Shin..."Tra i fiori il Ciliegio, tra gli uomin il Guerriero..." I miei pensieri...le cose che amo..... |
GALADRIEL, LA SIGNORA DEGLI ELFI...
AREA PERSONALE
L'AIKIDO
O' Sensei Moriei Ueshiba
"L'Aikido non è una tecnica per combattere il nemico o per sconfiggerlo. E' la via per riconciliare il mondo e fare degli esseri umani una sola famiglia.L'anima, la sostanza dell'Aikido è armonizzare se stessi con il moto dell'universo per trovarsi in accordo con l'universo stesso, Chi ha scelto 1'essenza dell'Aikido ha l'universo dentro di sé e può dire "io sono l'universo". La vera arte marziale non conosce nemici. La vera arte marziale consiste nell'essere in unione con l'Universo, essere uno con il Centro dell'Universo. Su questa via si contribuisce a mantenere la pace fra i popoli della terra".
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Post n°21 pubblicato il 18 Settembre 2008 da Shingen72
L'uso del termine occidentale "calligrafia" (bella scrittura) non riesce ad esprimere correttamente il significato della pratica legata alla scrittura in Estremo Oriente. sho scrittura Il carattere do viene usato in numerose occasioni per contraddistinguere la pratica di un'arte, che richiede un impegno costante e che in diversi modi può assumere le caratteristiche di un "percorso" che conduce, tramite un perfezionamento tecnico, a un affinamento interiore dell'individuo.
e conoscenze storiche, stilistiche, formali, ecc. un processo d'apprendimento e di applicazione di tecniche. L'azione del pennello converte in segni i gesti del calligrafo. Questi segni possono essere decisi o incerti, veloci o lenti, sottili o spessi, ma contengono sempre una forza che tradizionalmente viene definita ki (traducibile approssimativamente in "energia vitale"). Questa forza circola nei singoli segni e nei rapporti che s'instaurano tra di loro. Scrivendo un carattere si fornisce la rappresentazione di un'idea, ma tracciandolo in calligrafia si tende a trasmettere soprattutto la relazione che (Tratto dal sito www.shodo.it) |
Post n°20 pubblicato il 14 Settembre 2008 da Shingen72
“Tsukimi” letteralmente significa “guardare la Luna”, ed è proprio a lei che è dedicata questa festività giapponese, in cui si celebra la prima Luna piena di settembre. La consuetudine nacque durante il periodo Heian (794-1185): a quei tempi i nobili di corte amavano riunirsi nelle notti di plenilunio e comporre versi ammirando il cielo stellato. Durante il periodo Edo questa usanza divenne molto popolare ed i contadini unirono questo rito di ammirare il primo plenilunio di settembre, con i festeggiamenti per la fine del periodo del raccolto. Così facendo si veniva a creare una buona occasione per ringraziare (ed ingraziarsi!) la Luna stessa, elemento essenziale in tutte le culture contadine (anticamente, anche da noi, per la semina ed il raccolto si studiavano le fasi lunari!). Al giorno d’oggi, per festeggiare, le case ed i tempi vengono adornati con piante e fiori, e si offrono alla Luna sake e dolci di riso (Tsukimi dango). Ma non ci si aspetti nulla di rumoroso o troppo colorata: lo Tsukimi è vissuto in un’atmosfera molto tenue e quasi sommessa…forse si potranno trovare alcune bancarelle e stand gastronomici intorno a particolari templi, ma, perlopiù, questa festa si vive insieme agli amici intimi o alla famiglia. Questo articolo non è mio, l'ho trovato navigando in internet e ho pensato di inserirlo, perchè mi piaceva l'ida di una festa dedicata alla Luna e per di più, è una festività settembrina! Il sito dove l'ho presa è il seguente: www.bunnychan.it Io voglio aggiungerci questa poesia, sempre giapponese s'intende: La Luna Sto aspettando che dietro le vette dei monti Ciao ciao e a presto! |
Post n°19 pubblicato il 09 Settembre 2008 da Shingen72
Kamikaze, questa parola si ascolta ormai ogni giorno in tv ma non tutti sanno che è usata impropriamente; la parola Kamikaze significa infatti "Vento Divino" e per i giapponesi non ha il significato negativo che ha per noi, il Kami Kaze infatti fu il vento di tempesta che alla fine del 1200, assieme al valore dei Samurai, salvò il Giappone dall'invasione dei Mongoli. "Ciottoli senza valore noi siamo, (Anonimo) "Sfrecciando nel cielo (Isao, 23 anni...) ...per non dimenticare quello che è stato, per non commettere più gli stessi errori, per un modo di pace e senza più guerre... Shin |
