La vita

Senza titolo.


LA STORIA DI KESHIA THOMAS, QUELL’AFROAMERICANA ANTIRAZZISTA,CHE USÓ IL SUO CORPO PER PROTEGGERE UN NEONAZISTA,DIMOSTRANDO TUTTA LA DIFFERENZA CHE C’ERA TRA DI LORO Era il giugno del 1996 e una sezione del Ku Klux Klan decise di organizzare una manifestazione ad Ann Arbor, nel Michigan. La cittadina non aveva un passato razzista, anzi si era sempre caratterizzata per essere multiculturale e aperta. Per questo in molti videro il gesto come una vera e propria provocazione. Per il giorno in cui era prevista la manifestazione così un gruppo numeroso di antirazzisti decise di contestare gli appena quindici klansman arrivati in città. Quindici klansman che prontamente la polizia, in tenuta antisommossa, dovette circondare e proteggere dai numerosi contestatori. Davanti alla stazione di polizia la contestazione continuò rumorosa e pacifica, finché qualcuno si accorse che c’era in mezzo alla folla un uomo che aveva un tatuaggio delle SS e una maglietta confederata. Difficile dire se fosse il sedicesimo dei klansman, un neonazista locale, o ancora un semplice provocatore. Fatto sta che presto venne circondato dagli antirazzisti. Tra loro anche Keshia Thomas, che all’epoca aveva soltanto diciotto anni. Anche lei come gli altri urlò allo sconosciuto che doveva andarsene, che Ann Arbor era una città in cui non c’era spazio per i razzisti. Non sappiamo quale reazione ebbe il neonazista e come si passò dalle urla, a degli spintoni, e poi ad una aggressione vera e propria degli antirazzisti. Fatto sta che l’uomo venne messo ko e andò a terra. A quel punto Keshia, fedele agli stessi ideali che l’avevano portata in piazza, si gettò sul suo corpo impendendo che altri manifestanti infierissero su di lui. Fu allora che Mark Brunner, un giovane fotografo lì presente, scattò una foto che sarebbe diventata piuttosto famosa. Dopo l’intervento di Keshia, tutti gli altri antirazzisti, lasciarono stare l’uomo, che poi venne scortato e protetto dalla polizia com’era avvenuto con gli altri klansman. A proposito di quello che aveva fatto Keshia disse che aveva protetto l’uomo perché le era capitato di essere oggetto di violenza e avrebbe voluto che qualcuno si muovesse per proteggerla. Insomma aveva protetto quell’uomo anche se sapeva bene che a parti inverse non sarebbe finita nello stesso modo. Perché Keshia era antirazzista. fonte :  Cannibali e Re