IL DUBBIO

L'indugio alla vita ...


Sto cercando di fare una pausa riguardo all’abbuffata politica che ho fatto ultimamente, anche perché tra un po’, sicuramente avremo modo di ritornarci sopra.L’argomento è uno di quelli che da un lato mi affascina mentre dall’altro mi incute il timore di scalfire la mia intrinseca riservatezza.Qualche tempo fa, infatti, sfogliando il Corriere della Sera, sulle pagine culturali, mi sono imbattuto nella  presentazione del libro di Duccio Demetrio “La Vita Schiva”, il quale ha come sottotitolo “Il sentimento e la virtù della timidezza”. Riporto un passaggio di questo libro:Se, in mezzo alla folla, qualcuno sbadatamente mi investe, subito due parole mi salgono alle labbra: “Mi scusi”. Di cosa mi scuso? Senza dubbio di aver interferito con la traiettoria che il corpo dello sconosciuto stava percorrendo … di occupare, forse in modo abusivo, una porzione di spazio … insomma, di esistere. Da questo mio scusarmi, certamente vano (so bene che chi commette qualche sgarbo nei confronti di un’altra persona non è di solito disposto ad accettarne le scuse), qualcuno potrebbe dedurre che sono timido. Avrebbe ragione, temo. Se ricordo bene, timido lo sono stato moltissimo … e, per certi aspetti, lo sono ancora. Col tempo la mia timidezza si è un po’ indebolita, semplicemente perché mi sono indebolito anch’io. Non è venuta a capo di me, impedendomi del tutto di vivere, come in certi momenti sembrava pretendere …, ma nemmeno io sono venuto a capo di lei. Continuiamo la nostra antica battaglia, entrambi con forze ridotte … e so bene che lei sparirà solo quando anch’io sparirò.Ahimè, forse parlare della timidezza al giorno d’oggi sembrerebbe citare una patologia, un qualcosa che avrebbe bisogno di cure, di attenzioni e non di una particolarità del carattere di alcune persone. Ho letto infatti che sin dall’antichità non sono mai mancati gli elogi alla “vita solitaria”, di cui una “vita schiva” può essere assimilata. Aristotele vide nella “Malinconia” una inclinazione comune degli uomini di genio. Ma pochi hanno avuto belle parole sulla timidezza che in molti casi è la causa sia della vita solitaria che della malinconia …Chissà perché oggi, invece, l’opinione pubblica è compattamente schierata contro la solitudine, la malinconia, la timidezza, la mancanza di disinvoltura … Addirittura se in un bambino o in un ragazzo vengono rilevati inclinazioni pensierose, scarsa socievolezza, mancanza di interessi subito ci si preoccupa perché tali atteggiamenti sono subito da curare pena “l’esclusione dalla società”. Poi, quando il ragazzo socializza … trova un giro di amici … entra a far parte di un “branco”, subentrano altre paure. Ma, a conti fatti, i pericoli legati alla socializzazione (droghe, incidenti del sabato sera, alcool ecc.), sembrano meno gravi della timidezza e della tendenza alla solitudine.La timidezza potrebbe essere quindi una modalità “titubante” di rapportarsi al mondo che nasconde, in realtà, un enorme lavoro interiore alla ricerca del proprio valore e della propria identità. L’inclinazione ad isolarsi, il sentimento di essere “diverso” dagli altri, il gusto della fantasticheria, il cercare di far fronte ai propri timori, ai dubbi ed alle incertezze, possono essere il germe di una vita personale, una forma di “creatività”.Sul libro c’è scritta una parola che forse rappresenta la chiave di tutto: “l’indugio”. Il timido indugia davanti alla vita: non è disinvolto, non è brillante, non è sicuro di se … I suoi sentimenti di timore hanno sempre a che fare con l’ignoto, lo sconosciuto, in ogni momento della vita nel quale si stia affrontando un cambiamento. “Nell’indugiare, nel trattenere un giudizio affrettato e confuso, nell’evitare un’inutile gara, nel farsi da parte dinanzi ad un insignificante bisticcio, la mente schiva costruisce le proprie dimore”In conclusione, forse in queste descrizioni mi ci ritrovo … o mi ci ritrovavo …, forse ci si ritrova ora mio figlio più piccolo, o forse no.  Forse tutti siamo stati timidi da bambini, o forse no. Poi si dice che qualcuno è “guarito”, oppure cresciuto. Altri magari sono diventati degli adulti cosiddetti “introversi”. Ho sempre pensato che dubbi, domande, incertezze, insicurezze,
quando non sono esasperati sono il sale della crescita, ma forse mi sbaglio.Di sicuro dare il nome “IL DUBBIO” al mio umile blog, è stato un gesto di raffigurazione interiore, così come il personaggio della foto, Silver Surfer il surfista galattico d’argento, che rappresenta quanto di più enigmatico e atipico nel mondo dei fumetti Marvel, di cui ero molto appassionato da bambino.Spero quindi che non mi appartenga la “Sindrome da Mago di Oz” che a quanto vedo affligge molti blog e similari … Ma questa è un’altra storia …Un saluto a tuttiVito