IL DUBBIO

Il SOMMO POETA e il SOMMO GIULLARE ....


Stasera in TV ci sarà uno spettacolo atteso da moltissimi e da molto tempo: Roberto Benigni reciterà per milioni e milioni di italiani il V Canto dell’Inferno. E’ uno spettacolo che già da un anno il comico porta in giro per l’Italia, con un modo tutto suo di attualizzare i testi, trasformando Dante in uno spettacolo di piazza capace di coinvolgere tutti, anche i bambini. Tutto questo sta già scatenando diverse polemiche, soprattutto tra gli addetti ai lavori ed i puristi i quali già avevano storto parecchio la bocca quando lo stesso Benigni aveva portato in televisione l’ultimo canto del Paradiso.Riporto l’opinione del dantista per eccellenza, il cultore divulgatore per definizione della Divina Commedia, Vittorio Sermonti, uno scrittore che con le sue letture meravigliose del poema ha attratto migliaia di persone nelle chiese e nei teatri:«Per leggere Dante ci vuole uno scrittore e non un attore che per quanto intelligente e attrezzato professionalmente ha la tendenza a leggere un testo nel modo migliore possibile. Ma così facendo rischia di farsi sopraffare dalla sua bravura». E aggiunge: «Benigni è un esempio emozionante. L’ho visto in tv, mai dal vivo. Eravamo amici. Ora non ci sentiamo da molto tempo». Poi arriva l’affondo: «Il suo modo di attualizzare Dante è divertente ma non si possono dire spiritosaggini e cose un po’ ovvie per adescare il pubblico. Questo non è un buon servizio fatto al Poeta e nemmeno agli ascoltatori. Ho 78 anni e mi dispiace lasciare il campo a questo tipo di divulgazione allegra. Dante è duro e severo e ci vuole durezza e severità per capirlo. È un’operazione delicatissima, che non si può fare alla buona».Quindi secondo Sermonti non si può ridurre la Divina Commedia ad una burla insieme ad una furbesca operazione commerciale. C’è però da dire che quando Benigni, nel 2002, portò in televisione il Paradiso, Sermonti, che allora era stato coinvolto nell’operazione (ma non adesso), parlò di “divulgazione straordinaria” e che Benigni “fa bene a mettere anche in ridicolo Dante”. Insomma, è ovvio che ognuno possa cambiare parere, ma forse cambiarlo per motivazioni personali non rende un buon servizio alla verità. A onor del vero anche Albertazzi più o meno è della stessa opinione di Sermonti: “Credo che il pubblico esca dallo spettacolo di Benigni uguale a quando c’era entrato, pensando che Dante sia attualissimo e anche un po’ fessacchiotto. E poi a sentire uno di Prato che recita Dante è una bestemmia. Per uno di Firenze come me, a sentir parlare con quell’accento fa accapponare la pelle!”.Riporto qui di seguito anche una mail che un mio collega (Giorgio S.) ha mandato al sito Dagospia, sempre a proposito di Benigni che interpreta Dante, buttandola però molto sul politico (tra parentesi, siamo totalmente su fronti opposti, ci troviamo d’accordo praticamente su NIENTE e ci scontriamo su TUTTO, pur nel rispetto reciproco):Povero Dante, anche lui deve sottostare alla pessima e inveterata abitudine di questo regime di impadronirsi di tutto ciò che può estendere il suo controllo sulle masse, anche se manifestamente questo, sia esso un personaggio, un fatto storico o un mito del passato, non ha nulla a che vedere con i valori che questo regime rappresenta.Nella fattispecie è veramente penoso assistere a questa specie di tele-fregola collettiva che sta prendendo le masse centro-sinistre per quel giullare, bravo finché si vuole ma pur sempre e solo giullare, di Benigni nelle vesti di Sommo Vate, ed è ovvio che è solo di lui che stiamo parlando, perché della Commedia, in realtà, “alla ggente nun iè ne po’ fregà de meno”!A tutti costoro vorrei chiedere dove erano e cosa facevano quando la Rai trasmetteva nel disinteresse generale, sempre sul terzo e sempre a ore impossibili, delle bellissime ed incredibili Lecturae Dantis con personaggi di ben altra caratura, ad esempio Carmelo Bene oppure il grandissimo Vittorio Gasman, vero e proprio gigante del teatro italiano.Che volete, poverini, davvero erano bravi, ma purtroppo per loro e per noi non avevano mai preso in braccio Berlinguer, né mai avevano sbertucciato Berlusconi!Giorgio S.Vabbè, si può comunque dire tutto del governo Prodi, ma definirlo “regime” mi sembra azzardato visto l’esempio poco edificante (editto bulgaro) del
precedente governo Berlusconi. Quindi Benigni divide molto e soprattutto quando non fa il comico. Lui stesso è il primo ad ammettere che non ha né la voce e né la classe di Gassman. E’ totalmente diverso e per questo svolge funzioni diverse. Ben venga quindi anche il suo scopo di divulgare nel mondo la nostra  magnifica lingua; di questo bisogna dargliene atto.Per quanto riguarda la sua satira, ebbene, da che mondo e mondo essa è sempre esistita ed ha sferzato e i potenti di tutto il mondo. Troppo schierato politicamente? Può darsi, in Italia la satira e la cultura sono sempre stati da quel lato politico, ma è tutta colpa della sinistra? Oppure sarà colpa della destra che non ha mai saputo fornire comici e personaggi di cultura adeguati?In verità la satira di Benigni non è mai offensiva, non scade mai nel turpiloquio come Grillo o Luttazzi. Può non piacere, ma non per questo va condannata …Un saluto a tuttiVito