IL DUBBIO

IL GIORNO DEGLI INNOCENTI DIMENTICATI ....


Oggi, 10 Febbraio, è il giorno del ricordo per tutti gli italiani che perirono, negli anni che vanno dal 1943 al 1945, gettati nelle fosse carsiche delle cosiddette “foibe” friulane.Fu una strage terribile che non aveva e che non ha nessuna giustificazione storica. L’unica colpa che avevano i nostri connazionali era quella di essere italiani in una terra carica di odio etnico incontrollabile fin dai tempi dell’impero austro-ungarico. Quello che sto dicendo è dimostrato da quello che è poi successo nel corso delle guerre balcaniche scoppiate con il disfacimento della ex Jugoslavia negli anni ’90, in cui ci furono episodi di ferocia inaudita verso civili inermi.Riporto qualche brano dell’intervento del Presidente Napolitano nel corso del discorso pronunciato oggi per il ricordo di quei martiri. L’anno scorso il nostro Presidente subì molte critiche da parte dei governi sloveni e croati per aver definito quei fatti un “Orrore ed errore della storia”:ROMA (10 febbraio) - Giorgio Napolitano, insieme al ministro della Cultura Francesco Rutelli, ha consegnato al Quirinale a 75 familiari delle vittime delle Foibe 75 medaglie con diploma, celebrando il "Giorno del ricordo". «Avete appena ricevuto - ha detto il presidente - solenni, anche se tardivi, riconoscimenti. Il giorno del ricordo sia di monito per far prevalere le ragioni dell'unità su quelle della discordia» per far prevalere la ragione sul pregiudizio. «Dimostriamo dunque nei fatti che quegli italiani che oggi onoriamo non sono dimenticati, che il dolore di tanti non è stato sprecato. Dimostriamo di avere appreso tutti la lezione della storia e di voler contribuire allo sviluppo di rapporti di piena comprensione reciproca e feconda collaborazione con Paesi e popoli che hanno raggiunto, o tendono a raggiungere, la grande famiglia dell'Unione europea».«E' giunto il momento di interrogarci - ha detto Napolitano - sul più profondo significato del ricordo che fortemente, giustamente ci si è rifiutati di veder cancellato, l'omaggio alle vittime di quegli anni, insieme al doveroso riconoscimento delle ingiustizie subite, del dolore vissuto dai supersiti, dai loro discendenti e da chi fu costretto all'esodo, non possono e non devono prescindere da una visione complessiva, serena e non unilaterale di un tormentato, tragico pericolo storico segnato dagli opposti totalitarismi». Deve essere di monito, ha concluso Napolitano - che fu «la piaga dei nazionalismi, la gretta visione particolare, il disprezzo dell'altro, la critica esaltazione della propria identità etnica o storica» a precipitare l'Europa «nella barbarie della guerra».«Reazioni inconsulte alle mie parole: Foibe furono pulizia etnica». Un anno fa alcune espressioni usate da Giorgio Napolitano al Quirinale celebrando il "Giorno del ricordo" suscitarono le proteste dell'allora presidente croato Stipe Mesic. Oggi il presidente della Repubblica ha voluto ribadire le affermazioni dell'anno scorso, pur senza citarle testualmente. «Oggi aggiungerò solo poche considerazioni - ha detto al Quirinale - a quelle dell'anno scorso. Qualche reazione inconsulta da fuori Italia al mio discorso non ha scalfito la mia convinzione che fosse giusto esprimermi a nome della Repubblica con quelle parole, con quell'impegno che qui ho sentito ricordato con piacere dal ministro Rutelli». Il riferimento alle reazioni croate è implicito. La protesta di Zagabria creò un incidente diplomatico poi sanato nel giro di pochi giorni. L'anno scorso Napolitano aveva citato recenti ricerche per dire che al confine orientale dell'Italia, dopo l'8 settembre 1943, migliaia di italiani furono vittime di un «moto di odio e di furia sanguinaria e di un disegno annessionistico slavo che prevalse in tutto nel trattato di pace del 1947 e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica». Fu questo il passaggio sul quale si appuntò la reazione croata. Oggi Napolitano ha sostanzialmente richiamato quel giudizio, seppur senza la citazione letterale che, in particolare per l'uso del termine "slavo" fu oggetto della contesa. Napolitano ha invitato tutti a guardare a queste vicende «senza prescindere da una visione complessiva», e a questo proposito ha elogiato l'intervento del senatore Luciano Toth, vice presidente dell'associazione degli esuli istriani e giuliano-dalmati che, prendendo la parola prima di lui, ha ricordato che quelle barbarie che produssero circa 20mila morti fra i nostri connazionali e 350mila profughi hanno radici lunghe e profonde, che risalgono agli scontri tra nazionalismi ottocenteschi e poi proseguono nel Novecento con l'impatto tra gli imperialismi e, ancora dopo, con lo scontro tra le ideologie. Insomma, una vicenda drammatica e complessa che nel '43 era difficile comprendere in tutte le sue sfumature, ma che «oggi si può e si deve capire, esplorando le vicende con animo sereno, per far ritornare in primo piano la ragione e la verità». Quindi non bisogna dimenticarci ancora di quelle povere vittime, le quali per decenni hanno vissuto una violenza ancora maggiore di quella che avevano subito da parte degli slavi. La violenza di cui sto parlando è OBLIO: per decenni non se ne è parlato nemmeno sui libri di storia, incredibilmente per non irritare il governo jugoslavo ed il partito comunista. E’ giusto che ora se ne parli ed è ancora più giusto, come ha fatto Napolitano, denunciare chi ha commesso quelle atrocità.Un saluto a tuttiVito