IL DUBBIO

La CLASS-ACTION e la FINANZIARIA ...


Nel fragore dibattito sulla Finanziaria al Senato è passata sotto silenzio una norma, la Class-Action, che, probabilmente, cambierà in maniera sostanziale il rapporto tra consumatori – imprese.Tale norma è stata approvata come emendamento alla Finanziaria in maniera piuttosto fortunosa (un senatore di Forza Italia ha sbagliato tasto … sic!) ma ha già suscitato reazioni estremamente contrastanti. Vediamo innanzitutto di cosa si tratta.In pratica la “Class-Action” non è altro che una causa collettiva in cui i consumatori si uniscono per trascinare in tribunale le aziende che li hanno truffati oppure che hanno avuto dei comportamenti contrari ai diritti dei consumatori. Tale legge è molto in voga negli USA ed ha permesso di fare causa, ad, esempio a multinazionali del tabacco oppure in casi di disastri ambientali. L’idea, a dir la verità, era nata con un progetto di legge del centro-destra, qualche anno fa sull’onda degli scandali finanziari di Parmalat, Cirio e bond argentini ma, dopo un passaggio alla Camera era rimasta nel dimenticatoio. Il testo attuale prevede che a poter avviare le cause siano le associazioni dei consumatori riconosciute e quelle che si stabiliranno in un prossimo decreto ministeriale. Le cause potranno essere avviate per pratiche concorrenziali illecite o anticoncorrenziali, oppure in caso di prodotti pericolosi per la salute (farmaci e alimenti) o inquinanti. Contratti stipulati al telefono irregolarmente oppure on-line, ordini ed acquisti su Internet che palesemente non corrispondono a quanto indicato. A pronunciarsi sull’eventuale responsabilità dell’azienda nei confronti dei cittadini che si ritengono danneggiati, sarà il tribunale civile della località in cui l’impresa stessa ha la propria sede.Una volta stabilita la colpevolezza toccherà ad una Camera di Conciliazione cercare l’accordo sui rimborsi. Resta il fatto che se i singoli non saranno soddisfatti, potranno comunque intentare proprie cause.Chiaramente è un provvedimento che dovrà essere obbligatoriamente aggiustato in quanto è evidente che ci dovrà essere un filtro per evitare un diluvio di azioni collettive manifestamente infondate e questo filtro potrebbe essere l’Antitrust il quale valuterebbe l’ammissibilità di queste azioni.Quindi una conquista di civiltà, merito del ministro Bersani che con le sue liberalizzazioni ha cercato e di dare una scossa al sistema corporativistico italiano, una delle cose che secondo me dobbiamo invidiare all’ordinamento giuridico americano e che tra poco, forse, potrebbe approdare in Italia.Dico forse perché contro questo progetto, oltre al comportamento pregiudiziale dell’opposizione, si è scatenata un vero e proprio fuoco di sbarramento da parte di Confindustria la quale, con le parole di Montezemolo, è stata definita una “rozza” copiatura delle norme statunitensi, paventando un diluvio di cause collettive contro le imprese.Come ho già detto sopra la norma sarà sicuramente suscettibile di modifiche migliorative per evitare pratiche distorsive e abusi nei ricorsi. Spero solo che questa volta il governo non si lasci intimidire dai ricatti di corporazioni come è successo con taxi, notai e farmacisti. Sarebbe lesivo per gli interessi dei cittadini e, soprattutto, del Paese.Detto ciò, purtroppo, si è assistito ancora una volta dopo tanti anni, nello spettacolo deprimente di una Finanziaria in cui non si è cercato di stabilire se le norme in essa contenute corrispondevano all’interesse generale del Paese. Tutti i parlamentari hanno giocato il ruolo che ritenevano di possedere nel cercare consenso attorno a provvedimenti e concessioni reciproche. Troppi emendamenti che nascondono una pluralità di motivazioni ideologiche, corporative e clientelari. Le esigenze reali del Paese? Passate in secondo piano, con due esempi su tutti:Il primo rappresentato da Lamberto Dini: E’ possibile che in un sistema politico serio, un partito appena fondato di 3 (dicasi tre) persone possa essere decisivo per le sorti del governo? Tutto ciò non corrisponde agli interessi del Paese. Un governo serio non può sottostare al potere di ricatto di un parlamento che corrisponde solo alla somma algebrica di tanti interessi. Quindi una riforma costituzionale è ancora più importante del debito pubblico e della pressione fiscale e sarebbe essenziale che maggioranza e opposizione si
mettano d’accordo, almeno su questo punto.Il secondo esempio è rappresentato dall’opposizione e quindi dal Cavaliere il quale con la richiesta quasi ossessiva di elezioni subito ha ottenuto l’effetto contrario di ricompattare la pur fragile maggioranza e lo smarcamento degli alleati (Bossi, Fini, Casini). La richiesta di dimissioni di un governo eletto democraticamente con la raccolta firme è semplicemente fuori da ogni prassi democratica.Il governo attuale può aver fatto bene oppure male, ma questo lo decideranno gli italiani quando torneranno a votare. Un governo ha diritto di governare per 5 anni; non avendo più la maggioranza sarà il Capo dello Stato a decidere di rimandare a casa l’attuale governo ed indire nuove elezioni. La politica del muro contro muro, non solo non corrisponde agli interessi dei singoli partiti, ma non corrisponde agli interessi dell'Italia.Un saluto a tuttiVito