IL DUBBIO

ELOGIO DELLA LENTEZZA


Per questo post mi sono ispirato ad un articolo dello scrittore Domenico De Masi. L’articolo parte con una citazione del grande Wolfgang Amadeus Mozart: “La felicità è soltanto immaginazione”L’uomo è uno degli animali più lenti del creato, ma la goffaggine del suo corpo è compensata dalla velocità della sua fantasia. E’ nella fantasia che si riescono a superare i vincoli del fisico. Ad esempio nelle fiabe tutto avviene con la massima rapidità: la principessa bacia il rospo che si trasforma all’istante in un principe; in pochi secondi Pinocchio viene arrestato, giudicato e condannato.Qual è il problema? Noi riusciamo ad essere appagati solo con l’immaginazione che rappresenta la parte più veloce di noi, però può essere alimentata solo con la riflessione e la calma. Per star bene occorre immaginare (e con ciò creare), per immaginare serve riflettere, per riflettere occorre concedersi il lusso della pausa e cioè dell’andare piano.La fantasia e la creatività sono macchine velocissime che, per correre, ha bisogno di quello strano carburante che è la lentezza.Quindi la lentezza è una risorsa estremamente preziosa. Ma, per secoli, è stata considerata un handicap, soprattutto per quanto riguarda i trasporti. Pensiamo ad esempio che tra Giulio Cesare e Napoleone intercorrono quasi 1800 anni eppure, se avessero voluto coprire la distanza tra Parigi e Roma entrambi avrebbero impiegato più di una settimana. Tra Napoleone e i giorni nostri passano solo due secoli eppure a noi, per coprire la stessa distanza, bastano appena 2 ore. Cosa è successo in questi 200 anni? Ci siamo concentrati sulla tecnologia realizzando un progresso senza precedenti. Tutto in questi anni è stato fatto in funzione della velocità, automobili, metropolitane, aerei. Produrre più rapidamente nelle fabbriche, consumare i pasti nei Fast Food in 10 minuti, fissare certi appuntamenti in intervalli sempre più brevi sempre nell’ansia continua di arrivare in ritardo ….A tutto ciò abbiamo anche abituato i nostri figli ai ritmi infernali degli adulti. Fin da piccoli li abbiamo sottoposti ad una precoce girandola di minuziosi impegni tra scuola, palestra, piscina, cinema, scout ecc. facendo nascere la famosa leggenda delle cosiddette “mamme acrobata”.La quantità finisce sempre per prevalere sulla qualità, la pratica sull’estetica, la vita collettiva su quella privata, la razionalità sull’emotività.Aggiungo quindi che senza lentezza l’immaginazione e la creatività si spengono ed il benessere si dilegua. In parole povere la qualità della vita va in collisione con la folle frenesia sia del privato che del lavoro. Oggi abbiamo degli aerei anche a basso costo che ci permettono di annullare le distanze, computer perennemente collegati alla Rete, la velocità del nostro corpo è ultrapotenziata.Quella della mente invece è frenata dal bisogno di riflessione ed equilibrio.Lo scrittore svedese Owe Wikström, in apertura al suo libro La dolce indifferenza dell’attimo, un vero e proprio "elogio della lentezza", come dice il sottotitolo, scrive: «Mi piace lavorare in modo rapido e portare avanti più progetti contemporaneamente. Ma nel frattempo vado alla ricerca di periodi di indolenza, di tipo "bighellonatorio". L’alternanza tra lavoro e riposo è della massima importanza». Riporto anche qualche considerazione di Mons. Ravasi:
“Non per nulla la Bibbia iscrive il sabato persino nella creazione, quasi architrave dell’armonia cosmica, e lo attribuisce per eccellenza a Dio: «Nel settimo giorno egli cessò da ogni suo lavoro, benedisse il settimo giorno e lo consacrò »(Genesi  2, 2-3). Ogni tanto si tenta di proporre la cancellazione del riposo domenicale allineandosi al ritmo di una società sempre più frenetica che ignora non solo la calma, ma anche la riflessione. Di fronte al delirio del fare, dell’agitarsi, del parlare è necessario aprire, invece, l’oasi della quiete, della lentezza, della pacatezza. La smania che ci rode l’anima crea persone colpite da stress, insoddisfatte, incapaci di ascoltare la propria coscienza e gli altri. Pascal diceva che tutte le nostre disgrazie vengono dal non essere capaci di stare un po’ da soli in camera ogni giorno”.Un saluto a tuttiVito