Creato da Ferdinandobiferali44 il 13/03/2014

Silvio Antonini

Parole, suoni e altro dalla Tuscia

 

 

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Solange Cavalcante, COMPAGNI DI STADIO, la recensione

Post n°7 pubblicato il 28 Giugno 2014 da Ferdinandobiferali44

Solange Cavalcante, Compagni di stadio, Sócrates e la Democrazia corinthiana, Roma, Fandango, 2014, pp. 317, € 18,50.

di Silvio Antonini

Un’uscita libraria a ridosso del Campionato mondiale di Calcio del Brasile. Un campionato più che mai discusso: da una parte le manifestazioni popolari contro il dispendio di denaro pubblico sottratto a sanità ed istruzione, dall’altra la convinzione, comunque consolidata, che in quelle mobilitazioni si stia riproponendo il tentativo di destabilizzare un governo ad ogni modo inviso all’attuale ordine mondiale, attraverso manifestazioni e disordini che suscitino simpatia presso l’opinione pubblica occidentale. Una campagna che si avvale anche di bufale e falsi. Per molti si tratterebbe, in buona sostanza, del meccanismo rodato per le cosiddette rivoluzioni colorate ancora in atto.

Delle risposte parziali a questa controversia le troviamo qui, dove Solange Cavalcante, giornalista e traduttrice di origini brasiliane, ricostruisce una storia tutta brasiliana, quella dell’esperimento che passa sotto il nome di Democracia corinthiana, venuto in essere nella squadra bianconera dello Stato di San Paolo del Brasile, il Corinthians, e imperniato sul centrocampista Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira. L’immagine di Sócrates è alquanto nota: tra i più stimati calciatori al mondo, medico, attivista politico e culturale. In Italia lo si ricorda particolarmente per la stagione, non proprio appagante, nella Fiorentina (1984-85), quando dichiarava che si trovava da noi più per studiare Gramsci che per la storia calcistica del Paese e frequentava assiduamente le realtà di base della sinistra. A lui è anche associato il saluto a pugno chiuso, gesto che aveva preso, negli anni Settanta, da un altro calciatore, il connazionale Reinaldo Lima, e che da noi, in contemporanea, faceva Paolo Sollier del Perugia. Quando è venuto a mancare, nel 2011, è infatti alzando il pugno che è stato salutato in tutto il mondo. Tutti questi elementi lasciano già di per loro intuire che una personalità del genere non possa essere passata indenne, e invano, in un mondo come quello calcistico, dove agli atleti si chiede tradizionalmente di anestetizzare le masse con l’intrattenimento e di incensare i poteri vigenti. La storia di Sócrates dimostra, al contrario, che il calcio può essere, ed è, anche un dignitoso veicolo di partecipazione, emancipazione e rivendicazione. Non è un caso che questa storia si sia verificata in Brasile, tra i paesi più legati al calcio, e dove il golpe militare del 1964, orchestrato dalla Cia soprattutto attraverso il controllo dei mezzi di comunicazione, farà da battistrada per colpi di stato più celebri, come quello in Cile e poi in Argentina. Qui la tecnica si affinerà definitivamente: non più carri armati e disordini per le strade ma gente fatta sparire nel nulla e nel silenzio. Contro la feroce giunta militare si solleverà, oltre alla guerriglia, una mobilitazione popolare diffusa riguardante, a livello culturale, soprattutto la letteratura e la musica, censurate e perseguitate. Nel futbol, se Pelé appoggerà i militari sostenendo che i brasiliani fossero impreparati al voto, altri calciatori si batteranno per le libere elezioni del Presidente. È un sommovimento che si fa largo negli anni Settanta, con denunce politiche più o meno esplicite, attraverso l’adozione di atteggiamenti anticonformistici nell’aspetto come nelle abitudini, con l’assunzione di alcol e sigarette. Comportamenti certo insalubri, che, però, suonavano come un affronto al regime, con la volontà dei giocatori di riprendersi la propria vita.

Questo è il retroterra che permette la nascita della Democrazia corinthiana, cui prenderanno parte anche altri nomi celebri poi venuti a giocare in Italia, come Zico e Wálter Casagrande. Agli inizi anni Ottanta, mentre in Occidente si compie il riflusso dei movimenti, un’intera squadra, attraverso assemblee, votazioni e decisioni condivise tra calciatori, personale, guardarobieri etc., prende direttamente in mano le redini del proprio destino e lancia una sfida al governo golpista, ormai alle sue battute finali, all’omologazione culturale e all‘autoritarismo.

Non c’è qui spazio per il mito: lo stesso protagonista - se è vero che nei nomi delle persone c’è un destino - è descritto con tutti i suoi dubbi, mentre altri giocatori, come spesso avviene, hanno dimostrato perplessità nel “buttarla in politica”. Il libro si spinge poi fino a lambire la cronaca e cioè i Mondiali in corso.

L’esperienza corinthiana durerà, in definitiva, un paio di anni, lasciando amarezze e delusioni. Ma si era seminato bene: tutte le realtà di autogestione che si concretizzeranno in futuro, nel calcio, in altri sport, nelle palestre popolari, così come nelle tifoserie antirazziste e antifasciste, trovano sicuramente nella Democrazia di Sócrates e compagni il grande precedente. È proprio di questi giorni la nascita in Italia, a seguito di una riunione tenuta presso la Palestra Valerio Verbano di Roma, del progetto Conasp, Coordinamento nazionale dello sport popolare, per uno sport liberato dalle catene del profitto, che possa divenire effettivamente fattore di emancipazione sociale.

Recensione dedicata alla memoria di Ciro Esposito

 

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