per l'Occidente, infatti il giorno 11.09.1683 gli Ussari alati Polacchi hanno posto fine definitivamente vall'assedio di Vienna da parte dei Turchi iniziando la cacciata dei musulmani dall'Europa che si completerà nel 1918 con la fine dell'Impero Turco.

Si allega un piccolo riassunto della battaglia:

"la battaglia ebbe inizio all'alba, subito dopo la messa celebrata da Marco d'Aviano. Furono i Turchi ad aprire le ostilità nel tentativo di interrompere il dispiegamento di forze che la lega santa stava ancora ultimando. Carlo di Lorena ed i tedeschi rintuzzarono l'attacco in attesa che Sobieski ed i suoi fossero pronti.
Kara Mustafa ancora una volta rinunciò ad ingaggiar battaglia sperando di riuscire a entrare in Vienna in extremis, lasciando così altro tempo alle forze cristiane di ultimare il dispiegamento. Ma ormai le sorti volgevano decisamente in favore degli occidentali, e addirittura gli assediati, galvanizzati dall'arrivo dei rinforzi, attaccavano le file turche. La battaglia era cominciata, furibonda come e più del previsto. I turchi pagarono subito l'errore di non essersi preparati a difendersi dalle forze provenienti dal nord, trovandosi di fatto con l'élite dell'esercito (i Giannizzeri) schierati dove non serviva, cioè presso le mura che erano ancora in piedi, e le retroguardie difese solo da truppe poco preparate. A questo punto Kara Mustafa capì che la battaglie era persa, e tentò con tutte le forze di vendere cara la pelle, cioè prendere Vienna, complicando così di molto i piani della Lega Santa e soprattutto infliggendole lo smacco di entrare in città proprio mentre la battaglia volgeva a favore dei cristiani. Inoltre i generali turchi capivano perfettamente che quel politicante non si rendeva conto di quello che faceva. Molti di loro intervennero in maniera corretta per approfittare delle falle nell'attacco cristiano, per altro mal condotto e mal organizzato perché nessuno dei generali cristiani era abituato a muovere eserciti così grossi, formati da una coalizione disomogenea per lingua e religione, e privi di un comando centrale organizzato, tuttavia le controffensive turche fallivano una dopo l'altra: se gli assalti si rivelavano infatti ben azzeccati e ben diretti, d'altro canto la mancanza di riserve, il caos nelle retrovie e l'assenza di ordini faceva sì che i turchi vittoriosi si ritrovassero circondati, e finivano con l'essere eliminati un po' alla volta, in scontri molto violenti e molto confusi.
Ma ancora l'esercito cristiano non aveva giocato la sua carta più forte: la cavalleria polacca. Nel tardo pomeriggio dopo aver seguito dalla collina l'andamento dello scontro 4 corpi di cavalleria (1 tedesca e 3 polacche) scesero all'attacco a passo di carica. L'attacco fu condotto da Sobieski in persona e dai suoi 3000 Ussari. La carica sbaragliò definitivamente l'esercito turco, mentre gli assediati uscirono dalle mura a raggiungere i rinforzi che già inseguivano gli ottomani in rotta. Il cronista turco Mehmed, der Silihdar così commentò l'arrivo dell'armata del Sobieski
« Gli infedeli spuntarono sui pendii con le loro divisioni come nuvole di un temporale, ricoperti di un metallo blu. Arrivavano con un'ala di fronte ai valacchi e moldavi addossati ad una riva del Danubio e con l'altra ala fino all'estremità delle divisioni tartare, coprivano il monte ed il piano formando un fronte di combattimento simile ad una falce. Era come se si riversasse un torrente di nera pece che soffoca e brucia tutto ciò che gli si para innanzi. »
(Mehmed, der Silihdar, così da Richard F. Kreutel, Karamustapha vor Wien. Das türkische Tagebuch der Belagerung, (Graz 1955))
La battaglia di Vienna vide anche l'esordio in combattimento di un futuro, grande condottiero: Eugenio di Savoia.
È storicamente provato che un notevole contributo alla vittoria di Sobieski fu arrecato dal graduato polacco Franciszek Jerzy (= Giorgio) Kulczycki, che svolse attività di spionaggio trafficando con i turchi in sacchi di caffè, ma in realtà fornendo al comando polacco notizie sulla dislocazione delle truppe turche e sui loro movimenti. Finito l'assedio Jan III lo ricompensò con una scritta sul suo stemma di famiglia: Salus Vienna Tua, nonché donandogli tutto il caffè abbandonato dalle truppe ottomane".

 
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