IL DUBBIO

LEGALITA', IMMIGRAZIONE, INTEGRAZIONE


Il terribile fatto accaduto a Roma, l’aggressione di una donna seviziata da un cittadino romeno, poi gettata in un fosso a Tor di Quinto e poi morta dopo un giorno di coma, ha riportato di attualità, se ce ne fosse stato ancora bisogno, sia le problematiche di sicurezza reale e percepita all’interno delle nostre città che la discussione su come debbano essere regolamentati i flussi migratori soprattutto dai paesi come la Romania i quali sono appartenenti all’Unione Europea.Quell'evento ha fatto fare i conti con la dura realtà di cui solo pochi ciechi ancora non si accorgevano: il degrado e l’illegalità diffusa all’interno della periferia romana ma anche di molte altre città.Per troppo tempo sono stati chiusi gli occhi di fronte a tanti episodi di microcriminalità ed ora ci si trova impotenti di fronte alla delinquenza più feroce. Ci si è dimenticati della cosa più importante per i cittadini di questo paese: la sicurezza. Una classe politica seria (attenzione, non mi riferisco solo a quella attuale) deve essere in grado di prevenire con norme di legge serie, adeguate e soprattutto rispettate quelli che sono i rischi di una immigrazione incontrollata da un paese oramai comunitario come la Romania.Mi dispiace dirlo, ma per troppo tempo una certa parte della sinistra ed anche molta parte della Chiesa cattolica ha giustificato con le colpe della società la microcriminalità e l’illegalità diffusa come se fosse sempre un problema dovuto ad altro, povertà ed emarginazione, come se il tema non riguardasse invece proprio la parte debole della società la quale è la vera vittima di abusi e soprusi. Un certa parte di sinistra e della Chiesa che tradizionalmente ha visto nella povertà una sorta di passaporto, di alibi per giustificare violenze e delitti, come se al povero immigrato fosse concesso un particolare lasciapassare per delinquere. Una sinistra elitaria che non vive i problemi della gente. Ma per fortuna credo che tra tanti amministratori locali di sinistra (vedi sindaci di Bologna, Padova, Firenze) comincia ad affermarsi un discorso comune e concreto: il “ricco” non ha il problema della sicurezza, ci pensano i suoi body guard, il problema ce l’hanno i poveri!Non bisogna essere xenofobi o razzisti (aggettivi di cui mi sento moralmente lontanissimo) per accorgersi che soprattutto a Roma, dove c’è sempre stato il motto della “Tolleranza tutto” tanto i problemi sono “ben altri”, il degrado ha raggiunto livelli insostenibili. Ora c’è scappato il morto e tutti a correre ai ripari con decreti legge di emergenza tutti frutto dell’ondata emotiva, ma non si doveva arrivare a questo, i segnali forti c’erano e ci sono ancora: basta guardare la periferia romana, la Magliana, Primavalle, Trullo e le testimonianze di paura dei cittadini che vi abitano. Soprusi, rapine, furti di rame sulle linee ferroviarie, furti in appartamento, risse e tutti opera di cittadini rumeni, oramai al primo posto assoluto in Italia per i reati.Il decreto legge approvato dal governo e varato d’urgenza pone delle direttive sull’espulsione dei cittadini comunitari, cioè l’espulsione è obbligatoria se lo straniero mina i diritti fondamentali della persona con reati gravi, ma forse non basterà. C’era una direttiva UE del 2004 che parla di circolazione libera all’interno dei paesi appartenenti a condizione di disporre per se e per i propri familiari di risorse economiche sufficienti. Quindi chi non ha occupazione e denaro può essere espulso senza che vengano lesi i propri diritti. La legge comunitaria quindi c’è e basterebbe applicarla in quanto non si capisce di come possono vivere quelle persone baraccate in mezzo al degrado senza nemmeno conoscere una parola della nostra lingua. O meglio lo si capisce benissimo: espedienti, furti, aggressioni.Detto ciò nessuna persona di buon senso sarà così sbadata da non saper distinguere tra il bravo vicino di casa, che sognando un futuro diverso per sé e per la sua famiglia è venuto nel nostro Paese per trovare un onesto lavoro e il delinquente che si fa forte della propria arroganza e dell’impunità che gli viene spesso concessa. Coniugare immigrazione ed integrazione possono solo significare vuote parole se prima di tutto non implicano il senso di appartenenza alla nostra società che implica soprattutto l’obbligo per la legalità. Non credo che sia tanto grave pretendere il requisito della conoscenza minima della nostra lingua per i nuovi arrivati.Tutti dovrebbero essere chiamati a rispettare le regole che un popolo si è dato per la civile convivenza e la reciproca libertà.Roma, sin dai tempi dell’Impero Romano e poi alla nascita del Cristianesimo, è stata sempre Patria Communis, la città universale per eccellenza. Ognuno trovando ospitalità tra le sue mura ha desiderato diventare cittadino romano. Ricordo che Roma Imperiale era un modello di integrazione dei popoli,
per lo meno fino a che le orde barbariche e la corruzione non ne hanno minato le basi stesse della sua esistenza. Gli immigrati (i barbari) facevano i lavori che i cittadini romani non volevano più fare e cioè la difesa delle frontiere nelle legioni.L’imperatore Caracalla nel 212 d.C. estese la cittadinanza romana a tutte le popolazioni abitanti entro i confini dell’Impero, fu un atto incredibile per quel tempo, poneva requisiti molto stringenti visto l’estensione del territorio (pagamento di tasse, militari, commercio ecc.). Però, visto che l’Impero aveva un problema, si facevano delle leggi ad hoc per risolverlo.Noi non credo che dovremmo per forza imitare dei modelli di paesi stranieri o dell’Impero Romano, ma almeno da altre parti hanno agito. Noi purtroppo, da anni, ci limitiamo a reagire.Un saluto a tuttiVito