La vita

Dio ha pensato a tutto.


La pianta miracolosa che cresce nel deserto e nutre (anche) le apidi Paola D’AmicoAlbero nazionale per gli Emirati Arabi, venerato in India, ora i ricercatori dell’Università Bicocca ne hanno verificato le potenzialità anche per l’uso farmacologico e cosmetico. E a Pisa, invece, si studia l’albero del fico per recuperare i terreni agricoli in abbandonoGli Indù lo venerano, gli Emirati Arabi lo hanno eletto ad albero nazionale, nelle aree più povero del Messico, ma anche in Perù, Bolivia e Paraguay è stato sfruttatoper la sopravvivenza. Parliamo di una pianta sempreverde con un piccolo fiore giallo spinoso che molti popoli da sempre ritengono «miracolosa». È la Prosopis cineraria o albero di Ghaf, un vero sopravvissuto di fronte a temperature infuocate e dure  condizioni del deserto che i ricercatori dei Dipartimenti di Biotecnologie e Bioscienze e di Scienze della Terra dell’Università Bicocca di Milano hanno deciso di studiare. La pianta è davvero un rimedio medicinale, ma le foglie e i suoi bacelli si possono usare in cucina e come foraggio per gli animali da allevamento, migliora i micronutrienti del terreno, previene l’erosione del suolo (grazie alle sue radici profonde), è una delle piante più importanti per il foraggiamento delle api nel Golfo Persico grazie alla lunga e abbondante fioritura.La medicina popolareLe specie di Prosopis, scrivono i ricercatori che hanno passato in rassegna tutti gli studi più recenti sulla pianta, sono una delle fonti di proteine nelle regioni aride e semiaride del mondo, in Africa, nell’Asia occidentale e nel continente Indiano, ma anche fonte di carboidrati, lipidi e minerali. Ma sono anche state usate come medicina indigena popolare: le cortecce amare curano la lebbra, la dissenteria, l’asma; i fiori pestati si mescolano con zucchero e sono usati per proteggere contro l’aborto in gravidanza; l’estratto dei baccelli schiacciati si usa per il mal d’orecchi e il mal di denti, il frutto si usa come sedativo. È stata dimostrata la proprietà antibatterica, antidiabetica, addirittura antitumorale.Il potenziale ecosostenibileDell’albero di Ghal si usa proprio tutto: semi, baccelli, foglie, corteccia. E ora il loro utilizzo viene caldeggiato anche per l’industria cosmetica: l’anti-age è l’ultima frontiera. Gli estratti della pianta miracolosa si sta rivelando un aiuto per lo sbiancamento della pelle, con un alto potenziale idratante e anti acne, prezioso ingredienti per prodotti di lusso ecosostenibili. Perché, sottolineano i ricercatori: «L’utilizzo di fonti naturali ricche di principi attivi offre evidenti vantaggi rispetto ai composti sintetici in termini di ecosostenibilità».Il fico per contrastare la desertificazioneIntanto, un team di genetisti, chimici, fisiologi vegetali, entomologi, arboricoltori e analisti sensoriali del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa hanno lavorato dal 2020 al 2022 arrivando a sequenziare il genoma del fico con un metodo innovativo, che ha consentito loro di confermare che la coltura del fico è ideale per il recupero dei terreni salini marginali. La salinità del terreno non determina, infatti, una variazione degli zuccheri totali e dei principali componenti dei frutti. Anzi, l’aumento del livello endogeno di acido salicilico nei frutti delle piante sottoposte a stress salino farebbe ipotizzare un effetto “priming”, cioè una strategia adattativa che migliora le capacità difensive della pianta. Il suo genoma fa della pianta del fico la risposta ottimale per recuperare i terreni altrimenti persi per l’agricoltura.