IL DUBBIO

NUDE ALLA META: Ma sono così le donne italiane?


Premetto che non sono un moralista, non lo sono mai stato e mai lo sarò e non credo nemmeno di essere un esempio di morale; però leggendo l’articolo del Financial Times della scorsa settimana ho avuto una scossa di risentimento patriottico verso le accuse che il giornale in questione rivolgeva alle donne italiane in genere. Ma che cosa ha detto in sostanza il giornalista Adrian Michaels? Riferisce che in pratica ad  accogliere i passeggeri che arrivano all’aeroporto italiano di Fiumicino sono le forme della Canalis che ‘escono’ dai megaposter della campagna pubblicitaria della Tim... E questo perché la pubblicità italiana è ancora legata ai cliché ‘arcaici’ che prevedono l’utilizzo delle belle donne come elemento di attrazione per gli utenti. Ma il problema è che il “Financial Times”, partendo da queste premesse, arriva a sentenziare che le donne italiane sono vittime della ‘Naked Ambition’! Tutte nude, quindi, e dedite a fare carriera, ma non avendo spesso i mezzi sufficienti le donne italiane ricorrono a quanto pare alla nudità per ottenere successo e riscontri che non otterrebbero evidentemente rimanendo vestite. Sempre il giornalista dell’austero quotidiano finanziario londinese afferma che “prima del mio trasferimento a New York, quando ancora vivevo a Milano mi chiedevo spesso per quale ragione nessuno in Italia, e soprattutto nessuna donna, sembrasse preoccuparsi dell’utilizzo incoerente che viene sempre fatto del corpo femminile in televisione e nella pubblicità”. E non pago aggiunge: “Davvero gli italiani, e in particolare le italiane, ritengono accettabile ‘vendere’ quiz in prima serata stimolando i genitali maschili invece del cervello?” E va sottolineato che il programma cui si riferisce non è “Report” (aggiungo io condotto dalla strabravissima Milena Gabbanelli), bensì “L’Eredità” di Rai Uno! A quanto sostiene il giornalista, l’Italia ha il vizietto di abusare della bellezza femminile in televisione e in pubblicità anche quando il contesto non lo richiede, mentre altri paesi quali UK e USA utilizzano le bellissime solo se necessario... Inoltre si fa riferimento a veline, balletti in TV ed alla giornalista Ilaria D’Amico di cui “nessuno può dire che non conosca il calcio” ma che “va sempre in televisione in piedi con il tubino nero eccessivamente scollata circondata da uomini in giacca e cravatta tutti seduti!”. Che cosa dire a questo punto: certo in questo articolo c’è molto dell’integralismo moralista  anglosassone che guarda gli altri con occhi malevoli ma che a casa propria è pieno di giornali scandalistici tipo Sun ecc .ecc.. Però c’è sicuramente un fondo di verità: e cioè che qui in Italia sembra una cosa normalissima mentre credo che negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna probabilmente questo aprirebbe senz’altro un minimo dibattito anche e soprattutto tra le donne. Invece, come dice la ministro Bonino, le donne nostrane ormai non ci fanno più caso; infatti prende ad esempio di una giovane studente ora trasferitasi in Inghilterra che conferma che fino a che non si vede la televisione all’estero a noi sembra normale vedere tutto questo sventolamento di corpi in perizoma e reggiseno. Il problema è soprattutto dell’esteriorità che traspare dalla nostra società e quindi la televisione non fa altro che riflettere tali disvalori.In conclusione, secondo me, il pulpito da cui arriva questa predica non è di quelli di cui si può fare affidamento cieco ma ha avuto il merito perlomeno di accendere un dibattito di come viene vista la donna nel Bel Paese da parte di spettatori esterni. Inoltre, aggiungo, l’offerta viene creata in base alla domanda e se hanno tanto successo spettacoli tipo Miss Italia ecc. in cui la mercificazione del corpo femminile è sotto gli occhi di tutti allora la colpa è anche un po’ di noi maschi anche se credo che dovrebbero essere le donne ad incazzarsi … Ma non credo che lo faranno mai!!!Un saluto a tutti quanti vorranno intervenire.Vito