IL DUBBIO

LA VENDETTA: A cosa serve?


Per questo post ho preso spunto dalla visione del film “MUNICH” andato in onda su SKY lunedì sera. Il film è di Steven Spielberg e racconta in maniera abbastanza fedele soprattutto i fatti che sono avvenuti dopo la strage di 11 atleti israeliani da parte di terroristi palestinesi nel corso delle olimpiadi di Monaco del 1972. Infatti subito dopo il servizio segreto israeliano organizzò la vendetta (durò più di 2 anni) che consisteva nell’eliminazione fisica di tutti i palestinesi che venivano ritenuti gli ispiratori e mandanti della strage.Il protagonista principale (un ottimo Eric Bana) all’inizio si trova onorato nell’essere stato scelto dall’allora primo ministro israeliano Golda Meyr come capo del commando di sicari. Poi invece si trova combattuto nei dubbi e nelle frustrazioni di chi sa comunque di commettere degli omicidi che non serviranno altro che ad accumulare sangue su sangue ed uccidere il suo senso della giustizia.Sapete tutti che Spielberg è ebreo di Cincinnati, credo che nessuno meglio di lui possa raccontare con coraggio quei fatti. Il suo popolo è stato perseguitato ma a sua volta ha anche perseguitato. Israele ha ottenuto la sua “terra promessa” dall’ONU nel 1948, ma che poi grazie anche allo sciagurato attacco dei paesi arabi, ha mandato fuori da quella terra anche i palestinesi. Israele che combatte una guerra feroce contro il terrorismo ma che a sua volta negli anni 30, quando era ancora un protettorato inglese, commetteva atti di terrorismo contro gli occupanti. Ma non è questo lo spazio per parlare delle ragioni di questi due popoli senza pace.Quello che ho trovato straordinario nel film di Spielberg è che si è posto da cronista quasi al di sopra delle parti (nel film non c’è una distinzione netta tra bene e male) per spiegare che la violenza ed il rancore non possono provocare che altra violenza ed altro rancore in una spirale che non potrà mai avere una fine finché qualcuno non imparerà a perdonare. Per un ebreo credo non sia facile accettare il sentimento cristiano del perdono, la logica dell’occhio per occhio è purtroppo ancora attuale in quelle terre.Alla fine il protagonista  si sente accerchiato ed in pericolo lui e la sua famiglia anche da quelli che considerava i suoi amici. C’è un momento in cui un membro del commando dice più o meno le stesse cose che il sommo sacerdote Caifa urlò dopo la crocifissione del Cristo: “Il sangue ricadrà su di noi!”. Spielberg cerca di dimostrare che l’uomo può essere salvato solo col dialogo con il suo simile perché guardandolo negli occhi anche il nemico alla fine potrebbe assomigliarti …..Come vedete ancora adesso per quei territori il film è ancora attuale. Riflettendoci sopra, in Italia nel 1972 era l’anno dell’omicidio del commissario Calabresi. La giustizia ha fatto il suo corso: per quanto sia stato lungo e travagliato alla fine sono stati condannati sia i mandanti che gli esecutori materiali. Il figlio del commissario ucciso, il giornalista Mario Calabresi, ha scritto un libro in cui pur nel dolore della perdita del padre cerca comunque di superare e vincere l’odio e le divisioni che ancora colpiscono il nostro paese.Quindi se anche una famiglia ferita a morte dal terrorismo è riuscita a resistere e affidarsi alla magistratura per il suo legittimo desiderio di giustizia, secondo me, si potrebbero superare anche tutti i rancori e gli odi che derivano da una offesa o un tradimento subiti. Non è facile, è vero, perdonare; ma in caso contrario ricadremmo nella cosiddetta reazione a catena (come nel film in cui l’escalation della violenza non sembra aver mai fine).Ma è sufficiente essere solo animati di buone intenzioni? Oppure basta la fede cristiana dell’amare il tuo nemico? Siamo tutti potenzialmente capaci di perdonare?Attendo qualche commento … Un saluto ed un grazie a tutti quelli che vorranno partecipare.Vito