IL DUBBIO

RIDURRE LE TASSE E' DI DESTRA O DI SINISTRA?


Per questo post ho preso spunto dal libro “CONTRO LE TASSE” del giornalista economico direttore di Libero Mercato Oscar Giannino (avete presente quel simpatico ometto con il bastone vestito sempre gessato che sembra uscito dalle favole di gnomi ed elfi?). Che cosa sostiene Giannino: La teoria dominante nei dibattiti economico, politico sindacali è che le tasse non si possono tagliare almeno fino a quando il debito pubblico sarà alto e l’evasione fiscale non verrà sconfitta. In pratica mai. La teoria però è falsa perché come dice Giannino “Abbattere le tasse si può, si deve, e non è affatto di destra: perché non è un mero esercizio matematico e cioè che se abbasso le aliquote entrano meno soldi nelle casse pubbliche e devo ridurre i servizi. E’ qualcosa che investe l’intero rapporto tra la Società e lo Stato, l’economia, la libertà e anche la ricchezza di chi oggi è più povero.Il dibattito sul nostro esagerato prelievo fiscale effettivamente non è nuovo, se ne parla già dall’inizio degli anni ’90. L’incredibile è che negli ultimi 15 anni, sia che ci sia stato Prodi che Berlusconi, ciò che lo stato preleva ai cittadini è SEMPRE aumentato nonostante le promesse di entrambi di alleggerire la pressione fiscale. Giannino propone di adottare tale misura come PRIMA azione da compiere e porta come esempio argomentazioni relativi a stati esteri – americani ma non solo – per dimostrare che ridurre significativamente l’imposizione fiscale è l’inizio di un processo di riforma liberale e non la fine di un percorso virtuoso. Tale convincimento in effetti è lo stesso che guidava Ronald Reagan negli anni Ottanta: più soldi affidi allo stato e più lo stato ne spende (il nostro caso del famoso tesoretto ne è la prova più lampante). A livello economico Giannino racconta di tutti i casi internazionali nei quali la riduzione delle tasse è stata l’inizio di fasi di benessere generalizzato per i cittadini senza che le entrate fiscali ne soffrissero. L’esempio più eclatante è quello degli Stati Uniti in cui sia Kennedy che Reagan hanno tagliato le aliquote massime e con risultati molto positivi per la crescita economica, con il benessere anche delle classi meno abbienti e senza danni al bilancio pubblico. Il discorso è che un prelievo fiscale più basso stimola l’economia e quindi le entrate nelle casse dello Stato aumentano anche se le aliquote calano. Pensandoci bene questo sarebbe anche il pensiero di Berlusconi se non fosse che anche durante il suo governo le aliquote fiscali sono rimaste pressoché invariate (minima riduzione) mentre Prodi ha fatto una rimodulazione verso l’aumento della pressione fiscale. Quindi in realtà sia la destra che la sinistra non hanno fatto pressoché nulla per quanto sopra sempre con il timore di provocare disastri all’economia.Comunque il libro non si limita a dimostrare che tagliare le tasse si può. Spiega anche che questo è il primo passo per una rivoluzione liberale, nel senso che ogni euro in meno allo Stato è un euro in più all’economia privata, che vada in consumi oppure in investimenti. Questo sarebbe il vero colpo in più che tale proposta eseguirebbe su un paese “normale”.Ho detto normale (D’Alema docet): le tesi di Giannino sono effettivamente molto intriganti e fanno pensare. Ci sarebbe sono da chiedersi se in Italia funzionerebbe ma non credo che nessun governo né di destra né di sinistra si prenderebbe mai la responsabilità di attuarle….Un salutoVito