"L'Arte di disporre i fiori" Venuto in uso nel sec. XVIII, il termine stava ad indicare in modo generico qualsiasi composizione naturale di fiori o di piante esistente nella tradizione, in tale senso è usato ancor oggi, sebbene arricchito di tutte quelle accezioni e quelle sfumature che è andato acquistando nel volger dei tempi. Fiori viventi, composizione naturale, arte di disporre i fiori alla maniera giapponese. E soprattutto natura vivente: fiori, foglie, tronco o corteccia, radici vegetanti o rami disseccati, e ancora sassi, sabbia, acqua. Tutto quanto esiste in natura può essere trasformato in materiale compositivo, purché interpretato nella sua essenza di elemento naturale, riordinato e riespresso e, da inerte, reso vivente. All'origine è dunque la natura, fonte inesauribile di materia prima. modello perfetto che l'uomo non può imitare e 1'artista non deve contraffare. Viene quindi la regola: la capacità di assicurare entro uno schema inalienabile ma mobilissimo, la perfezione di una formula compositiva, rendere possibile il ripetersi all'infinito di una creazione divenuta, per selezione, assoluta. Non copia di se stessa, ma ricostruzione; poiché la natura non ripete mai identica una stessa forma, pur moltiplicandola in una quantità potenzialmente infinita. Sorta in Cina nel periodo T'ang, l'arte dei fiori divenne disciplina in Giappone. E soltanto in Cina o in Giappone poteva infatti fiorire un'attitudine cosi intensa e di tale autocontrollo, specchio di una civiltà e di un'etica fondate sull'antica verità buddista che integra l'uomo nella natura e la natura in Dio, che identifica l'artista nella creazione e la creazione nel ritmo della natura. Poiché l'ikebana nasce dall'osservazione dell'albero e del fiore nel suo ambiente naturale: cielo, terra, acqua. Infatti esso si realizza nell'abilità della mano alleata al sentimento della natura, ed evita lo scadimento stilistico con lo studio costante delle forme, la conquista della tecnica, il continuo perfezionamento dei mezzi interiori e manuali. Nessun valore sfugge a questo assiduo controllo: forma, colore, peso, materia o disegno, della composizione come del vaso, si compensano vicendevolmente e si trasformano da elementi grezzi in componenti razionali di una costruzione logica ed armoniosa. Alla base della costruzione, qualunque sia la forma o lo stile dell'ikebana, sta il triangolo, la figura perfetta, determinata dai vertici di tre rami, di tre fiori, di tre elementi naturali qualsiasi. Il triangolo è la visualizzazione razionale del tre, cioè del numero perfetto; l'unità è indice di insufficienza, il due di opposizione, il tre di decisione e di conclusione. E' la figura piana più elementare: qualsiasi altra forma geometrica si può scomporre in più triangoli. E’ alla base della rappresentazione buddista della terra e del cielo, e delle due forze dialettiche che presiedono alla creazione: l’Ying e l’Yang, il negativo e il positivo, il bianco e il nero; i due simboli della creazione, i due elementi che ritornano invariabilmente in qualsiasi fenomeno naturale. La pianta s’innalza dalla terra-Ying al cielo-Yang; il rapporto dialettico tra l’Ying e l’Yang determina l’azione e il triangolo da figura piana si fa figura dinamica. L’ikebana possiede al massimo questa possibilità ambivalente di completezza conchiusa e di potenzialità dinamica. L’ideale di bellezza ch’esso persegue è quello di una bellezza organizzata; il risultato un equilibrio di forme articolate e dinamiche. Reali o apparenti: cioè i pieni e i vuoti, la costruzione e lo spazio. L’espresso e l’inespresso risultano ugualmente validi e costruttivi: come il bianco può essere più intenso del nero, come il silenzio può essere più eloquente della parola, così nell’ikebana il vuoto può essere più del pieno. E se la punteggiatura definisce la struttura della frase, la pausa quella della musica, nell’ikebana il vuoto eccita il pieno ed assieme definiscono lo spazio, cioè l’elemento primo in cui la natura affonda ed esiste. (fonte rivista Aikido, Aikikai d'italia) |
Post n°17 pubblicato il 02 Settembre 2008 da Shingen72
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Inviato da: cicala_parlante
il 02/08/2009 alle 21:13
Inviato da: briciolabau
il 07/02/2009 alle 20:24
Inviato da: briciolabau
il 31/01/2009 alle 00:42
Inviato da: briciolabau
il 24/01/2009 alle 20:37
Inviato da: briciolabau
il 17/01/2009 alle 11:21