IL DUBBIO

ISRAELE-PALESTINA: Le origini del conflitto medio-orientale e la GUERRA SANTA


Circa 60 anni fa, il 29 novembre 1947, la risoluzione ONU sancì la nascita dello stato di Israele con la coabitazione confinante di israeliani e palestinesi. E’ l’inizio di un conflitto che ancora oggi infiamma quelle terre martoriate, compresa la Terra Santa. Oggi, uno storico israeliano, Benni Morris, rilegge quel periodo sulla base di nuovi documenti e racconta le vicende che hanno portato alla guerra del 1948 fino ai giorni nostri. Il libro si chiama “La prima guerra di Israele” di cui ho letto qualche stralcio, molto interessante, sul Corriere della Sera.Il 15 settembre 1947 due diplomatici ebrei si incontrarono in segreto a Londra con il segretario generale della Lega Araba per avvisarlo che l’Onu stava adottando la soluzione dei due stati: uno per gli ebrei ed uno per i palestinesi. I diplomatici ebrei dissero al segretario arabo, dato che in Palestina c’erano già 600.000 ebrei, bisognava prenderlo come fatto assodato e che bisognava prenderne atto. Il segretario arabo rispose: “Voi potreste essere un dato di fatto per me, ma per le popolazioni arabe non lo siete, siete un fenomeno temporaneo. Secoli fa i crociati si insediarono fra di noi contro la nostra volontà, e dopo 200 anni li abbiamo cacciati. Questo perché non abbiamo mai fatto l’errore di accettarli come un dato di fatto.”Due mesi dopo, arabi ed ebrei entrarono in guerra, la loro prima guerra da quando, dopo il 1880, la presenza degli ebrei in Terra Santa cominciò ad aumentare. In realtà ho letto che nei secoli precedenti c’era sempre stata una felice convivenza tra arabi ed ebrei, soprattutto dopo la cacciata di questi ultimi dalla Spagna nel 1492.Infatti, quando dovettero abbandonare la penisola iberica, moltissimi ebrei si stabilirono in Turchia e nelle terre arabe dell’Impero Ottomano. Vennero riconosciuti dalle autorità locali, costruirono le loro sinagoghe e celebrarono i loro riti. Ad esempio a Gerusalemme, nel corso dell’Ottocento, la popolazione era suddivisa quasi a metà tra le due comunità. Erano gelosi della loro rispettiva identità religiosa, ma consapevoli delle straordinarie somiglianze che esistono tra le due religioni monoteistiche.Che cosa è successo quindi con la dichiarazione, da parte dell’Onu, dopo la seconda guerra mondiale, relativamente alla nascita dello stato di Israele?Ci sono due punti di vista, tutti ugualmente validi che si sono scontrati violentemente.Gli ebrei consideravano la loro impresa e le loro aspirazioni non solo legittime, ma anche  sommamente morali: il popolo ebraico, oppresso e massacrato durante il terribile periodo nazista, era intenzionato a ritrovare la salvezza ritornando nella sua terra di origine (La Terra Promessa) e ristabilendovi la sua sovranità. Invece, per gli arabi, la nascita di Israele, rappresentava un’invasione di campo, l’ennesima manifestazione del colonialismo europeo sul sacro suolo islamico.Addirittura il primo premier di Israele, Ben-Gurion, capiva perfettamente le posizioni degli arabi, ed infatti una volta disse: “Se fossi un leader arabo, non verrei mai a patti con Israele. E’ ovvio. Abbiamo preso il loro Paese. Dio l’ha promesso a noi, è vero, ma a loro cosa importa? Il nostro Dio non è il loro. Siamo originari di Israele, è vero, ma parliamo di duemila anni fa, e a loro cosa importa? Ci sono stati antisemitismo, nazisti, Hitler, Auschwitz, ma è forse colpa loro? Davanti agli occhi hanno una sola cosa: ci siamo presi la loro terra. Perché dovrebbero accettarlo?”Inoltre la guerra assunse un ruolo fondamentale di guerra di religione più che quella di rivendicazione del territorio. In altri termini, il territorio era sacro: la sua violazione da parte di infedeli era una ragione sufficiente per muovere una guerra santa, e la riconquista una necessità decretata da Dio. La Jihad come dovere morale ed ineludibile di ogni musulmano, La violenza che traspare dalle parole della Fatwa seguente è impressionante (emanata nel 1948 dal mufti d’Egitto, lo sceicco Muhammad Mahawif: “Il giorno della risurrezione non arriverà finché i musulmani non avranno combattuto contro gli ebrei, finché gli ebrei si nasconderanno dietro alberi e pietre, e finché gli alberi e le pietre non grideranno: musulmano, c’è un ebreo dietro di me, vieni ad ucciderlo!”Successivamente anche dopo le ripetute sconfitte degli eserciti ara
bi nel corso delle guerre arabo-israeliane combattute nei decenni successivi, non vennero mai meno i continui richiami alla Jihad. Sino ai giorni nostri con gli attacchi terroristici alle Torri Gemelle dell’11 Settembre, in cui una delle motivazioni primarie per la guerra santa di Al-Quaeda era l’occupazione del suolo palestinese da parte di Israele. Cosa ci insegna quindi la Storia? Che senza una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese non ci potrà mai essere una vera pace con la conseguente fine del terrorismo islamico. Vi ricordate nel 2000 quando l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, quasi alla fine del suo mandato, cerco in tutti i modi di trovare l’accordo tra il premier israeliano Barak ed Arafat dei palestinesi? Non vi riuscì, soprattutto perché Arafat non si accontentò delle concessioni che gli aveva fatto Barak, tra cui la più grande era il controllo di Gerusalemme Est. Poi le cose sono andate nei modi che conosciamo con una escalation di violenze da entrambe le parti, terrorismo e, soprattutto, disagi e vittime da entrambe le parti, soprattutto tra i palestinesi.Domani, martedì 27 novembre, nella famosa base militare di Annapolis, si aprirà una conferenza per il Medio Oriente che vedrà la partecipazione di tutti i paesi della zona tranne l’Iran che ha rifiutato. Speriamo veramente che da questo ennesimo negoziato possano scaturire delle soluzioni giuste e definitive per entrambi i contendenti.E’ un’occasione storica e importante. Non deve andare perduta.Un saluto a tuttiVito