Gli Indù lo venerano, gli Emirati Arabi lo hanno eletto
ad albero nazionale, nelle aree più povero del Messico,
ma anche in Perù, Bolivia e Paraguay è stato sfruttato
per la sopravvivenza. Parliamo di una pianta sempreverde
con un piccolo fiore giallo spinoso che molti popoli da sempre
ritengono «miracolosa». È la Prosopis cineraria o albero di Ghaf,
un vero sopravvissuto di fronte a temperature infuocate e dure
condizioni del deserto che i ricercatori dei Dipartimenti di Biotecnologie
e Bioscienze e di Scienze della Terra dell’Università Bicocca
di Milano hanno deciso di studiare. La pianta è davvero un rimedio
medicinale, ma le foglie e i suoi bacelli si possono usare in cucina
e come foraggio per gli animali da allevamento, migliora i micronutrienti
del terreno, previene l’erosione del suolo (grazie alle sue radici profonde),
è una delle piante più importanti per il foraggiamento delle api
nel Golfo Persico grazie alla lunga e abbondante fioritura.
La medicina popolare
Le specie di Prosopis, scrivono i ricercatori che hanno passato
in rassegna tutti gli studi più recenti sulla pianta, sono una delle fonti
di proteine nelle regioni aride e semiaride del mondo, in Africa,
nell’Asia occidentale e nel continente Indiano, ma anche fonte
di carboidrati, lipidi e minerali. Ma sono anche state usate
come medicina indigena popolare: le cortecce amare curano la lebbra,
la dissenteria, l’asma; i fiori pestati si mescolano con zucchero
e sono usati per proteggere contro l’aborto in gravidanza;
l’estratto dei baccelli schiacciati si usa per il mal d’orecchi e il mal di denti,
il frutto si usa come sedativo. È stata dimostrata la proprietà antibatterica,
antidiabetica, addirittura antitumorale.
Il potenziale ecosostenibile
Dell’albero di Ghal si usa proprio tutto: semi, baccelli, foglie,
corteccia. E ora il loro utilizzo viene caldeggiato anche per l’industria
cosmetica: l’anti-age è l’ultima frontiera. Gli estratti della pianta
miracolosa si sta rivelando un aiuto per lo sbiancamento della pelle,
con un alto potenziale idratante e anti acne, prezioso ingredienti
per prodotti di lusso ecosostenibili. Perché, sottolineano i ricercatori:
«L’utilizzo di fonti naturali ricche di principi attivi offre evidenti
vantaggi rispetto ai composti sintetici in termini di ecosostenibilità».
Il fico per contrastare la desertificazione
Intanto, un team di genetisti, chimici, fisiologi vegetali, entomologi,
arboricoltori e analisti sensoriali del Dipartimento di Scienze Agrarie,
Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa hanno lavorato
dal 2020 al 2022 arrivando a sequenziare il genoma del fico con un metodo
innovativo, che ha consentito loro di confermare che la coltura
del fico è ideale per il recupero dei terreni salini marginali.
La salinità del terreno non determina, infatti, una variazione
degli zuccheri totali e dei principali componenti dei frutti.
Anzi, l’aumento del livello endogeno di acido salicilico nei frutti
delle piante sottoposte a stress salino farebbe ipotizzare
un effetto “priming”, cioè una strategia adattativa che migliora
le capacità difensive della pianta. Il suo genoma fa della pianta
del fico la risposta ottimale per recuperare i terreni altrimenti
persi per l’agricoltura.
Inviato da: cassetta2
il 08/09/2022 alle 23:18
Inviato da: amaitti
il 26/07/2022 alle 20:47
Inviato da: cassetta2
il 19/07/2022 alle 10:08
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il 12/05/2022 alle 17:11
Inviato da: cassetta2
il 29/04/2022 alle 22:37