IL DUBBIO

CENTRI COMMERCIALI: L'Italia è in svendita?


Qualche anno fa avevo visto una trasmissione televisiva che parlava di un fenomeno che allora negli Stati Uniti aveva già preso piede: cioè la domenica, in una città media americana, le piazze ed il centro città erano completamente vuoti. Dove era andata a finire tutta la gente? Semplice nel CENTRO COMMERCIALE! Negli Stati Uniti ve ne sono di enormi, aperti 24 h su 24 dove si può trovare di tutto e di più.Eppure sembra che tale fenomeno stia sempre di più prendendo piede in Italia. Recentemente, infatti, è uscito un libro del giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo intitolato “OUTLET: Viaggio nel paese in svendita”, dove si racconta di come è cambiata l’Italia negli ultimi anni e perché si sono a poco a poco, la domenica, svuotate le nostre piazze, le nostre chiese ed i nostri stadi.E’ il centro commerciale, outlet nella sua accezione, che ha sostituito tutto con paesi finti, fontane finte e tutto il resto. Dice Cazzullo:“L’Outlet non è solo un centro commerciale. E' un paese. Finto. Borghi medievali con le mura, le porte, le fontane, le case; finte anche quelle ovviamente, visto che non ospitano persone ma negozi. C'è spesso la musica ad alto volume, come in discoteca, che rende il parlare fastidioso e superfluo. Sono luoghi di incontro in cui nella realtà non ci si incontra, non ci si confronta, non si scambiano idee. Si compra, o si guardano le vetrine. Non solo: le insegne "outlet" si sono moltiplicate in tutte le città. Anche in via Montenapoleone a Milano e in via Frattina a Roma. C'è un outlet pure nella piazzetta di Capri. Outlet è sinonimo di svendita. Di mercificazione. Del degrado dei rapporti umani, che per me è il vero segno dei tempi, più di Internet o del telefonino”.Proseguo con pezzi tratti dal libro: “Tutto e tutti tendono a diventare cose. Merci da comprare e da vendere. Favori da ricevere e da promettere. Tutto ha un valore e un prezzo. Un mondo in cui la cortesia è scambiata per debolezza, l’educazione per antiquato formalismo; dove si rivendica ciò che veniva negato, si esibisce in pubblico quanto si nascondeva nel privato … Si è quello che si ha …L’Italia non è un paese classista perché ricchi e poveri condividono lo stesso sistema di valori, hanno in comune un codice estetico, sentono allo stesso modo; molti ricchi pensano come i poveri e molti poveri vorrebbero fare le cose dei ricchi. I loro ideali e i loro istinti sono gli stessi. Uguale è la loro "pancia", anzi quella dei poveri è in genere più prominente perché non mangiano sushi o aragosta (sempre in carta al Billionaire), ma uova di lompo ed altri surrogati dell’hard-discount. Anzi, per la prima volta nella storia sono i ricchi che sono più magri. L’ansia di comprare e di vendere è tale da far apparire l’intera Italia come un grande mercato, un unico outlet …Cazzullo poi prosegue il libro raccontando il viaggio compiuto nei vari enormi outlet italiani tra cui spicca quello di Valmontone, a sud di Roma. Una via di mezzo, dice, tra Disneyland e un borgo medievale. Un paese finto, ovviamente, ma che del paese esercita tutte le funzioni, lo surroga e lo sostituisce. C’è un borgo con una piazza, le palme, i lampioni e tante casette ed in ogni casetta un negozio. In totale 168 piccoli outlet, il più grande del Lazio. Qui nessuno parla, la musica lo rende inopportuno …. e così via.Volevo fare qualche considerazione: mi ha molto colpito l’affermazione di Cazzullo quando dice “Si è quello che si ha”, l’antica domanda che ogni essere umano compie (essere o avere?), oramai è destinata al dimenticatoio, non c’è più partita. Secondo me, forse, ha esagerato, ma non ha tutti i torti. In posti come quelli è evidente che c’è il degrado dei rapporti umani; non è semplicemente il posto per svilupparli. La gente vive nell’ansia dell’occasione fortunata, dell’offerta più conveniente; a volte si assistono a veri e propri assalti all’arma bianca per le firme più prestigiose offerte a metà prezzo di quello indicato. E’ il consumismo, bellezza, e non puoi farci niente, niente!I centri commerciali, sono per definizione, dei NON LUOGHI dove non c’è socializzazione; sono comodi e basta. Io vado tutti i giorni lavorativi a pranzo in un famoso centro commerciale dove abbiamo la convenzione aziendale. Non ci sono problemi di parcheggio, si mangia con qualità decente, si risparmia tempo e se occorre qualcosa per casa o per ufficio si può trovare di tutto. Forse non siamo arrivati del tutto alle situazioni che descrive Cazzullo, l’Italia ha ancora delle bellissime cittadine con piazze brulicanti di persone, di passeggio, insomma di vita. No, forse non siamo arrivati ancora alla svendita dell’Italia. Un Paese che ha conosciuto la ricchezza in pochi decenni, dove tutti indisti
ntamente si lamentano di non arrivare a fine mese, troppe tasse e troppi evasori … ma che allo stesso tempo vede centri commerciali, outlet, ristoranti, alberghi, piste da sci sempre strapieni. Tutti, ricchi e poveri, sempre vestiti con abiti firmati, compresi bambini e soprattutto adolescenti. L’Italia in svendita? No forse lo sono gli italiani ….Un saluto a tuttiVito