Silvio Antonini

Isabella Lorusso, DONNE CONTRO, La recensione


 Isabella Lorusso, Donne contro, Castellana Grotte, Csa, 2013, pp. 143, € 12,00.di Silvio Antonini“Interviste a dieci donne anarchiche, marxiste e femministe incontrate tra la Catalogna, la Francia e l’Italia, dal marzo 1997 al febbraio 2013”. Questo è il sottotitolo dell’ultima pubblicazione di Isabella Lorusso, originaria della Puglia, laureata in Scienze politiche a Bologna, attivista politica e, soprattutto, girella nel mondo latino, a caccia di storie e testimonianze, in particolare di genere. La sua peculiarità è indubbiamente quella di ricavare, da eventi storici più o meno conosciuti, aspetti e vissuti che portano aldilà delle vulgate ufficiali e delle informazioni di pubblico dominio.Ne è palese dimostrazione un precedente lavoro dato alle stampe quattro anni fa: Spagna ‘36, Voci dal Poum (Empoli, Ibiskos, 2010), interviste a protagonisti e testimoni delle tragiche vicende del Partido obrero di unificaciòn marxista. Il partito comunista ereticale, erroneamente reputato trotzkista, nato a ridosso della Guerra sociale spagnola durante la quale subirà una tremenda repressione dalle stesse istituzioni repubblicane, con l’accusa, ad ora infondata, d’intelligenza con il nemico.Donne contro, senza certo volerne sminuire la portata, anzi, ne appare come una sorta d’appendice, poiché le interviste riguardano nella quasi totalità quel frangente storico e ciò che ne è conseguito. Fa eccezione la testimonianza di Alicia Ilda Matural Castillo, inerente Cuba. A parlare sono, quindi, dieci voci femminili di poumiste e anarchiche, anche qui con un’eccezione, quella di Manola Rodriguez, a suo tempo militante nella Gioventù del Partito comunista spagnolo. Spicca, tra le altre, l’esperienza libertaria delle Mujeres libres, nata su iniziativa di donne con il fine di combattere il maschilismo secolare presente anche laddove, per astratto, proprio non dovrebbe starci. Dove il padre, acceso militante anarcosindacalista, tra le mura domestiche era un tiranno, o il compagno accanto, sebbene nel fuoco della lotta, non esitava a considerare: “Fai tanto la libertaria ma se ti dico di venire al letto con me tu non ci vieni”.Le persone intervistate sono, ovviamente, tutte assai in là con gli anni; alcune ospitate in case di riposo, dopo una vita segnata da lutti e privazioni e passata tra la cospirazione, le guerre, il carcere, i campi di concentramento e l’esilio. Inevitabili, va da sé, i confronti dei propri trascorsi con il presente che è sempre, o quasi, segnato dalle miserie. Valga su tutte la riflessione di Concha Perez, operaia e miliziana anarchica durante la Guerra sociale, che dice: <Adesso la gente è più conformista, non lotta per quello in cui crede e, anzi, ormai non crede più in nulla. Anche in quel periodo era difficile. Nella fabbrica dove lavoravo c’era una minoranza che non voleva la Rivoluzione. Bisognava lottare contro l’egoismo, contro la “propria” casa, la “propria” vita, la “propria” sposa, la “propria” famiglia, e c’era chi non voleva dividere con gli altri quello che aveva; e tutt’ora è così. È un grande ideale e io ce l’ho qui nel cuore, ma una cosa è pensarlo, un’altra cosa è metterlo in pratica. Non realizzammo quello che avremmo voluto e me ne dispiace, però almeno ci provammo. Sono molto orgogliosa di quello che cercammo di fare. Non tutta la gente reagì bene, ma noi ci provammo. Farei esattamente quello che ho fatto; forse qualcosa in più>.Per contatti con l’autrice: isabella_lorusso@yahoo.es